L’Addio a Rosita Missoni, 93 anni della sua vita e del Made in Italy

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Dalla campagna varesotta alla fama internazionale con Missoni: la celebre matriarca della moda, Rosita Missoni è deceduta all’età di 93 anni il 1 gennaio scorso.

Imprenditrice, creativa, madre, nonna: la matriarca del mondo della moda e della maglieria, nata Jelmini nel 1931, a Golasecca, lungo le rive del Ticino, nella campagna di Varese, Rosita ha un destino segnato dai Torriani, i nonni materni, tessutai. Dunque per giochi, fili colorati e per miti, una mamma e una nonna al lavoro, Rosita cominciò fin da adolescente a lavorare insieme ai genitori.

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Come un albero della vita, le radici dell’azienda risalgono a quasi 70 anni fa, quando Rosita e Ottavio ‘Tai’ Missoni si incontrarono a Wembley, quel fortuito giorno in occasione dei Giochi di Londra del 1948 e si innamorarono sotto la statua di Cupido in Trafalgar Square.

Poco dopo venne il matrimonio e lo stesso anno la creazione dell’azienda di maglieria più nota al mondo in uno scantinato a Gallarate, dove i rispettivi background tessili di Rosita e Ottavio si fondono per creare quella che diventerà una vera e propria rivoluzione artistica.

Foto: Imagoeconomica

I disegni a zig zag, a righe, a maglia fiammata, ondulati, realizzati in colori insoliti come il tamarindo e l’ocra, il glicine e il pervinca, potrebbero quasi essere raccontati come un movimento culturale, una corrente pittorica, un manifesto artistico che ha in Rosita e Ottavio Missoni i principali esponenti.

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Missoni fanno la migliore maglieria del mondo e, secondo qualcuno, la moda più bella del mondo”, scriveva il New York Times nel 1972 esaltando lo stile di una delle famiglie italiane più conosciute in tutto il mondo.

La storia della maison Missoni nasce nel 1948, quando Ottavio Missoni – conosciuto da tutti come Tai (1921-2013)– incontra alle Olimpiadi di Londra Rosita Jelmini, proveniente da una famiglia che si occupava della produzione di scialli e biancheria per la casa (Rosita Missoni si è spenta il 2 gennaio 2025, all’età di 93 anni).

Foto: Ansa

Lui, atleta di fama internazionale e al timone di un laboratorio per la realizzazione di capi sportivi in lana aperto insieme all’amico Giorgio Oberweger; lei, con un’esperienza stilistica nell’azienda di famiglia, capirono ben presto che quella sinergia, oltre che affettiva, poteva trasformarsi anche in qualcosa di produttivo a livello professionale.

La nascita della maison Missoni

È nei primi anni Cinquanta che Ottavio Missoni e Rosita Jelmini, poco dopo essersi sposati, decidono di aprire la prima officina di maglieria a Gallarate. Da quel momento, lo stile inconfondibile della maison inizia a farsi strada nel mondo della moda tanto che nel 1966 la maison viene invitata per la prima sfilata a Palazzo Pitti di Firenze.

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Ma è il defilé dell’anno successivo a portare Missoni a diventare protagonista della scena nazionale per uno scandalo: i reggiseni furono scelti del colore sbagliato e le modelle sfilarono in passerella nude sotto la maglieria di lamé, anticipando quello che oggi è riconosciuto in tutto il mondo come “nude look”. “Le idee di Missoni sono state le più estrose ed eccentriche della giornata“, scriveva a riguardo la giornalista Elsa Rossetti, mentre la prima a dedicare una copertina alla maison fu Anna Piaggi su Arianna.

Si afferma proprio in questi anni lo stile caratteristico della casa di moda: un concetto di maglieria che lascia ampio spazio ai colori e alle trame, la mescolanza di punti e fantasie ribattezzata dalla stampa americana come “put together”, e il patchwork, considerato come uno dei tratti distintivi dei capi Missoni.

In pochi anni, il nome della famiglia finisce sulle principali testate di moda internazionali: conquista la copertina di Elle, la rivista Woman’s Wear Daily dedica un intero servizio alla maison e Vogue si interessa al brand tanto che nel 1970 apre la prima boutique negli Stati Uniti all’interno di Bloomingdale’s.

