Russia, un distruttivo boom economico

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Richiedi prestito online

Procedura celere

 


Economia russa sempre più surriscaldata: politica monetaria senza alternative alla stretta, colonizzazione strisciante da parte cinese. Una crescita senza sviluppo destinata a presentare un conto pesante a un paese demograficamente morente. Attendendo Trump.


Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

A mille giorni dall’aggressione novecentesca della Russia all’Ucraina, e dopo che in Occidente abbiamo scoperto che i più feroci realisti sono spesso gli idealisti altermondialisti (“no alla prevaricazione”, se è quella americana, mentre negli altri casi “eh, ma loro hanno l’atomica, lasciateli fare”), non ho alcuna intenzione di segnalarvi “l’imminente collasso” dell’economia russa, troppe volte chiamato negli ultimi quasi tre anni.

Gioverebbe ricordare che l’Unione Sovietica collassò quando il prezzo del petrolio sprofondò tra i cinque e i dieci dollari ma oggi le condizioni sono ben differenti: scambi globali e prezzi delle materie prime fanno della Russia un paese che è tutto fuorché isolato.

Chiariti questi punti di contesto, resta utile analizzare le condizioni dell’economia russa, comunque sottoposta a un regime internazionale di sanzioni che, pur essendosi mostrato fatalmente poroso per i motivi detti sopra, è comunque dotato di denti. Ma soprattutto, la Russia resta un paese demograficamente morente, pur se la prima potenza atomica mondiale.

Economia surriscaldata

Merita quindi segnalare un articolo dell’Economist, che prende le mosse dalla stretta monetaria che la banca centrale russa è costretta ad applicare alla surriscaldata economia del paese. Lo scorso 21 ottobre, i tassi ufficiali sono stati portati al 21 per cento, a fronte di un’inflazione ufficiale che a settembre era all’8,6 per cento. Le pressioni inflazionistiche sono spinte dalla spesa pubblica per difesa e sicurezza e dai salari, a causa della crescente scarsità di manodopera per sostenere lo sforzo bellico e mantenere la base produttiva civile.

La crescita russa da un paio d’anni è l’invidia e il ditino levato dei sopra citati anti-occidentalisti d’Occidente, che la portano a fulgido esempio contro le nostre decadenti miserie fatte di inflazione e crescita esangue. In effetti, lo scorso anno la crescita russa è stata del 3,6 per cento, e quest’anno dovrebbe restare su quel passo. Ma il surriscaldamento morde, e con esso la reazione della banca centrale all’inflazione.

Come osserva l’articolo dell’Economist, il bilancio della Russia, presentato a settembre, prevede il prossimo anno l’aumento della spesa per la difesa di ben un quarto. Nel complesso, le spese annuali per difesa e sicurezza, una voce di bilancio separata che copre i servizi segreti, dovrebbero toccare i 17 mila miliardi di rubli (pari a 170 miliardi di dollari), cioè oltre il 40 per cento di tutta la spesa pubblica o l’8 per cento del Pil russo.

La spesa per la difesa da sola sarà pari al 6 per cento del reddito nazionale russo, la cifra più alta dalla guerra fredda. Numeri elevati ma non inusuali per un paese in guerra. La spesa per la difesa degli Stati Uniti, ad esempio, durante la guerra del Vietnam era pari all’8-10 per cento del Pil. Durante la seconda guerra mondiale le grandi potenze hanno destinato il 40-60 per cento della loro produzione economica totale a fini militari.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Politica monetaria senza alternative

Ma c’è una differenza, secondo l’Economist, ed è da ricercare nella politica monetaria. Durante la Seconda guerra mondiale, britannici e statunitensi riuscirono a tenere il costo del debito pubblico contenuto entro il 2,5-3 per cento, col concorso determinante delle rispettive banche centrali. Malgrado ciò, il dollaro restò una valuta rifugio, mentre i britannici riuscirono a evitare che la sterlina venisse travolta grazie ai programmi di sussidio e sovvenzione degli americani stessi, i cosiddetti Lend Lease, di cui beneficiarono in parte anche i sovietici impegnati contro le truppe di Hitler e che consentirono di evitare di dissanguarsi economicamente per reperire cibo e merci.

Per contro, la Russia oggi non può godere di nulla del genere. Il maggior partner commerciale di Mosca è la Cina, che fornisce un terzo di tutte le importazioni e il 90 per cento di quelle nella microelettronica, determinanti per droni, missili e carri armati. Ma questo sostegno non è gratis. Nell’ultimo anno, il cambio del rublo contro il renmimbi è sceso del 10 per cento ed è prossimo ai minimi dall’inizio della guerra.

