Durante la tradizionale conferenza stampa “di fine anno” che per la seconda volta consecutiva si è svolta agli inizi di gennaio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dovuto rispondere a molte domande che riguardavano il suo rapporto di confidenza e simpatia con l’uomo più ricco del mondo, Elon Musk, che è amministratore delegato di Tesla e SpaceX oltre che proprietario del social network X (già Twitter). Diversi cronisti hanno chiesto a Meloni un giudizio sull’abitudine di Musk a commentare in maniera avventata e spesso brutale faccende politiche di altri paesi, compresi quelli in cui ha rilevanti interessi economici, alimentando più o meno esplicitamente teorie complottiste o di disinformazione e quasi sempre esprimendo la sua preferenza per leader e partiti nazionalisti e di estrema destra.
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Anche l’Italia è stata protagonista di uno di questi episodi. E Meloni, rispondendo in particolare a una domanda di Alessandra Sardoni di La7, ha detto di non essere affatto preoccupata per le dichiarazioni che fa Musk: «Di persone note e facoltose che esprimono le loro opinioni io ne ho viste parecchie, e spesso le esprimono contro di me e non mi ricordo che qualcuno si sia scandalizzato», ha detto. Anzi, ha aggiunto che le ingerenze di Musk sono meno gravi di quelle di George Soros. «Non mi risulta che Elon Musk finanzi in giro partiti, associazioni o esponenti politici; questo lo fa per esempio George Soros e sì, io la considero una pericolosa ingerenza negli affari degli Stati nazionali».
Nello spiegare dunque perché ritiene legittimo e per nulla discutibile che Musk usi il suo potere finanziario, politico e mediatico per condizionare il dibattito politico nei principali paesi del mondo, Meloni ha quindi recuperato un’antica fissazione della destra sovranista, italiana e non solo: criticare le attività di Soros, che però nella sua lunga attività da finanziere e filantropo non ha mai fatto parte di un governo importante e influente come quello statunitense (Musk invece farà parte dell’amministrazione di Donald Trump, come consulente).
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Soros è un finanziere e un uomo d’affari ricchissimo e spregiudicato, che ha sempre investito risorse ed energie per favorire la diffusione di quella che lui ritiene la «società aperta». Lo ha fatto finanziando più o meno direttamente partiti e associazioni di orientamento progressista che portano avanti in vario modo progetti o tesi in favore di una maggiore integrazione e contro le molte forme di nazionalismo e di razzismo. Soros nacque nel 1930 in una famiglia ebrea ungherese, e scampò in maniera rocambolesca ai rastrellamenti nazisti. Si trasferì poi in Inghilterra dove studiò economia e dove nel corso degli anni Sessanta si affermò come un abile e intraprendente dirigente di banche d’affari. Contribuì a finanziare partiti, sindacati e associazioni che si battevano contro il regime comunista nei paesi dell’ex Unione Sovietica, tra cui soprattutto Solidarność in Polonia.
All’inizio degli anni Novanta divenne uno dei principali finanzieri mondiali. Fece operazioni speculative in borsa, scommettendo contro la lira e la sterlina nel 1992 e contribuendo alla crisi delle due monete europee. E anche per questo viene tuttora additato come un nemico dell’Italia da molti suoi detrattori. Ma la ragione fondamentale per cui Soros è diventato negli anni il principale bersaglio delle teorie complottiste della destra sovranista ha a che vedere proprio con le sue posizioni a favore dell’integrazione tra i popoli e del suo orientamento progressista ed europeista.
Soros è un importante finanziatore del Partito Democratico negli Stati Uniti, e per questo è diventato uno dei grandi nemici dei sostenitori di Donald Trump; ma ha anche sostenuto partiti e associazioni in Europa, e in Italia ha ad esempio donato un milione e mezzo di euro al partito liberale e progressista di Emma Bonino e Riccardo Magi, +Europa, in occasione della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2022. Dalla fine degli anni Settanta a oggi ha speso oltre nove miliardi di dollari in questa sua attività, direttamente o attraverso le varie associazioni che fanno parte della sua Open Society Foundation, fondata nel 1993 proprio per promuovere la diffusione di democrazie aperte e inclusive e per sostenere partiti e leader politici progressisti in giro per il mondo.
Ma nella retorica della destra italiana Soros è stato spesso descritto come una specie di grande burattinaio che ordisce complotti e finanzia piani di destabilizzazione sociale e politica. E talvolta le critiche più aspre e più assurde che gli sono state rivolte si sono alimentate anche di pensieri antisemiti, con allusioni più o meno dirette alle sue origini ebree. Meloni, in particolare, ha rivolto a Soros ogni sorta di accuse: spesso strampalate, spesso con toni violenti.
Nel corso degli anni, Meloni e altri dirigenti di Fratelli d’Italia hanno accusato Soros di malefatte d’ogni tipo: di voler promuovere un’accoglienza indiscriminata di migranti nell’intento di promuovere l’«invasione» dell’Europa e «la sostituzione etnica»; di voler realizzare una «dittatura finanziaria». E talvolta la stessa Meloni utilizzò temi e lessico ambigui che recuperavano stereotipi antisemiti e razzisti per criticare l’attività di Soros, come quando lo definì «usuraio». Tra l’altro, le critiche di Meloni si concentrarono anche sul fatto che Soros finanziava le attività di ricerca e salvataggio in mare di migranti da parte delle ONG nel Mediterraneo.
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Meloni annunciò anche la presentazione di una proposta di legge per vietare le attività delle organizzazioni finanziate da Soros, sul modello di norme promosse dal primo ministro ungherese Viktor Orbán e che nel 2021 vennero poi ritenute illegittime e lesive dello stato di diritto da parte della Corte di giustizia dell’Unione Europea.
Da quando è a capo del governo e più in generale da quando ha cercato di assumere un atteggiamento più istituzionale, cioè grosso modo dall’inizio del 2022, Meloni aveva abbandonato la retorica più violenta e complottista, e aveva in generale evitato di ricorrere ai temi più controversi e radicali tipici della propaganda di Fratelli d’Italia nei lunghi anni trascorsi all’opposizione. Il fatto che per argomentare in favore di Musk Meloni sia tornata a evocare Soros lascia intendere un suo possibile cambio di approccio per avvicinarsi a Trump e al suo consigliere, e un tentativo di costruire con loro un rapporto privilegiato che le dia un ruolo centrale anche in Europa.
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