Le vittorie dello sport e un sigaro per festeggiare. Come nasce la tradizione, da Michael Jordan a Lippi a Conceiçao

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Nicolò Franceschin, red. gianlucadimarzio.com 

L’allenatore del Milan Sergio Conceiçao ha già conquistato i tifosi rossoneri anche con i suoi festeggiamenti tra balletti e fumo. LeBron James, Ibrahimovic, Ancelotti, Guardiola e non solo: tutti i casi in cui il sigaro è divenuto iconico

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L’esultanza di Abraham, il discorso di Ibra, la rinascita di Theo e Leao: sono tante le istantanee del Milan nel derby vinto nella notte di Riad. Ma ce n’è una che forse ancor di più rimarrà impressa nella mente e negli occhi dei tifosi milanisti: il ballo di Sergio Conceiçao con un sigaro in boccaIconico, come lo era già stato in passato dopo i successi con il Porto. «I giocatori a fine partita mi hanno detto subito che dovevo fumarne uno: sapevano che faccio questo rito quando vinco un titolo», il racconto emozionato dell’allenatore. 

La tradizione: prima di lui, Ibrahimovic e non solo

Una tradizione: «È il tredicesimo titolo come allenatore: sono contento e ha un sapore speciale per me». Con lo scudetto del 2022 era stata l’immagine di Ibra con un sigaro, repostata ovunque sui social da tanti tifosi milanisti, a diventare iconica. Ora, due anni e mezzo dopo, il sigaro è rimasto, ma il protagonista è un altro: Sergio Conceiçao. Da Michael Jordan ad Ancelotti, ormai si tratta di una tradizione consolidata. Ma quali sono le origini di questo simbolo?




















































Le origini del sigaro nello sport

Con lo champagne e i canti di festa, il sigaro è diventato un legittimo must have nelle celebrazioni sportive, una metafora di vittoria e supremazia. Per trovarne origini e soprattutto successo bisogna lasciare l’Italia e spostarsi negli Stati Uniti. Un simbolo nazionale che ha attraversato in modo trasversale tante discipline. «Close, but not cigar», il detto divenuto famoso negli Usa per distinguere i vinti dai vincitori.

Auerbach e la fumata sul parquet

Probabilmente il primo a usare un sigaro per festeggiare una vittoria fu Jim Goostree, preparatore atletico di una squadra di basket collegiale dell’Alabama nel 1961. Il primo caso più celebre, invece, risale a Red Auerbach, storico allenatore dei Boston Celtics. Capitava che se lo accendesse anche a partita non conclusa qualora l’esito fosse ormai certo. «Non mi piacevano quegli allenatori che, sopra di 25 punti a pochi minuti dal termine, continuavano a urlare e sbracciarsi solo perché sono in tv. Perciò mi accendevo un sigaro, mi sedevo in panchina e mi godevo il finale della partita», raccontò in un’intervista a Cigar Aficionado.

Jordan e l’immortalità del sigaro, ma anche Schumi e le hockeiste

Il passaggio da semplice usanza a status leggendario si deve però a un nome ben preciso: Michael Jordan. Le sue foto con i sigari in bocca dopo i titoli Nba vinti hanno segnato un prima e un dopo, entrando con forza nell’immaginario collettivo di tutti gli americani e gli sportivi. E Jordan non manca di rifornirsi di sigari anche a Milano nel suo negozio preferito.

Da quel momento in tanti lo hanno voluto imitare. Nel basket tra i più celebri ci sono Shaquille O’Neal e Kobe Bryant, Paul Pierce, LeBron James e Steph Curry. Oppure i 52 sigari, uno per ogni anno passato dall’ultima vittoria di Cleveland, comprati nel 2016 da Brock Aller prima di Gara 7 contro i Warriors, per un totale di 2.500 dollari. Per sua fortuna, andò bene. E poi tutti gli altri sport: da Michael Schumacher alla squadra femminile di hockey del Canada nel 2010 dopo l’oro olimpico, passando per i diversi casi nel golf e nel football americano.

Allenatori e non solo: i sigari e il calcio (e il Mondiale di Lippi)

Quella di Sergio Conceiçao è solo l’ultima immagine dei sigari nel mondo del calcio. Tanti gli allenatori: Pep Guardiola sulle note di «Don’t look back in anger» degli Oasis, Carlo Ancelotti insieme ai suoi giocatori del Real Madrid e Marcello Lippi dopo il Mondiale del 2006. 
E poi ci sono i giocatori: come detto, Ibrahimovic dopo l’ultimo successo in serie A con il Milan, Marcelo Brozovic con l’Inter e la Croazia o ancora Fabregas, Fernando Torres e Gerard Piqué con la Spagna ed Eden Hazard con il Chelsea. L’ultimo, appunto, l’allenatore portoghese. E i tifosi rossoneri si augurano che sia solo il primo di tanti altri.

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