La Russia, in altri termini, non gode delle condizioni degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale. Resta ricca di introiti da materie prime ma in crescente affanno di bilancia commerciale bilaterale con la Cina, che opera una lenta ma inesorabile colonizzazione dell’economia russa. La scarsità di risorse fiscali sta progressivamente costringendo ad abbandonare i costosi piani di sovvenzioni con cui il regime ha cercato di sterilizzare l’impatto della stretta monetaria.

Un programma di sussidio ai mutui, che ne aveva tenuto il costo all’8 per cento malgrado tassi ufficiali più che doppi, è stato concluso lo scorso primo luglio, causando il dimezzamento delle domande di mutuo. I fallimenti aziendali sono aumentati sinora quest’anno del 20 per cento. Le associazioni imprenditoriali stanno congelando i piani d’investimento per il prossimo anno a causa della forte onerosità del denaro.

La stretta monetaria, in altri termini, si sta trasmettendo all’economia reale perché non è più possibile evitarlo. Il FMI prevede per il prossimo anno una crescita di 1,3 per cento ma la stima potrebbe rivelarsi ottimistica. La riduzione degli investimenti e la sottrazione di forza lavoro civile da parte della struttura militare stanno aumentando la pressione sui prezzi e sulla base industriale del paese. Il rublo viene ancora difeso per pagare le importazioni, ma il suo deprezzamento è ormai impossibile da ignorare.

Crescita senza sviluppo

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Secondo alcuni economisti, l’economia russa starebbe vivendo una crescita senza sviluppo, con la domanda distorta e dirottata verso utilizzi improduttivi come quello militare. Il reddito nazionale cresce ma le condizioni della popolazione in termini di salute, istruzione, tecnologia e infrastrutture peggiorano drasticamente.

A inizio mese, lo stesso Vladimir Putin ha affermato che l’economia russa necessita di quasi un milione di lavoratori perché, con un tasso di disoccupazione al 2,4 per cento, è ben oltre il concetto di pieno impiego. Tale carenza, per ammissione dello stesso Putin, è oggi il maggiore ostacolo alla crescita russa.

Tradizionalmente, le eventuali carenze di manodopera russa venivano compensate con immigrazione, soprattutto dall’Asia centrale, serbatoio di manodopera a cui attingono i paesi del Medio Oriente e la Corea del Sud. Nel 2023, sono arrivati in Russia 4,5 milioni di lavoratori. L’ondata di xenofobia russa dopo gli attentati di Mosca dello scorso marzo potrebbe ridurre questi flussi in entrata.

Come si è detto, il paese è demograficamente morente: l’Onu stima che la popolazione russa passi dagli attuali 145 milioni a 142 milioni nel 2030, cioè dopodomani. Oltre un quinto della popolazione è over 60. Non ci sono dati certi su quanti degli espatriati subito dopo l’invasione dell’Ucraina, stimati in 1,3 milioni dalla Difesa britannica, siano rientrati nel paese.

Se i lavoratori del settore privato e le gradi aree urbane russe godono di aumenti di salario tali da proteggerli dalla rampante inflazione, per i dipendenti pubblici e pensionati le cose non vanno altrettanto bene. Nell’ultimo anno, l’inflazione di prodotti alimentari quali cipolle, alcuni tipi di carne e burro ha toccato il 25 per cento. Il burro viene ormai tenuto sotto chiave nei supermercati, per proteggersi dal forte aumento dei furti.

Resilienti ma con grandi incognite

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Malgrado la sua notevole resilienza, quindi, l’economia russa mostra crescenti fragilità e potrebbe soccombere nell’ipotesi, oggi non imminente, di un calo della domanda cinese anche in conseguenza di una guerra commerciale con gli americani e di minori prezzi delle materie prime.

Per Putin, resta la speranza che Donald Trump gli consenta di porre fine alla guerra. Ma anche in quel momento, Mosca dovrà adattarsi alla smobilitazione, tagliando interi capitoli di spesa pubblica con inevitabili resistenze e reintegrare i militari smobilitati, oltre che la produzione industriale, alla vita civile. Il tutto restando un paese demograficamente morente. Ma con moltissime atomiche.

Questo articolo è stato pubblicato qui





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link