La Regione Sicilia acquista Casa Quasimodo a Modica per valorizzare il museo

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Simbolo del legame tra un autore e il proprio territorio (d’origine o d’elezione), una casa museo è istantanea biografica e macchina del ricordo, tra reperti, ricostruzioni postume e angoli autentici di vita vissuta. L’apposizione di un vincolo culturale da parte delle istituzioni è in questi casi un fatto cruciale, attraverso cui scatta il regime di tutela previsto dal codice dei Beni culturali: il bene immobile, sebbene di proprietà di un privato, in virtù del suo valore storico e antropologico viene sottoposto a una serie di obblighi e di limitazioni relativi alla vendita, alla conservazione, alla destinazione d’uso.
Regolarmente vincolata è la Casa Museo del Premio Nobel per la Letteratura Salvatore Quasimodo, un piccolo edificio nel cuore di Modica, cittadina natia del poeta, tra i più bei gioielli del barocco siciliano. La casa, che appartiene a una famiglia modicana, da alcuni anni è al centro di una trattativa, volta a impedirne la vendita a ulteriori soggetti privati, assicurandone il pieno passaggio alla pubblica amministrazione. Un iter che pare abbia trovato oggi una risoluzione, con il ribadito impegno della Regione siciliana a finalizzare l’acquisto, dietro relativo (ed ennesimo) stanziamento di fondi in legge di bilancio. 

I luoghi d’infanzia di Quasimodo

Oscuramente forte è la vita“, scriveva Quasimodo in chiusura della sua celebre poesia Al padre, composta nel 1959 per i 90 anni di Gaetano Quasimodo, ex capostazione: un affresco vergato d’amore e di rispetto, in cui è nitido il ricordo di un’infanzia segnata dalla povertà, dall’umanità e dall’esempio morale (“la tua pazienza triste, delicata, ci rubò la paura”), dal sole di una Sicilia presto abbandonata e sempre portata nel cuore, dai continui trasferimenti, seguendo il papà di stazione in stazione, e dal terribile terremoto di Messina del 1909, in quel “dicembre d’uragani e mare avvelenato“, quando come “bestiame infantile” la famiglia si rifugiò in un carro merci abbandonato, contando “sogni polverosi con i morti sfondati dai ferri“, mentre la città sfidava il fango, le macerie, la malaria e il “vilipendio dei ladroni presi fra i rottami“.
E furono certo nutrimento, quegli anni intensi, per lo sguardo e le parole del poeta: i luoghi dell’infanzia e della formazione non rappresentarono solo coordinate biografiche essenziali, ma spazi concreti e simbolici in cui ancora risuona il senso di Quasimodo per la sua terra, per le radici, per una classicità respirata ed esplorata, per il valore della memoria stessa.

Salvatore Quasomodo con il figlio Alessandro

Quasimodo: la vita, le opere

Quasimodo nacque a Modica, il 20 agosto del 1901, in una casetta del centro storico vicinissima alla Torre dell’Orologio che sorge lungo le mura del Castello. Pochi giorni dopo venne battezzato a Roccalumera, città di origine del padre e del nonno Vincenzo (ex ferroviere anche lui), dove trascorse tutte le estati, fino all’adolescenza, prima di emigrare con un diploma in mano, in cerca di lavoro (“quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca”): qui raccontò di aver scritto la sua prima poesia, ancora ragazzino, su un tratto di “spiaggia omerica” bagnata dal mar Jonio; e qui ha oggi sede il Parco Letterario Salvatore Quasimodo, un itinerario composto principalmente da cinque vagoni merci d’epoca – simili a quelli in cui vissero i Quasimodo per alcuni mesi, dopo il sisma – trasformati in un vero e proprio treno-museo, con tanto di fotografie, documenti, cimeli.
E poi la famosa Torre Saracena, citata nel titolo della poesia dedicata al fratello maggiore Enzo, morto prematuramente; un teatro di giorni lieti, condivisi con i compagni di giochi, ma anche di echi luttuosi, mettendo a fuoco troppo presto l’ineluttabile legge del destino: “Io stavo ad una chiara / conchiglia del mio mare / e nel suono lontano udivo cuori / crescere con me, / battere uguale età (…) Il tuono tetro / su dall’arcobaleno d’aria e pietra / all’orecchio del mare rombava una / infanzia errata, eredità di sogni / a rovescio, alla terra di misure / astratte, dove ogni cosa / è più forte dell’uomo”.