Foto: Ansa

La favola di Missoni continua l’ascesa: le collezioni presentate durante le sfilate riscuotono enorme successo, tutto il mondo parla della rivoluzione introdotto dal brand nel mondo del fashion e nel 1973 gli viene conferito il Neiman Marcus Fashion Award, prestigioso premio della moda. Milano e New York gli rendono un tributo con una retrospettiva in occasione dei 25 anni di attività, mentre altre due mostre vengono allestite in Giappone: la prima al Sazon Museum of Art e la seconda e al Nagoya City Museum.

La svolta verso il successo

Il 1967 è un anno cruciale. Il nome di Missoni finisce tra le collezioni di palazzo Pitti a Firenze. Le modelle sfilano senza reggiseno, perché di un colore sbagliato, e sotto la luce gli abiti più sottili si scoprono trasparenti.

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L’evento causa non pochi problemi, Missoni non viene invitato l’anno seguente, ma l’avvenimento aumenta la popolarità del marchio. Missoni riesce così ad aprire una sede a Sumirago nel 1969, che da allora diventa il quartier generale del marchio.

Foto: Shutterstock

L’iconica grafica della maglieria zig zag, con l’uso magistrale dei colori, unito alla creatività della coppia, permetterà a Rosita e Ottavio di finire nell’olimpo degli stilisti italiani più apprezzati e amati al mondo.

1969 incontro che aprì a Missoni il mercato Usa

Nel 1969 l’incontro con Diana Vreeland, all’epoca direttrice di Vogue America, aprì le porte dei grandi magazzini americani ai Missoni al punto che l’anno successivo Bloomingdale’s inaugurò una boutique Missoni nella sede di New York. Allo stesso anno risale il grande successo di uno dei principali tratti stilistici dello stile Missoni, che gli americani battezzarono con il nome di put-together: una sovrapposizione di colori, punti e motivi solo apparentemente casuale.

Foto: Shutterstock

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Inizia così l’inarrestabile ascesa della famiglia Missoni, che in pochissimo tempo diventa sinonimo di creazioni in cui il design e la forza dei colori costituiscono l’obiettivo del marchio.

Missoni, il successo di una famiglia

Nel 1997 la maison Missoni viene premiata dalla critica e dal mercato per la loro esemplare fedeltà alla propria cifra stilistica e, nello stesso anno, le redini dell’azienda passano nelle mani dei tre figli di Ottavio e Rosita: Angela, art director e responsabile dello stile, Vittorio (scomparso nel 2013 in seguito ad un incidente aereo in Venezuela) responsabile commerciale, e Luca responsabile tecnico.

A loro, poi, fanno seguito i nove nipoti della famiglia Missoni che hanno così seguito la tradizione di azienda a forte connotazione familiare e a carattere artistico-artigianale.

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11 Marzo 2024

A partire dal 2007, la casa di moda si proietta verso un nuovo futuro che la trasporta verso un assetto manageriale: Massimo Gasparini viene nominato Direttore Generale avviando così un processo di trasformazione dell’apparato direttivo. Nonostante il cambiamento ai vertici – Vittorio, Angela e Luca Missoni hanno continuato a far parte del Consiglio di Amministrazione – la maison ha visto aumentare costantemente il proprio fatturato.

La casa di Sumirago

Centro pulsante della famiglia e dell’azienda è la famosa casa a Sumirago, una meravigliosa, moderna e ariosa villa a due piani con vista del Monte Rosa, a circa 30 miglia a nord-ovest di Milano, dove arte, fiori e tessuti si incontrano.

Foto: Ansa

La casa continua ad essere una base per la famiglia, dove la convivialità è espressa al massimo, quando tutte e quattro le generazioni Missoni sono presenti e le porte di vetro scorrevoli a tutta altezza della casa vengono aperte, con amici e famigliari che si riversano, bicchieri di vino e piatti di risotto in mano, sulla terrazza e sul prato.

Casa di moda: il passaggio di testimone ai figli

In vero stile italiano, il testimone è stato passato da una generazione all’altra: dopo Rosita e il marito Tai, che fondarono la loro azienda nel 1953, la stessa passione venne poi trasmessa alla figlia Angela, leader creativa della maison per oltre due decenni, oggi il direttore creativo è Alberto Caliri.

