Omicidio Piersanti Mattarella, Riina non si sarebbe mai avvalso di killer fuori da Cosa nostra

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Svolta nell’omicidio di Piersanti Mattarella. Gli ergastolani mafiosi Antonino Madonia e Giuseppe “Lucchiseddu” Lucchese, sono indagati per l’omicidio. Spero che le nuove indagini possano finalmente mettere la parola fine sull’assurda pretesa di considerare che i killer di Piersanti Mattarella siano calati dal Nord. Non sono un esperto di cose di mafia, ma la mia pregressa attività di lavoro, compreso la crescita a pane e mafia in quel di Palermo, una ‘nticchia (un poco) ne capisco. E per tale motivo che ho sempre rifiutato l’idea che i killer di Mattarella non fossero punciuti: questa mia idea era confortata dalla conoscenza della personalità di Salvatore Riina.

Non ho mai incontrato il Riina, tranne averlo visto a Pianosa ristretto in una stanzetta, allorquando per conto della Dia ero presente nell’isola. Un caro amico, coetaneo e concittadino di Riina, mi lumeggiò dettagliatamente la personalità del Riina e una sua caratteristica era orgoglio di decidere in autonomia. Un’altra caratteristica del Riina, questa volta fatta emergere dai pentiti che ho frequentato, era la creazione di gruppi di persone fidatissime, che spesso utilizzava all’insaputa di altri mafiosi per compiere delitti e in alcuni casi, per gli omicidi incolpava altri mafiosi di famigghie a lui invise. Ed è per tale motivo che all’interno di Cosa nostra, Riina fu etichettato come “u tragiriaturi”.

Pertanto, proprio per la mia conoscenza del richiamato orgoglio, ero propenso e lo sono a maggior ragione oggi, a credere che giammai il Riina, in un omicidio così importante, si sarebbe avvalso di killer non di Cosa nostra. Occorre anche considerare che negli anni 70/80 i corleonesi potevano disporre di una task force di killer d’élite. Giova altresì evidenziare a supporto di quanto appena detto che ebbi modo di “conoscere” ben nove pentiti di Cosa nostra, tra i quali Tommaso Buscetta, Francesco Marino Mannoia e Gaspare Mutolo. Io, quale novello Caronte, non mi limitavo ad assistere i magistrati negli interrogatori – quasi sempre non citato nei verbali per motivi di sicurezza personale -, ma trascorrevo ore e ore in loro compagnia. E voglio ricordare alcuni passi di due distinti verbali d’interrogatorio rese da Francesco Marino Mannoia al dottor Falcone nel 1989 e da Tommaso Buscetta nel 1992 con riferimento all’omicidio Mattarella.

Il Mannoia riferisce: “I personaggi più validi di Cosa Nostra che sicuramente, in quel periodo, avrebbero dovuto partecipare all’omicidio Mattarella, se ufficialmente deliberato dalla Commissione, erano Greco Giovannello, Greco Pino ‘Scarpa’, Prestifilippo Mario, Madonia Antonino, Inzerillo Santo”. Come si evince già il nome di Antonino Madonia, seppure in modo vago, viene indicato quale supposto killer di Mattarella e lo fa Marino Mannoia, che oltre ad essere il chimico che raffinava l’eroina, avevo un ruolo di peso nella famiglia di Stefano Bontade.

Invero, Buscetta su Mattarella dichiara: “Attese le regole e la prassi di Cosa Nostra, come ho già avuto modo di dire ampiamente ebbi quindi la certezza che si trattava di un omicidio deliberato dalla Commissione ed eseguito materialmente da uomini di Cosa Nostra”. Nel verbale reso ai sost proc palermitani Guido Lo Forte, Giuseppe Pignatone, Gioacchino Natoli, Roberto Scarpinato e Giusto Sciacchitano, il Buscetta continua dicendo: “Ho recentemente dichiarato alla Commissione parlamentare antimafia che i neo-fascisti attualmente imputati di questo omicidio sono innocenti, poiché se fossero stati loro gli autori materiali del delitto sicuramente lo avrei saputo ovvero avrei registrato un eccezionale allarme tra gli uomini d’onore da me incontrati in quel 1980”. Quindi, lo stesso Buscetta esclude categoricamente che i killer fossero estranei a Cosa nostra. Mi si consenta di dire che Buscetta non parlava mai a caso, ponderava il suo dire con elementi fattuali.

Infine, sulla circostanza che i pentiti di mafia non conoscessero i due killer di Mattarella, era del tutto normale per il noto modus operandi di Riina. In quasi tutti i delitti di mafia, rimaneva sul luogo dell’omicidio una pagina lasciata aperta: bastava leggere nel titolo del libro il nome della famigghia. Nel caso dell’omicidio Mattarella, il titolo del libro prendeva nome dal territorio appartenente alla famigghia, ovvero ai Madonia.



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