Nuovo Giornale Nazionale – ADDIO A JEAN MARIE LE PEN

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Dal Front National  del 1972  al Rassemblement National del 2018

 

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Marine Le Pen ha saputo della morte del padre durante il viaggio di ritorno da Mayotte – arcipelago francese nell’Oceano indiano dove era in visita da alcuni giorni – durante uno scalo in Kenya, accendendo il cellulare e leggendo una notizia dell’agenzia Afp.

Le Pen è stato per molti anni, e di gran lunga, il più famoso leader dell’estrema destra francese, una presenza ingombrante e per certi versi tossica, per la qualità del dibattito nazionale  con cui il partito ha  dovuto fare  i conti anche dopo la fine della sua carriera politica.

 Le Monde nel suo necrologio,  lo definisce  come  «l’uomo che ha rimesso l’estrema destra al centro della politica francese» dopo la Seconda guerra mondiale:,  dopo un periodo in cui la Francia fu occupata dall’esercito nazista e per metà governata dal regime collaborazionista,  di estrema destra, di Vichy.

Per anni , nonostante  i suoi consensi relativamente bassi ha condizionato  il dibattito pubblico francese, in particolare sui temi  dell’immigrazione e dell’integrazione delle persone provenienti dalle ex colonie francesi.

 Macron ha diffuso un comunicato in cui esprime le sue condoglianze alla famiglia di Le Pen e lo definisce una «figura storica dell’estrema destra» che «ha svolto un ruolo nella vita pubblica del nostro paese per quasi settant’anni, che ora spetta alla Storia giudicare».

Il Rassemblement National ha pubblicato una nota di elogio, in cui ha descritto Le Pen come colui che «ha fatto del movimento nazionale una famiglia politica autonoma, potente e libera». Anche l’attuale presidente del partito, Jordan Bardella, ha dato il suo elogio all’ex leader e espresso le condoglianze alla famiglia.

Era nato  a La Trinité-sur-Mer e  aveva iniziato la sua carriera a Tolosa a capo di un movimento studentesco. Nel 1953 si arruolò nella Legione straniera e combatté nella guerra di Indocina e in quella di Algeria, dopo la quale fu accusato di aver torturato un detenuto. Nel 1962 Le Pen ammise di aver commesso delle torture in un articolo del giornale Combat, poi smentite , negando di averle praticate in prima persona,  ma giustificandole, comunque, in guerra.

Nel 1956 fu eletto in parlamento con il partito di estrema destra Union et fraternité française, un piccolo partito ultra-nazionalista. Fondò il Front National nel 1972 e ne rimase leader fino al 2011, portandolo a diventare il principale partito di estrema destra del paese, fra varie accuse di razzismo e antisemitismo per la sua retorica costantemente sopra le righe.  La fiamma tricolore,  fu adottata come simbolo, ispirandosi a quella del Movimento Sociale Italiano.  Fu anche eletto sette volte eurodeputato ma non si distinse per  la sua attività legislativa.

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Tra le altre cose in passato Jean-Marie Le Pen ha proposto l’isolamento forzato dei malati di HIV, accusato Jacques Chirac di essere «a libro paga degli ebrei», criticato con argomenti razzisti i giocatori neri della nazionale di calcio francese, e definito Nicolas Sarkozy «lo straniero» per via delle sue origini ungheresi.

Fra il 1974 e il 2007 si  era candidato candidò alle presidenziali cinque volte e nel 2002 riuscì a sorpresa ad arrivare al ballottaggio. Fu osteggiato  per questo da lla maggioranza dei francesi  dato  che l’estrema destra non era mai riuscita a ottenere simili consensi. Tutte le forze politiche si mobilitarono per evitare che venisse eletto, mentre  Libération, pubblicò un numero con il volto di Le Pen in copertina e la parola «No» scritta a grandi lettere.

Il «no» del quotidiano Libération all’estrema destra francese, 22 anni dopo

Al secondo turno fu battuto dal  conservatore Jacques Chirac, che prese oltre l’80 per cento dei voti contro il 17,9.  Ma  Il fatto che  fosse arrivato per la prima volta al secondo turno rappresentò un punto di svolta per l’estrema destra francese: Negli anni successivi diventò sempre più popolare fino al presente.  Alle elezioni del  2024, infatti, il Rassemblement National è stato il partito più votato.

Nel 2011 la guida del partito fu affidata alla figlia  Marine, che ne è ancora oggi la leader insieme a Bardella. Negli ultimi anni i rapporti di Jean-Marie Le Pen con il suo partito sono stati piuttosto turbolenti. Nel 2015 è stato sospeso e poi espulso definitivamente dal partito dopo che era stato condannato per aver detto che le camere a gas sono state dei “dettagli” nella storia della Seconda guerra mondiale. Dopo la sospensione  aveva presentato una denuncia contro la decisione del partito, e il tribunale di Nanterre nel novembre 2016 aveva imposto al Front National di mantenerlo  come presidente onorario, escludendolo come  membro. Un nuovo ricorso, era stato respinto.

L’esclusione dal partito era stato uno dei motivi  di contrasto con  Marine,  che ha cercato di notmare il   partito, in modo più centrista,  per recuperare voti tra gli elettori più moderati..

Per i suoi seguaci era semplicemente “le président”, per i giudici che lo hanno condannato ben 25 volte per le sue intemperanze un recidivo impenitente:

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A 96 anni se n’è andato dopo una vita trascorsa a costruire la nuova estrema destra francese, uscita a pezzi dall’occupazione nazista e dall’esperienza del collaborazionismo di Vichy.

Da quelle ceneri ha portato in 40 anni il suo Front National ad entrare di forza nel salotto della politica che lo considerava infrequentabile. In una logica tutta lepenista, il potere non lo ha trasmesso pacificamente né volontariamente alla figlia Marine, che se ne è appropriata espellendolo poi dal partito che lui stesso aveva co-fondato.

E’ stato l’uomo che ha mostrato alla Francia – la sera del 21 aprile 2002 – che non era il Paese che credeva di essere. Alle 20 di quella serata elettorale del primo turno delle presidenziali, quando tutti si aspettavano  la vitoria netta  volto di Jacques Chirac, presidente uscente, o  di Lionel Jospin,  lo sfidante  premier socialista in carica,  gli schermi di milioni di case francesi furono riempiti dal faccione di Jean-Marie Le Pen.

L’Eliseo  lo ha definito dunque “figura storica dell’estrema destra”, affidando il giudizio sul suo ruolo nella vita pubblica del Paese alla “storia”.





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