Radio. Conflitti codici PI e gestione metadati: cosa è cambiato da allarme estate 2024? Operatori si sono attivati per risolvere problema?

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L’estate scorsa NL lanciava l’allarme dei conflitti dei codici PI e dell’errata gestione dei metadati sulle autoradio digitali e sui device connessi, portando alla luce un grave problema che inficiava la corretta identificazione (e spesso la sintonizzazione) di stazioni radiofoniche.
Da allora cosa è cambiato?
La nostra testata, insieme ad Armando Finocchi ed a Massimo Rinaldi, consulenti del settore, ha fatto una verifica. Questi sono i risultati.

Recap

Nel corso del mese di agosto 2024, a seguito di un aggiornamento software della casa automobilistica BMW, si acuiva un problema in realtà noto da tempo: quello della progressiva difficoltà di diversi sistemi di car entertainment ad associare regolarmente loghi e denominazioni di emittenti, con la sempre più frequente presenza di grafiche errate (non aggiornate oppure riferite ad altre emittenti, spesso omonime, anche se non necessariamente), nomi incompleti o inesatti, che impediscono l’individuazione o la selezione della stazione desiderata.

Il casus belli BMW

In breve, in base all’upgrade BMW (che presumibilmente lo estenderà agli altri marchi del gruppo), i sintonizzatori prelevano loghi e codici PI delle emittenti da alcune banche dati internet, disintermediando i mux DAB con effetti deleteri come la presenza di trascrizioni errate delle denominazioni (errori plateali nei nomi, associazioni di loghi o claim errati o superati) senza possibilità alcuna di intervento correttivo da parte delle emittenti.

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Codici PI

Ricordiamo che il Programme Identification (cd. codice PI) è un numero esadecimale a 4 cifre (16 bit), veicolato a livello broadcasting, che consente ai ricevitori radio (di norma autoradio) di identificare la medesima stazione radio a prescindere dai diffusori utilizzati, consentendo all’utente di mantenere l’ascolto agganciando i diversi relay. 

Esempio

Ad esempio, BBC Radio 1 ha il codice PI C201 (il codice di solito non viene visualizzato sui ricevitori radio). In questo caso avremo il Extended Country Code (ECC) ce1, associato all’Ensemble Identifier (EId) ce15, al Service Identifier (SId) c221 e al Service Component Identifier within the Service (SCIdS).

RadioDNS (1)

Questi parametri possono essere utilizzati per costruire un file SI.xml in un nome di dominio completamente qualificato (FQDN) che nel sistema RadioDNS, uno standard tecnologico aperto che favorisce l’integrazione delle tecnologie di radiodiffusione via etere analogica (FM) e digitale (DAB) con quella Internet (IP), punta ad una distribuzione armonizzata del medesimo contenuto (il programma radiofonico lineare).

FM/DAB+/IP

Per la commutazione da FM/DAB+ a IP,codici PI identificano la stazione, in questo caso 09880.c201.ce1.fm.radiodns.org per i vettori FM, o 0.c221.ce15.ce1.dab.radiodns.org per quelli DAB. Una ricerca DNS restituisce il nome canonico (CNAME) per questo FQDN: nslookup -type=CNAME 09880.c201.ce1.fm.radiodns.org.

Codici PI non univoci

Da annotare che i codici PI non sono univoci a livello globale (possono esserlo solo combinandoli con un ECC, codice paese esteso): gli intervalli sono assegnati per paese e vengono riutilizzati nei paesi oltre la portata radio FM l’uno dell’altro.

Il codice PI col DAB

Col DAB il codice PI ha assunto una ulteriore valenza a seguito della intermediazione della stazione dal vettore (operatore di rete), che non è più di proprietà (come nel caso della rete FM o delle applicazioni IP proprietarie, sito, app, ecc.), ancorché nell’eventualità partecipato, come nel caso dei consorzi DAB, di cui le emittenti concessionarie FM sono socie.

Codici PI in Italia

I codici PI in Italia cominciano col numero 5, identificando, con la seconda cifra, una stazione nazionale (col numero 2), oppure una interregionale (col 3) o una locale (col 4), consentendo l’individuazione di una determinata stazione da parte delle autoradio, favorendo, come detto, lo scambio di frequenze in movimento senza percezione della variazione dall’utente.

L’impiego odierno

Tuttavia, i codici PI vengono sfruttati dai nuovi ricevitori (autoradio in primis) anche per visualizzare i loghi delle emittenti. E da qui è nato un problema che, piano piano è diventato sempre più rilevante: a causa dell’assenza di un’attribuzione univoca ex ante, molte stazioni radio locali adottano (si presume inconsapevolmente) codici PI già utilizzati da altre emittenti che si trovano in diverse zone d’Italia.