La Casa Museo di Modica è invece una delle dieci realtà siciliane inserite nell’elenco dell’Associazione Nazionale Case della Memoria (collegata a ICOM e Unesco). Il piccolo Salvatore visse pochissimo tra quelle mura, al primo piano di un fabbricato di fine Ottocento, in via Posterla: la madre, con i due bambini, cinque giorni dopo il parto di trasferì dai nonni, a Roccalumera, mentre il marito era ancora impegnato con il lavoro; in seguito i continui trasferimenti richiesti dalle Ferrovie avrebbero condotto Gaetano e la famiglia tra Gela, Messina, Trabia, Acquaviva.
Eppure è questa casetta di pietra che negli Anni ’90 divenne il principale scrigno di memorabilia del poeta (l’archivio storico è conservato presso l’Università di Pavia, mentre altra documentazione è esposta nella mostra permanente La vita non è sogno, presso la GAMeC di Messina). Lo stesso Quasimodo, nel ’63, sulle pagine del periodico “Le Ore”, aveva dedicato un pensiero a questi luoghi: “Nella città alta di terrazzi e di chiese del ‘600, aerea di visioni esatte dei paesi e dei mari della scienza e dell’arte è la casa dove è nato il Campailla (filosofo e poeta del Seicento) davanti a quella della mia nascita”.   

La casa natale di Quasimodo a Modica

Tutto, in quelle stanze, appare integro, graziato dal tempo e affidato a un eterno presente. Uno spazio scenico, in realtà, frutto di un allestimento fedele all’epoca e ai veri spazi di vita del poeta. C’è la camera da letto, con mobilio originale dei primi del ‘900, la stessa in cui Quasimodo vide la luce: dal letto in ferro battuto al capezzale in tessuto con iconografia religiosa, dall’inginocchiatoio agli armadi e i comodini in lucido legno di noce.
Nella stanza accanto è stato riallestito lo studio del suo appartamento di Milano, in Corso Garibaldi 16, dove visse dal 1941 al 1968, anno della morte (nel capoluogo lombardo era arrivato prima, nel ‘34, come geometra del genio civile, dopo una serie di trasferimenti a Reggio Calabria, Firenze, Imperia, Genova, Cagliari). Qui si concentra l’universo intimo e poetico di Quasimodo, a partire dalla sua “Lettera Trentadue” Olivetti, e poi la collezione di penne stilografiche, la collezione di dischi, un frammento della sua ricca biblioteca, i pezzi principali del mobilio – la scrivania, due poltroncine rosse, una dormeuse – varie fotografie autografate, edizioni speciali delle sue opere, documenti incorniciati, registrazioni audio con la sua voce. Alle pareti anche le riproduzioni delle 27 gouache astratte realizzate nel 1953, unica sua esperienza da pittore, ricca di interessanti spunti sul rapporto, fecondo e prolungato, con il mondo delle arti visive e con tanti artisti del suo tempo.
Il 10 dicembre del 2016 sono stati inaugurati due nuovi ambienti: una sala lettura e una sala multimediale in cui sono disponibili diversi materiali video, tra cui quello della cerimonia per la consegna del Premio Nobel a Stoccolma.

la targa apposta allingresso della casa museo di quasimodo a modica Nella casa del poeta Quasimodo a Modica. Che ora diventa museo regionale
La targa apposta all’ingresso della Casa Museo di Quasimodo, a Modica

