Il capitano gioca da vero fuoriclasse! A 15 anni salva un gol sulla linea e alza un trofeo storico

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Partiamo dalla fine, dal momento più iconico di tutti. Numero 5 sulla schiena, ma in quel momento lo vedono solo i compagni dietro di lui. Davanti, le tribune gremite. Sul braccio sinistro, quello direttamente collegato al cuore, c’è la sua fascia da capitano, il suo passepartout per la storia della Lombardia. Quando Stefano Zambetti alza la coppa c’è il rischio davvero che faccia cedere un pezzo di cielo e che se lo porti con sé. Se ne sarebbe forse accorto qualcuno? Difficile. L’attenzione stava tutta lì, su quei 22 ragazzi classe 2010 che avevano appena portato la Virtus Ciserano Bergamo a un passo dalle stelle. La seconda edizione della Coppa Lombardia è rossoblù, strappata alla Varesina con una prestazione che sugli spalti hanno definito “aliena”. E chissà se capitan Zambetti viene davvero da un altro pianeta… C’è da chiederselo, dopo una partita così c’è davvero da chiederselo. 

Zambetti e Ravasio, autore della doppietta che ha portato alla vittoria della Virtus

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INDIRIZZO

Risposta: no, viene da Albano. È lì che all’età di cinque anni Stefano comincia la sua storia d’amore con il pallone. Un bambino, solo un bambino, ma negli occhi aveva le imprese di Cristiano Ronaldo – suo idolo da sempre – e nelle orecchie una vocina inconfondibile che gli suggeriva un imperativo impossibile da ignorare: «Il calcio è il tuo porto sicuro». Dunque la via era segnata, fin dall’inizio: giocare a pallone come stile di vita, non c’è mai stata altra strada. Ma se la direzione era chiara, mancava ancora l’indirizzo d’arrivo.

All’Albano Stefano gioca fin da subito con i più grandi, si mette in mostra e piace a tutti: impossibile, davvero impossibile non notare la precisione con cui la sfera usciva dai suoi scarpini, la potenza dei suoi scatti, l’intensità della sua voglia di darsi da fare. Gira che ti rigira, tutta la Regione si accorge di lui. L’indirizzo della nuova casa, quello che da allora sarebbe stato sfondo unico della sua vita calcistica, viene recapitato quando ha 6 anni: la Virtus gli offre un tetto, lui ringrazia portandogli una coppa. Ci vogliono sette anni – è vero – ma non c’è alcuna fretta nei piani di chi ha un progetto ben in testa: Bergamo si coccola il suo gioiellino, lo fa capitano e gli dà in mano le redini della squadra che lui – da buon condottiero – porta fino in fondo nella vittoria contro la splendida Varesina, una delle squadre più forti della categoria. Sì, cara Virtus: scommessa vinta.

DOPPIA NATURA

Cristiano Ronaldo, si diceva, attaccante per definizione. Eppure, sul conto di Stefano i suoi tecnici hanno subito pochi dubbi: dacché ne ha memoria, lui è sempre stato un difensore. Un difensore centrale, per l’esattezza. Come mettere d’accordo due lati del suo calcio (il ruolo da una parte, il sogno dall’altra) che sembrano così distanti? Stefano è forte nella capacità di sintesi e una soluzione la trova in un batti baleno. «Semplice – sembra voler rispondere con i suoi numeri e le sue prestazioni – nel dubbio faccio bene entrambe le cose». Fiuto per il gol mischiato al DNA di un muro invalicabile, con cemento armato al posto delle piastrine: viene da Albano, ma detta così potrebbe davvero sembrare un extraterrestre. 

Serve forse la prova del nove? Eccovi accontentati: da difensore centrale Stefano ha segnato ben 5 reti, tutte con il suo inconfondibile marchio di fabbrica, quel letale colpo di testa che lo ha reso famoso in tutto il bergamasco e d’intorni. Chiedetelo al Ponte San Pietro, chiedetelo alla Castellana e chiedetelo alla Juvenes Gianni Radici. Chiedetelo soprattuto al Sarnico, sfidante diretta della Virtus in campionato, che alla quarta giornata si è vista aprire le marcature proprio da quell’inconfondibile capocciata del capitano… E per il talento difensivo? Qui c’è da chiedere alla Varesina. Perché se non ci fosse stato quel suo piedino fatato al 4′ del secondo tempo sul tiro di Rizzolo il finale sarebbe stato del tutto diverso per i ragazzi di Pesavento. Sì, avete intuito bene: salvataggio sulla linea, baby. Con il senno di poi, è quello che mette il lucchetto alla Coppa. Subito dopo il mezzo miracolo Stefano abbraccia il suo portiere un po’ come se avesse segnato: è il secondo momento più iconico della serata della Virtus, solo dopo quella coppa che si alza fino a toccare il cielo. 





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