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Due ordini di problemi

Allo stato questa pratica, all’inizio foriera di ostacoli solo in caso di spostamento territoriale da una regione all’altra, è diventata un problema per due ordini di motivi: (1) la sempre maggiore diffusione di autoradio che visualizzano il logo dell’emittente che si sta ascoltando e (2) la presenza massiccia di stazioni provenienti da altre regioni, principalmente ospitate nei consorzi DAB.

Dissociazione

Accade così che, sintonizzando una radio, appaia il logo di un’altra; oppure che, in movimento, un utente sintonizzato su una emittente DAB (o viceversa) si trovi catapultato su una diversa stazione, causando danno tanto alla prima che alla seconda, perché, con ogni probabilità, esse non verranno più memorizzate dall’utente.

Attivi penalizzati da inattivi

Un’altra disparità si genera fra le emittenti che provvedono ad inviare con celerità gli aggiornamenti dei loghi e dei codici PI alle case automobilistiche (o ai database delle organizzazioni terze che gestiscono i servizi di catalogazione) e quelle che fino ad ora hanno – colpevolmente – trascurato questi aspetti.

All’italiana

In Italia, che già si sta facendo riconoscere in Europa per l’uso deleterio di segni distintivi come asterischi e cancelletti e delle numerose “furbizie” degli editori per scalare posizioni finalizzate ad ingannare le autoradio e favorire il posizionamento nei primi posti degli elenchi delle stazioni, superando la logica alfanumerica della denominazione (prima i numeri da 0 a 9, poi le lettere dell’alfabeto dalla A in poi), la vicenda si era ampliata nell’estate scorsa con un nuovo capitolo.

Associazione PI incontrollabile

Qualora una o più emittenti avessero lo stesso codice, il sistema BMW (per attenerci al solo caso specifico enunciato) abbinerà automaticamente tutte le emissioni al nome associato al codice PI in questione, rendendo praticamente impossibile per l’ascoltatore trovare o identificare la radio che verrà oscurata da un’altra denominazione, sicché un ascoltatore che cercasse la stazione preferita occultata da un’altra riportante lo stesso codice non la troverà mai senza ascoltarle tutte.

Risoluzione autonoma impossibile

Ed anche qualora dovesse trovarla (e qui si aggiunge un elemento di ulteriore gravità) non gli sarà possibile modificare il nome nemmeno memorizzandola, poiché quel nome è ormai irrevocabilmente assegnato all’altra emittente. La stazione occultata, allo stato, non potrà quindi far altro che cambiare codice (su tutta la rete, FM e DAB), cercandone uno non utilizzato.

La regia assente

In effetti, il problema appare ancora più vasto di quello che sembra emergere, considerata l’assenza di una regia centrale che possa impartire linee guida univoche alle due industrie interessate: quella dell’automotive e quella della radiofonia (content e network provider).

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Non solo database

Non sembra infatti che sia sempre e solo una questione di aggiornamento dei database non gestiti dagli operatori broadcast da parte delle emittenti radiofoniche (che pure è incombenza a cui tutti i fornitori di contenuti ed i network provider devono imparare a prestare costante attenzione), quanto di imporre all’industria radiofonica l’obbligo di adeguarsi a criteri definiti ed univoci.

Imposizione sovranazionale

Un’imposizione che, per forza di cose, non può che pervenire da organismi sovranazionali verso le industrie di riferimento (radiofonica ed automobilistica), un tempo alleate per coincidenza d’interessi. Alleanza che nella sostanza si realizzava nel soddisfacimento delle necessità dell’automobilista-ascoltatore.

Alla fine, sempre di prominence si tratta

Ora non è più così, perché la tendenza alla disintermediazione dei broadcaster dal cruscotto dell’auto da parte dell’industria automobilistica – sollecitata e condizionata dalle opportunità delle piattaforme over the top e dal business dello streaming – evidenzia che si potrà uscire solamente attuando quella famosa prominence a favore della radiofonia disposta dalla delibera 390/24/CONS di Agcom, per la quale sono in corso i previsti tavoli tecnici. 

L’esame di Armando Finocchi

Ciò posto, quale è lo stato della conflittualità dei codici PI?
Dall’estate scorsa la situazione è andata migliorando, è rimasta identica o è peggiorata?
Quali sono i casi più frequenti di conflittualità o di incoerenza dei metadati?
Ne parliamo con Armando Finocchi, noto operatore del settore che per la sua attività viaggia costantemente lungo lo “Stivale”, monitorando in particolare la questione e con Massimo Rinaldi, ingegnere applicato alle problematiche di specie presso la società di ibridazione Com-Nect (gruppo Consultmedia).