La Regione siciliana e la casa di Quasimodo

Bisogna risalire al 1991 per trovare una prima traccia della volontà di istituire una Casa Museo dedicata a Quasimodo. Nella Legge regionale n. 17 di quell’anno si autorizzava l’Assessore per i beni culturali a “istituire a Modica anche attraverso l’acquisizione della casa natale del poeta una biblioteca-museo regionale”. L’articolo di legge veniva poi integrato da un successivo provvedimento (L.R. n.19 del 6 aprile 1996), per “stipulare contratto di acquisto dagli eredi di Salvatore Quasimodo del suo archivio storico-culturale”. Si nominava un perito per stabilire il valore scientifico ed economico dei materiali e si realizzava il piano avviato cinque anni prima: “Per la raccolta e la conservazione, anche in originale, della documentazione archivistica e bibliografica, dei cimeli, carteggi e memorie sarà istituito un archivio-biblioteca diretto alla divulgazione ed alla valorizzazione dell’opera di Salvatore Quasimodo”. Un ultimo comma specificava la volontà di destinare l’archivio acquisito alla città di Modica “perché venga reso di pubblica fruizione, impegnando il Comune a sistemarlo in locali idonei”.
Venne quindi affidata la gestione della nuova Casa Museo alla cooperativa Etnos, a cui sopraggiunse, nel 2016, l’associazione Proserpina, ancora oggi in carica: realtà che, in tutti questi anni, hanno curato con grande dedizione gli aspetti organizzativi, la comunicazione, l’accoglienza, dietro versamento di un affitto alla proprietà, auto finanziandosi con il ricavato di un piccolissimo biglietto d’ingresso.

Nel 2021 la notizia della decisione dei proprietari di vendere la casa convinse la Regione a far valere il proprio diritto di prelazione. Tra stanziamenti di fondi non andati a buon fine (un milione di euro in prima battuta, divenuti 500mila nella manovra per il 2023), trattative, progetti di acquisto e ammodernamento, l’obiettivo non è ancora raggiunto. Oggi, con la legge di stabilità approvata a fine dicembre 2024, potrebbe compiersi l’ultimo atto. Nel generoso pacchetto di 3,5 milioni riservato alla città di Modica – che intanto in queste ore ha dichiarato lo stato di dissesto economico – sono inclusi 𝟒𝟎𝟎 𝐦𝐢𝐥𝐚 euro con cui rilevare la casa di via Posterla. Lo ha annunciato con orgoglio l’ex sindaco Ignazio Abbate, oggi deputato regionale in quota DC, che molto si è speso per la causa: “Finalmente siamo riusciti a far quadrare il cerchio e ad acquistare l’intera proprietà, che comprende, oltre alla casa attualmente adibita a museo, anche il piano terra ed il caratteristico aggrottato con annesso giardino che si estende fino alle soglie della Torre dell’orologio”. Che sia davvero la volta buona?             

Il futuro prossimo di Casa Quasimodo

Ecco intanto delle interessanti novità, per una possibile fruizione integrata: “Acquistando il biglietto per il Castello si potrà accedere direttamente al giardino di Casa Quasimodo da cui poi scendere e visitare la casa natale. Da qui, attraverso una breve passeggiata per i caratteristici vicoli, si arriverà in Corso Umberto alle spalle della Chiesa di S. Pietro. Un percorso unico per bellezza, arte e cultura”. Non è ancora chiaro se l’associazione Proserpina potrà sperare di veder riconfermato il suo incarico, con modalità nuove (è evidente che servirà un bando regionale, aperto ad altri soggetti del terzo settore o a società di servizi per la cultura) o se la Regione stessa interverrà in modo diretto, con risorse proprie (cosa assai improbabile, visto il deficit di personale registrato ovunque). Sempre che il famigerato acquisto vada in porto e che comporti, all’atto pratico, delle migliorie a livello di investimenti e di strategie per la gestione, la manutenzione e la valorizzazione.
A risuonare, intanto, nel solco di un impegno che si spera resti costante, sono le parole di monito e d’affetto del poeta, scritte dalla sua casa di Milano il 26 dicembre del 1962, per quei luoghi lontani e mai dimenticati: “Auguro alla mia città non solo la rinascita industriale e turistica, ma anche la Rinascita culturale, che vuol dire ferma vita sociale e politica, nel segno della civiltà contemporanea più alta; un ordinamento che non renda debole il diritto alla giustizia e alla comprensione dei sentimenti e delle idee di ogni cittadino. Questo nel nome di Modica, un tempo centro d’arte e di pensiero; nel nome del grande filosofo e poeta italiano Tommaso Campailla”.

Helga Marsala

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