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La questione della sicurezza nella Capitale, in occasione del Giubileo, non riguarda solo Roma. Il governo Meloni sta giocando in questo campo una doppia partita: la prima è nazionale e riguarda il punto cardine della propaganda di destra, «ordine, disciplina e repressione», conteso da Fratelli d’Italia e dalla Lega di Salvini. La seconda riguarda le prossime elezioni amministrative.
Nella Capitale si voterà fra due anni ma non è un segreto che il partito della premier aneli alla guida del Campidoglio, dopo il fallimento della giunta Alemanno, e che i nomi già in campo siano parecchi. C’è naturalmente Fabio Rampelli pronto a succedere a Gualtieri ma ai camerati di Colle Oppio non dispiacerebbe neanche la sorella della presidente del Consiglio, Arianna Meloni. In questa chiave non può stupire la nota che il Viminale ha fatto trapelare dopo il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza di ieri mattina per smentire il sindaco sulle zone rosse.
LA RIUNIONE DI IERI sarebbe dovuta servire proprio per attivarle su Roma, dopo Firenze e Milano. A sorpresa, Gualtieri e il prefetto Lamberto Giannini hanno usato un altro lessico, indigesto alla destra del paese e anche ai Cinquestelle che in Campidoglio non riescono a destreggiarsi tra l’opposizione al primo cittadino e a quella al governo nazionale, finendo per avallare quest’ultimo. «Roma deve essere tutta una zona bianca dove ognuno può circolare in sicurezza – ha detto Gualtieri al termine dell’incontro in Prefettura – qui non si tratta di fare interventi spot o zone rosse che poi vanno e vengono, ma di mettere in campo tasselli per alzare a livello strutturale la sicurezza in città». E con il prefetto insistono sul concetto di «zone a sicurezza rafforzata».
«In alcuni luoghi dove rafforzeremo i controlli ma saranno provvedimenti che riguarderanno un numero limitato di situazioni e nelle more di soluzioni strutturali», ha sottolineato Giannini. Di concreto c’è solo l’aumento della video sorveglianza intorno la stazione Termini, per il resto le domande poste dalle associazioni che si occupano di persone fragili sui modi di attuazione dei controlli e sulle modalità con cui vengono selezionate le persone da allontanare da luoghi considerati sensibili, non sono state evase. Il tutto è rinviato a una prossimo tavolo tecnico che dovrà valutare come e se «rafforzare la sicurezza nelle zone a sicurezza rafforzata».
TUTTAVIA LE CRITICHE sollevate dal terzo settore e dalla Caritas, nonché le forti perplessità del prefetto di Milano, Gabrielli, sul dispositivo della zona rossa e sul daspo urbano, non devono aver lasciato indifferente il primo cittadino. I termini accuratamente selezionati usati ieri hanno però irritato il ministro dell’Interno Piantedosi che ha stretto giro ha mandato una nota per ribadire che «le ordinanze che verranno adottate a Roma saranno identiche nelle prescrizioni, nel dispositivo e nelle finalità a quelle già adottate a Bologna, Firenze, Milano e Napoli». Altrimenti detto: «vanno chiamate zone rosse».
E COSÌ L’OPPOSIZIONE di Palazzo Giulio Cesare si scatena. Forza Italia accusa Gualtieri di «minimizzare sul tema della sicurezza e di impedire, come già accaduto in altre città anche a guida di sinistra, l’istituzione di zone rosse». Per la Lega il sindaco con la zona bianca «pensa di essere a Disneyland». Il candidato in pectore di Fdi, Rampelli, fa la voce grossa: «il segnale che attendevamo è arrivato: ripuliamo l’inferno e tolleranza zero». Laddove la parola «inferno» indica il «degrado prodotto dal finto perbenismo e dall’irresponsabile tolleranza della sinistra, che si permette di giocare con le parole e di tirare il freno a mano rispetto all’iniziativa forte del governo Meloni per fermare il caos nella Capitale». Anche il M5S capitolino si schiera con la propaganda della premier e insiste nel chiedere al Campidoglio «delle vere zone rosse».
«PARLARE DI ZONE rosse, peraltro non previste nemmeno dalla circolare ministeriale ha il sapore della propaganda – risponde Francesco Greco, ex magistrato e oggi consulente per la legalità del Comune di Roma – Inoltre, l’ordinanza prefettizia sul cosiddetto daspo urbano è un provvedimento a tempo limitato che deve essere motivato con ragioni di urgenza e non è per definizione in grado di risolvere strutturalmente i problemi di sicurezza urbana». Piuttosto, sostiene Greco, è il governo che «non può esimersi dal varare interventi strutturali sia per sostenere le forze dell’ordine che per norme che permettano un intervento efficace ma non lesivo dei diritti dei cittadini e interventi sul sociale come il piano casa».
TUTTO AUSPICABILE, ma a leggere la sola cronaca di ieri sembra che in città sia in corso un grande dibattito politico e sociale sulla sicurezza (che richiama anche questioni come l’iperturistificazione di Roma) che invece è assente. «Gualtieri ha risposto al governo non ai dubbi dei cittadini sulla sorte della Capitale – nota un esponente della sinistra cittadina – perché è preoccupato del commissariamento del Quarticciolo (inserito tra le sei periferie in cui replicare il modello Caivano, ndr). Siamo tutti d’accordo ma questo non vuol dire che ci sia una vera interlocuzione».
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