Incongruenze

“Continuo a notare numerose incongruenze circa questa gestione”, ci spiega Finocchi. “Finché il codice PI era gestito a livello locale era un conto; ora che moltissime emittenti hanno varcato i propri confini regionali il problema diventa evidente. L’approccio più sbagliato in questi casi è: Non faccio niente, cambiassero gli altri!. Comportamento deleterio a tutti i livelli”, avverte Finocchi.

Armando Finocchi

Gli errori più frequenti

Ma quali sono gli errori più frequenti in cui incorrono gli editori italiani?

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Mancato invio di logo e codice PI aggiornato alle case automobilistiche

“Al primo posto sicuramente il mancato invio di logo e codice PI aggiornato alle case automobilistiche. Questo fa sì che le emittenti non solo non visualizzino correttamente il proprio logo di stazione, ma creano un problema anche all’emittente concorrente. La cosa è più grave se parte o la totalità di questi bacini di utenza sono sovrapposti: viene meno la penetrazione del brand facendo girare immagini vecchie, o anche loghi di emittenti che si sono recentemente sostituiti, inducendo in confusione l’ascoltatore, che eviterà di memorizzare entrambe le emittenti.

Limitazioni alla competitività

Il mancato aggiornamento di questo database, in un panorama radiofonico piuttosto attivo, lascia permanere nelle autoradio vecchi loghi precaricati e l’assenza di molti nuovi marchi che già hanno la difficoltà di affermarsi in un ambiente sempre più competitivo, a cui si somma la mancata o errata presenza visiva su un grande display.

Differenza fra codici PI, in FM e in DAB in caso di splittaggi

In molti casi accade che gli editori, per salvaguardare gli “splittaggi” locali, assegnino un codice PI diverso alla propria presenza in DAB. Se in FM va tutto bene, per chi ha attivo il DAB accade invece che se si è memorizzata una stazione digitale, quando si esce dalla copertura (DAB) l’autoradio potrebbe scambiare sulla FM. Ma se questo non accade, la radio resta muta e – conseguentemente – l’ascoltatore cambia stazione.

Differenza qualitativa

Un caso opposto è quello dell’utente che ha memorizzato la stazione FM; qui l’ascoltatore noterà la differenza di “pulizia” fra l’audio dell’emittente che ha compiuto una scelta “analogica” rispetto alle altre “digitali”, posto che moltissime autoradio mettono ormai le emittenti in un’unica lista.

Splittaggio

Un’altra frequente casistica riguarda l’utilizzo di un codice PI diverso al momento dello splittaggio; in questa fattispecie spesso appare il logo di un’altra radio. Sarebbe auspicabile quanto meno l’utilizzo dello stesso codice PI-DAB-FM almeno della frequenza di maggior diffusione (es. Valcava, Monte Cavo, Maiella).

Differenza fra codici PI in FM e in DAB in assenza di splittaggi

Un’altra condizione frequente è quella del differente codice PI tra FM e DAB pur in assenza di suddivisione geografica della pubblicità. Qui la cosa è ancora più grave: in molti casi la cosa viene addirittura ignorata, vanificando la portabilità e l’integrazione fra le piattaforme. Così su un vettore la stazione apparirà senza logo, lasciando al suo posto una casella nera o il logo di un’altra radio.

Omonimie

Vi è poi il frequentissimo caso delle omonimie (Radio Centro, Radio Città, Radio International, ndr). Anche qui l’estensione territoriale della diffusione radiofonica, nonché la presenza sul web, crea tutta una serie di problemi in molti casi non considerati dagli editori, ma molto più frequente di ciò che si crede. A maggior ragione in un ambiente prevalentemente web. Come già spiegato, capita sovente che i sistemi automatici risolvano il problema delle omonimie scegliendo una di queste emittenti ed impedendo all’utente di sintonizzare l’altra, creando danno ad entrambi i soggetti. Appare quantomai urgente trovare una soluzione tecnica concertata, evitando di perdere tempo in inutili conflitti. Ogni minuto è prezioso, in un panorama così competitivo sparire dai radar è un attimo.

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Affiliate o simili con codice PI diverso

Anche questo è a mio avviso un comportamento discutibile. Si vanifica tutto lo sforzo di essere presenti sul territorio. Ad esempio si nota il differente PI su una superstation con versione “Centro” e “Nord” e su una syndication veneta in giro per l’Italia, Campania esclusa. L’ascoltatore in movimento quando ha in memoria una stazione, la ritrova con piacere anche in zone diverse da quella abituale, mentre quando l’ha persa, non è detto che poi la vada a ricercare o passi in automatico su IP. E poi in “quale” versione web? Quella corretta o quella di un’emittente omonima?