Foto: Ansa

Mentre Angela Missoni è presidente dell’azienda, e infine alla nipote Margherita che per un certo periodo si è concentrata su elementi sostenibili e socialmente responsabili per M Missoni – valori che pensano al futuro e che sono adatti ai nostri tempi come la loro famosa maglieria a zig zag e colorata. Nel 2023, Margherita Maccapani Missoni ha poi fondato il suo brand Maccapani.

L’azienda e gli eredi

Dal 1997 la guida della azienda passa ai figli, tra cui Angela Missoni, nominata direttore artistico, mentre la nipote Margherita Maccapani Missoni diventa prima ambasciatrice dell’azienda e poi per un periodo ne assume le redini creative.

Nel 2003, per i 50 anni, Missoni organizza una sfilata di più di 100 modelli dell’archivio storico della maison. Un successo annunciato. Nel 2009 apre il primo Hotel Missoni a Edimburgo, in licenza con Redizor e a curare il design personalmente è proprio Rosita Missoni, insieme all’architetto Matteo Thun.

Il 4 gennaio 2013 la coppia accusa un duro colpo. L’aereo da turismo su cui viaggiavano il figlio di Ottavio, Vittorio e la moglie, scompare in mare tra l’arcipelago di Los Roques e Caracas, in Venezuela. Ottavio Missoni muore nella notte fra l’8 e il 9 maggio 2013, all’età di 92 anni.

L’anno seguente, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, assegna nomina Rosita Cavaliere del Lavoro, titolo che aveva ricevuto anche il marito Ottavio. Attualmente la direzione creativa è affidata ad Alberto Caliri, che lavora per il brand da oltre 20 anni.

«Con la scomparsa di Rosita Missoni perdiamo una figura straordinaria, un’icona di stile e creatività che ha saputo portare nel mondo l’eccellenza lombarda e il valore dell’artigianalità italiana».

Così l’assessore alla Cultura della Regione Lombardia, Francesca Caruso, esprimendo il suo cordoglio per la scomparsa della stilista Rosita Missoni.

«La sua visione unica, caratterizzata da un raffinato equilibrio tra innovazione e tradizione – ha scritto Caruso in una nota – ha rivoluzionato il mondo della moda, regalando al pubblico capi inconfondibili che narrano storie di bellezza e autenticità. Rosita Missoni è riuscita a portare la provincia di Varese nel mondo, coniugando l’artigianalità, il gusto, il colore e lo stile con l’operosità tipica dei lombardi, dimostrando il profondo legame con il territorio e la capacità di valorizzarne le radici attraverso il design».

Quali brand del lusso italiani sono ancora italiani?

Missoni è uno dei pochi brand del lusso che nasce e resta in mani italiane, o meglio, continua a essere un’azienda di famiglia, con i proprietari e l’assetto manageriale che passa da padre, nonni, in figli e nipoti. Non tutti i super marchi del lusso italiano hanno avuto la stessa sorte, per molti di loro sono arrivati acquirenti stranieri.

Foto: Ansa

In particolare il 2020 e 2021 hanno rappresentato un biennio importante per la moda italiana, che ha visto il formarsi di una serie di nuove forze commerciali interne al Paese che, dopo una lunga stagione di acquisizioni da parte di gruppi d’investimento stranieri, ha portato all’acquisizione italiana di brand internazionali.

Parliamo di brand come Jil Sander o Ann Demeleuemeester, acquisiti rispettivamente dall’OTB Group e da Claudio Antonioli. Nel frattempo Moncler ha acquisito Stone Island con il desiderio di far rimanere il business del brand fondato da Massimo Osti in Italia, mentre un brand storico come Armani ha ventilato l’idea di un’alleanza commerciale del Made in Italy.

Ma anche se molti dei brand italiani più celebri hanno Ceo e direttori creativi italiani e basano in Italia le proprie operazioni, essi battono la bandiera dei paesi dei loro proprietari: che si tratti della Francia, della Corea o del Qatar. Ecco quali sono i principali brand italiani rimasti italiani e quelli che sono invece diventati internazionali.

