La povertà energetica si diffonde in Valle d’Aosta – Valledaostaglocal.it

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Sono 4.101 le famiglie valdostane in povertà energetica, pari a 8.248 persone che nel 2021 “vivevano in abitazioni poco salubri, scarsamente riscaldate d’inverno, poco raffrescate d’estate, con livelli di illuminazione scadenti e con un utilizzo molto contenuto dei principali elettrodomestici bianchi”. La Valle d’Aosta è undicesima nella graduatoria delle regioni italiane con maggiore povertà energetica, con il 6,8% di famiglie coinvolte

Provate a pensare di dover scegliere tra accendere il riscaldamento o mettere il cibo in tavola. Sembra impossibile nel 2024, eppure in Europa una famiglia su quattro vive esattamente questo dilemma (Osservatorio europeo sulla povertà energetica). In Italia, due milioni di famiglie non possono permettersi quello che per molti di noi è normale: il calore in inverno, il fresco in estate, la luce la sera, l’acqua calda, ecc.

La definizione esatta di cosa si intenda per povertà energetica è fondamentale per valutare quali siano le misure più adatte per contrastarla e quali interventi siano più efficaci. Sicuramente la povertà energetica, come si legge nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC, 2023), da un lato è determinata dalla mancanza nel territorio di adeguate infrastrutture energetiche o di tecnologie e dispositivi per usufruirne; dall’altro indica l’assenza di risorse economiche delle famiglie per acquistare i servizi energetici essenziali per avere standard dignitosi di vita e salute.

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Gli indicatori secondari evidenziano come la povertà energetica si intersechi con la società di una nazione. ENEA[2] ha segnalato, infatti, tra i vari effetti negativi, il peggioramento delle condizioni di malattia e mortalità dovute a fattori climatici, il deterioramento del benessere psico-fisico, l’isolamento sociale, e il calo della produttività[3]. Tutto ciò, evidentemente, porta come effetto complessivo a un inasprimento delle disuguaglianze e va contro l’obiettivo 7 dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, che mira ad “assicurare per tutti servizi di approvvigionamento energetico affidabili, moderni ed economicamente accessibili”.

La povertà energetica in Italia è una realtà per circa 2,2 milioni di famiglie, pari al 7,7% della popolazione del Paese. La maggior parte dei poveri energetici risiede nel Mezzogiorno (1 su 5). In Calabria è stato registrato il valore maggiore, con un tasso del 22,4%. Sono più a rischio i nuclei familiari nei comuni sotto i 50.000 abitanti e in aree suburbane, con due o più minori a carico, di cui almeno il 10% risiede in ambienti poco salubri, scarsamente riscaldati, raffrescati e illuminati. Le donne hanno più probabilità di cadere nella povertà energetica. La percentuale di famiglie composte da donne e figli in una situazione di povertà energetica nel 2020 era del 13%, rispetto al 9% nel caso di famiglie della stessa ampiezza in cui è presente anche un uomo oltre ai figli.

Non vanno poi sottovalutate le cosiddette misurazioni soggettive, basate sulle autodichiarazioni delle famiglie nei sondaggi, che dichiarano l’incapacità di riscaldare adeguatamente la casa oppure ritardi nel pagamento delle bollette energetiche. È stato rilevato nel 2023 che l’80% degli italiani teme i rincari in bolletta, il 6% in più rispetto alla precedente indagine del 2022, e l’81% ha espresso il timore di non riuscire ad affrontare le spese relative all’utilizzo di energia domestica nel futuro prossimo. I pagamenti di bollette e utenze domestiche, infatti, sono la prima preoccupazione economica per circa un italiano su quattro.

I numeri parlano chiaro: nel 2022, la spesa energetica media delle famiglie italiane è arrivata a 1.915 euro – 500 euro in più rispetto all’anno precedente. Un aumento del 32% che ha creato enormi difficoltà alle famiglie. Nel 2025 la situazione peggiorerà!

Vogliamo ricordare che, purtroppo, molte famiglie non sanno come leggere una bolletta, non conoscono la differenza tra mercato libero, Servizio di Tutela per la Vulnerabilità e STG-Servizio a Tutele Graduali (che hanno i mercati tutelati per gas e luce terminati rispettivamente a gennaio e luglio 2024) e tutelato, e non sanno come scegliere il fornitore più conveniente. Non si tratta solo di avere i soldi per pagare le bollette, ma anche di avere gli strumenti per fare scelte consapevoli. Saper gestire il proprio costo energetico, conoscere i propri diritti e gli aiuti disponibili può fare la differenza tra “sopravvivere” o sprofondare nella povertà energetica.

La povertà energetica è un fenomeno complesso che può essere causato da molti fattori ed assumere significati e connotazioni radicalmente eterogenei a seconda della popolazione o del territorio di riferimento. Quel che è certo è che di povertà energetica in Italia si parla troppo poco, e purtroppo essa costituisce uno dei fattori di disuguaglianza più rilevanti in un Paese come il nostro, basato sull’energia, e prevalentemente di origine fossile.

Sono 4.101 le famiglie valdostane in povertà energetica, pari a 8.248 persone che nel 2021 “vivevano in abitazioni poco salubri, scarsamente riscaldate d’inverno, poco raffrescate d’estate, con livelli di illuminazione scadenti e con un utilizzo molto contenuto dei principali elettrodomestici bianchi”. La Valle d’Aosta è undicesima nella graduatoria delle regioni italiane con maggiore povertà energetica, con il 6,8% di famiglie coinvolte. Se la media nazionale si attesta all’8,5% – in crescita di 0,5 punti rispetto al 2020 – quella del Nord Ovest è al 6%. La situazione più critica si verifica in Calabria (16,7%), seguono la Puglia (16,4%), il Molise (16%), la Basilicata (15%) e la Sicilia (14,6%). Le regioni, invece, meno interessate da questo fenomeno sono la Lombardia (5,3%), la Liguria (4,8%) e le Marche (4,6%).

La stima emerge da un’elaborazione dell’ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia) sul rapporto 2023 dell’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe).

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