Il salvataggio di Illimity Bank ILTY da parte di Banca Ifis IF chiude virtualmente un’avventura che in Borsa ha bruciato oltre EUR300 milioni in poco meno di sei anni. Adesso spetterà a soci rilevanti, come Banca Sella e il finanziere Andrea Pignataro, aderire o meno all’offerta di acquisto e scambio, che valorizza comunque il titolo ben EUR3,55 (prezzo ufficiale di ieri).
A metà giornata, dopo il comunicato della banca guidata da Ernesto Fürstenberg Fassio sull’Opas volontaria, le azioni della banca digitale fondata dall’ex ministro Corrado Passera erano in rialzo del 10,8% a EUR3,7. Mentre Banca Ifis saliva del 2% a EUR21,8 con il mercato che promuove l’operazione.
Il crollo del mercato degli Npl e un’ispezione della Banca d’Italia la scorsa estate, che aveva rilevato alcune criticità, avevano acuito le difficoltà a Piazza Affari di Illimity, nonostante la banca si stesse riposizionando sul credito speciale e sull’assistenza finanziaria alle pmi.
Negli ultimi sei mesi, il titolo aveva perso il 27% e nell’ultimo anno il calo era stato del 33%. Passera portò la sua nuova banca “leggera” in Borsa già pochi mesi dopo averla fondata, sfruttando al massimo l’onda montante degli Npl e dei tassi a zero, che consentivano ampi margini nelle pulizie dei crediti che le banche tradizionali avevano bisogno di smaltire rapidamente.
Il titolo Illimity Bank ha esordito il 5 marzo 2019 a EUR7,6 per un’operazione da EUR600 milioni. Dal 4 maggio del 2022, quando ha toccato EUR12,5, non è più riuscito a rialzare la testa ed è calato fino agli EUR3,55 di ieri, per una capitalizzazione di circa EUR300 milioni. Dalla quotazione a oggi, Illimity ha bruciato il 53% del proprio valore.
Ampia la platea dei piccoli investitori scottati da Corrado Passera, che ha il 4%, ma a libro soci ci sono altri nomi importanti della finanza. Il maggior azionista è Banca Sella, che detiene il 10%, dopo di che spunta Andrea Pignataro, tramite il family office svizzero FermION, secondo socio di peso con il 9,4%. Con il 7,4% delle quote compare LR Trust, detenuto attraverso Fidim srl, che fa capo alla famiglia Rovati, proprietaria del gruppo farmaceutico Rottapharm.
Il 7,3% è di Tensile Capital Management, società di investimento californiana. Poi c’è il fondo angloamericano Atlas Merchant Capital, con un pacchetto del 6,3%.
Nei primi nove mesi del 2024, il peso degli Npl in pancia a Illimity era sceso a EUR1,3 miliardi su un totale di EUR8,3 miliardi di attivi. E proprio su alcune residue operazioni su crediti non performanti si erano appuntate le osservazioni di Bankitalia durante un’ispezione. L’utile dei nove mesi è sceso del 20% a EUR31 milioni e il risultato lordo di gestione è calato da EUR71 a EUR68 milioni.
La raccolta totale invece è salita del 25% a EUR7 miliardi grazie alla componente wholesale (+52%) e alla componente retail (+6%), e per le commissioni nette (+24%) a EUR63,1 milioni. In calo i costi operativi (-1,4%) a EUR154,4 milioni.
Fürstenberg Fassio, amministratore delegato di La Scogliera, azionista di controllo di Banca Ifis, ha spiegato oggi che “L’Opas su Illimity Bank risponde all’esigenza di individuare una soluzione industriale strategica finalizzata ad ampliare la posizione di leadership della Banca nel settore dello specialty finance e accelerare la sua crescita in una prospettiva sostenibile e di lungo periodo, in linea con la nostra visione familiare di azionisti di controllo”.
Banca Ifis è convinta di poter ottenere dalla fusione grandi sinergie di costo e ricavo e di condividere “una visione industriale strategica, sostenibile e di lungo periodo”.
Da una parte Illimity usufruirà della rete di Banca Ifis che, dall’altro lato, accederà a nuovi segmenti di business come il turnaround financing, rafforzandosi anche nell’investment banking per le Pmi e nel business degli Npl.
A livello finanziario, spiega la nota di Banca Ifis, l’operazione porterà “diversi benefici a partire dalle sinergie complessivamente stimate a regime in circa EUR75 milioni l’anno, prima delle imposte”. Intanto, disinnesca la possibile crisi di Illimity, che preoccupava un po’ tutto il settore.
Di Francesco Bonazzi, Alliance News columnist
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