Versace:

  • Anno di fondazione: 1978
  • Fondatore: Gianni Versace. Anno di Vendita: 2018
  • Acquisito da: Michael Kors – USA
  • Costo: 2.1 miliardi di dollari

Gucci:

  • Anno di fondazione: 1921
  • Fondatore: Guccio Gucci
  • Anno di vendita: 1999
  • Acquisito da: Kering – Francia
  • Costo: 3 miliardi di dollari

 Fendi:

  • Anno di fondazione: 1925
  • Fondatore: Adele Casagrande e il marito Edoardo Fendi
  • Anno di vendita: 1999
  • Acquisito da: LVMH France
  • Costo: 850 milioni di dollari

Fila:

  • Anno di fondazione: 1911
  • Fondatore: Johan Fila
  • Anno di vendita: 2007
  • Acquisito da: Fila Korea Ltd. Korea
  • Costo: non dichiarato

 Valentino:

  • Anno di fondazione: 1957
  • Fondatore: Valentino Garavani
  • Anno di vendita: 1998
  • Acquisito da: Mayhoola – Qatar
  • Costo: 700 milioni di euro

 Bottega Veneta:

  • Anno di fondazione: 1966
  • Fondatore: Renzo Zengiaro e Michele Taddei
  • Anno di vendita: 2001
  • Acquisito da: Kering – Francia
  • Costo: 156 milioni di dollari

Bulgari:

  • Anno di fondazione: 1884
  • Fondatore: Sotirio Bulgari
  • Anno di vendita: 2012
  • Acquisito da: LVMH – Francia
  • Costo: 4.3 miliardi di euro

Oltre a quelli presenti nella lista qui sopra, anche La Perla, Brioni, Fiorucci, Krizia, Miss Sixty, Pucci, e YOOX sono controllati da compagnie internazionali.

Quali brand sono ancora gestiti da italiani

Prada:

  • Anno di fondazione: 1913
  • Fondatore: Mario Prada
  • Gestita da: Miuccia Prada e il marito Patrizio Bertelli
  • Sede: Milano

Armani:

  • Anno di fondazione: 1975
  • Fondatore: Giorgio Armani e Sergio Galeotti
  • Gestita da: Giorgio Armani
  • Sede: Milano

Dolce & Gabbana:

  • Anno di fondazione: 1985
  • Fondatore: Domenico Dolce e Stefano Gabbana
  • Gestita da: Alfonso Dolce, CEO
  • Sede: Milano

Stone Island:

  • Anno di fondazione: 1982
  • Fondatore: Massimo Osti
  • Gestita da: Carlo Rivetti
    Acquisita da: Moncler
  • Sede: Originariamente Ravarino, ora Milano

Moschino:

  • Anno di fondazione: 1983
  • Fondatore: Franco Moschino
  • Gestita da: Angela Missoni
  • Sede: Milano

Max Mara

  • Anno di fondazione: 1952
  • Fondatore: Achille Maramotti
  • Gestita da: Luigi Maramotti
  • Sede: Reggio Emilia

Anche i marchi Salvatore Ferragamo, Etro, oltre a Missoni, di cui abbiamo ampiamente parlato, sono ancora in mano italiana. Ermenegildo Zegna, invece, quest’anno è andato nella direzione opposta, acquisendo il brand americano Thom Browne.

Un caso particolare è quello di Moncler, brand francese di abbigliamento outdoor fondato nel 1955, acquistato poi nel 2003 dall’imprenditore italiano Remo Ruffini, ed ora considerato a tutti gli effetti un marchio italiano che ha anche acquisito Stone Island.

Se si guarda più in profondità alla questione, molti dei brand che ora sono controllati da grandi gruppi e compagnie hanno tutte le loro buone ragioni per trovarsi lì.

Marchi come Gucci e Fendi traggono beneficio da tutte le possibilità e le tecnologie che questi grandi gruppi offrono, elementi che il mercato globale e una grande rete di distribuzione richiedono.

Foto: Shutterstock

Prada e Stone Island, nonostante non possano essere definiti brand ‘piccoli’, hanno un approccio più da boutique: le collezioni, solitamente con un numero minore di capi, si concentrano soprattutto sullo sviluppo tecnologico e la ricerca dei materiali, e sono quindi più adatte a rete di vendite più piccole.

Sempre più persone in ogni parte del mondo vogliono poter comprare beni di lusso che siano anche di grande qualità, una richiesta questa che può essere soddisfatta solo dai grandi gruppi commerciali, passaggio inevitabile in un mercato globale del lusso in costante espansione.

 


FOTO: Imagoeconomica





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