RadioDNS

Aiuterebbe in questo caso l’adozione del protocollo RadioDNS, che però appare finora poco utilizzato sia dalle emittenti che dai costruttori di sistemi di entertainment, che appaiono sempre molto più orientati all’IP e rendono difficoltoso l’utilizzo all’utente meno incline all’utilizzo delle nuove tecnologie.

Codici PI altrui per dispetto

Vi è infine un caso deleterio, tutto italiano: quello dell’adozione di un codice PI per dispetto. Un comportamento non eticamente corretto, ma anche di spregio verso la propria utenza. E non si tratta di mancata consapevolezza del problema: è capitato che davanti alla segnalazione, ci sia stata un’alzata di spalle. Quando mi sono sentito rispondere: “Cos’è il codice PI?”…

Momento di massimo sforzo per il sistema

Essendo questo il momento del massimo sforzo dello sviluppo della diffusione DAB, è assolutamente auspicabile molta concentrazione sull’analisi di aspetti di questo tipo, e soprattutto l’adozione di rapide soluzioni. Ogni minuto perso, come già detto, può costare caro”, conclude Finocchi.

L’intervento correttivo

Ma quali sono le contromisure adottabili da parte delle emittenti?

Impotenti

“Si tratta di problemi spesso irrisolvibili da parte delle emittenti e tanto più degli utenti. Con la conseguenza che su alcune autoradio determinati programmi risultano non identificabili (in quanto il contenuto è dissociato dal logo mostrato sul display o dalla denominazione stessa)”, spiega l’ing. Massimo Rinaldi, ingegnere della società di ibridazione broadcast-broadband Com-Nect (gruppo Consultmedia) che sull’incombenza è particolarmente impegnata da quasi due anni a questa parte.

L’approccio

Che tipo di approccio è stato adottato per gestire un problema la cui genesi non è ancora completamente definita?

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Le due direttrici

“Come Consultmedia abbiamo anzitutto sezionato la problematica nelle due (macro) direttrici codici PI e metadati. Per quanto riguarda la prima, la strategia che abbiamo deciso di adottare è stata di natura giuridica, attraverso una specifica azione di carattere amministrativo.

RadioDNS (2)

Relativamente alla seconda direttrice, sono stati avviati una serie di confronti (tuttora in corso) con partner RadioDNS e con i gestori delle banche dati utilizzate dalle maggiori case automobilistiche per attuare l’immediata iscrizione delle emittenti assistite negli elenchi (o aggiornare i dati se presenti e non allineati con la realtà) e per definire protocolli per gli aggiornamenti.

massimo rinaldi - Radio. Conflitti codici PI e gestione metadati: cosa è cambiato da allarme estate 2024? Operatori si sono attivati per risolvere problema?
Massimo Rinaldi, ingegnere di Com-Nect (gruppo Consultmedia)

Approccio strategico

In realtà, gli interventi si pongono nell’alveo dell’attività strategica già da tempo avviata da Consultmedia in relazione alla tutela dei contenuti.

Le nuove regole

Mi riferisco ai marchi, al layout, al format, ma anche all’adeguamento alle nuove logiche di indicizzazione e catalogazione dei contenuti da parte dei device (autoradio, smart speaker, smart tv) o di terze parti (aggregatori). Un tema su cui purtroppo – almeno in Italia – non c’è ancora sufficiente consapevolezza”, sottolinea Rinaldi.

Il nocciolo della questione

“Volete un esempio di insufficiente ponderazione? Il nocciolo della questione è la semplicità: se ascoltare la radio diventa complicato, pochi lo faranno. Una delle ragioni del successo della radio (e della tv) lineare è la sua semplicità di fruizione: accensione, sintonia e via. I recenti studi hanno dimostrato che pochi utenti superano i 3 click. Fuori discussione che uno o anche due siano oggi sufficienti (es. 1 click accensione autoradio; 2 click sui preferiti/scansione elenco; 3 click su stazione scelta), ma bisognerebbe non arrivare oltre i tre.

O(ne) click a portata di mano

E qui arriviamo al punto: l’unico sistema che garantisce il “one click” – o addirittura zero click – è appunto il comando vocale. Di qui la deduzione che si punterà lì e la necessità di una elaborazione delle conseguenti contromisure”, chiosa l’ingegnere. (E.L. per NL)



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