La nuova guerra dei droni: più vittime, meno coscienza

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Si usano sempre più droni e robot di terra per le battaglie in Ucraina. Così la guerra viene in un certo modo “sterilizzata” e dichiarata più accettabile. Un giorno dovremo forse dar ragione al replicante di Blade Runner? 

La guerra in Ucraina è durata a lungo per molteplici ragioni, politiche, propagandistiche, nazionaliste, economiche, strategiche. Ma c’è una ragione che sta diventando più potente delle altre, dopo quasi tre anni di battaglie: quella delle armi.

In Ucraina si stanno sperimentando nuovi tipi di armi da entrambe le parti e di conseguenza nuove strategie di combattimento. Il primo cambiamento è stata la revisione completa dell’utilizzo dell’arma corrazzata: la fase iniziale del conflitto ha dimostrato quanto i carri armati siano vulnerabili se il campo di battaglia è ristretto dalle condizioni atmosferiche o di altro genere.

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Inoltre si è notato quanto ci sia bisogno con urgenza di rinnovare la costruzione dei blindati: nemmeno i più avanzati resistono alle nuove armi anticarro tipo Javelin ecc. con cui gli ucraini hanno fatto stragi di tank nei primi mesi. L’effetto è una corsa al “tank del nuovo secolo” da parte di quasi tutti, Italia inclusa, con forti dispendio di risorse.

In secondo luogo si è sviluppato moltissimo l’utilizzo dei droni aerei: ormai ne esistono centinaia di tipi, sia riutilizzabili che kamikaze, costruiti da moltissimi paesi, incluso l’Iran sotto embargo. Applicando a tali droni l’intelligenza artificiale e il remote control, le battaglie sono enormemente cambiate e con esse le tattiche militari sono state completamente riscritte.

Partecipare alla guerra in Ucraina (in qualsiasi modo) serve ad essere informati delle ultime novità tecnologiche e belliche sotto tutti i punti di vista. In terzo luogo è accresciuto considerevolmente l’utilizzo dell’arma missilistica, soprattutto da parte russa. Gli occidentali pensavano si trattasse di un universo obsoleto che Mosca non avrebbe avuto modo di proseguire nel tempo (quante volte abbiamo sentito che avevano finito i missili?). Invece c’è stato un salto qualitativo molto pericoloso, con nuovi missili difficilmente intercettabili, a dimostrazione che la tecnologia militare russa ha mantenuto una performance invidiabile.

La guerra aerea tradizionale, quella combattuta da apparecchi e elicotteri, ha lasciato il posto ad un altro tipo di combattimento basato su vettori e droni guidati dall’intelligenza artificiale. Infine c’è stato l’utilizzo, inizialmente tenuto segreto ma ormai di pubblico dominio, delle armi di terra robotiche. Si tratta di robot blindati con lanciarazzi e mitragliatrici senza conducenti (unmanned in gergo) che possono anch’essi essere guidati dall’intelligenza artificiale e compiere offensive senza che venga ingaggiata nessuna risorsa umana. L’Ucraina ne sta facendo uso nel Donbass e nel Kursk, quasi costretta dal fatto di non avere a disposizione la stessa quantità di soldati della Russia.

La recente offensiva su Lyptsi ne è solo un esempio. Anche in questo caso si tratta della dronizzazione della guerra, quella di terra che era già avvenuta ancor prima nella marina con droni marittimi  adoperati dalla marina militare ucraina per affondare battelli da guerra e sommergibili russi o attaccare istallazioni costiere.

La dronizzazione generalizzata sta portando ad una revisione totale dello strumento militare e del suo impiego. Ci possiamo aspettare una nuova narrazione della vicenda militare con conseguenze culturali e di mentalità. Non si tratta solo di puntare il dito (come giustamente fa papa Francesco) contro l’enorme dispendio di denari per le armi o contro il complesso militar-industriale che perennizza i conflitti per fare profitto. Si tratta di qualcosa di nuovo: una banalizzazione della guerra, quasi una sua sterilizzazione nei confronti della coscienza pubblica e della consapevolezza generale.

Infatti si inizia a sentire che la guerra sono i robot a farla e non gli umani, sostenendo che ciò la renda moralmente e socialmente più accettabile. Ma se ciò potrà far risparmiare vite di militari non lo farà per nulla nei confronti di quelle civili, ancor più superflue e sacrificabili di prima. E nei confronti della natura e dell’ambiente. Avremo una guerra fatta di droni e di danni collaterali. Già ne vediamo gli effetti a Gaza dove il conflitto ha ripreso a uccidere molti più civili che militari, come non lo facevano dalla grande guerra.

L’intelligenza artificiale viene utilizzata dagli israeliani per tracciare le persone e decidere chi sia suscettibile di essere legato ad Hamas, quindi sacrificabile. Questo vorrebbe giustificare la massa di uccisioni di civili. La dronizzazione dà ragione alla fantascienza che lo aveva previsto, dimostrandosi meno “fanta” di quanto si pensi.

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L’uomo avrà così perso il controllo non tanto dei robot ma della sua stessa coscienza. C’è da chiedersi se forse, un giorno non lontano, ascolteremo anche noi le famose parole del replicante di Blade Runner: ”ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi”. 

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