Altro che acqua alla gola: la Puglia è sempre più a secco. Sempre più assetata. Anche in inverno. La siccità non molla la presa e nel tacco d’Italia sta destagionalizzando diventando un’emergenza anche nei mesi più freddi e non solo sotto i colpi del solleone estivo. La mancanza di piogge e di acqua mette all’angolo la regione e rappresenta una spada di Damocle per le produzioni agricole e gli allevamenti ma anche per gli insediamenti industriali.
La crisi idrica non dà tregua. I terreni sono sempre più aridi e all’alba del 2025 non cambia il trend negativo in Puglia dove le disponibilità d’acqua continuano ad essere ridotte al lumicino: pari al 10% del volume autorizzato e al 33% di quanto raccolto nello stesso periodo dell’anno scorso, con una diminuzione di 105 milioni di metri cubi d’acqua negli invasi artificiali. A denunciarlo sono i dati dell’Anbi, l’associazione nazionale dei Consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue. E a piazzare il carico sono poi i numeri dell’Osservatorio siccità del Cnr: secondo il Consiglio nazionale delle ricerche a novembre, in Italia, circa il 43% dei territori è stato sottoposto a condizioni di siccità severo-estrema, coinvolgendo oltre il 63% della popolazione. E ad essere penalizzata anche dalla siccità novembrina è stata proprio la Puglia con il 43% del territorio coinvolto. E mentre con una tendenza alla tropicalizzazione si accentuano i sintomi del cambiamento climatico in atto, l’emergenza è ormai una corsa contro il tempo: con queste premesse invernali, il caldo della prossima estate rischia di rappresentare il colpo di grazia.
La denuncia di Coldiretti
«La Puglia – denuncia Coldiretti – è la regione d’Italia dove piove meno con 640 millimetri annui medi e impatti gravi sull’agricoltura causati dalla siccità che distrugge le coltivazioni e rappresenta la calamità più rilevante per i campi, ma ha anche il primato negativo della disponibilità annua media di risorsa pro capite con soli 1.000 metri cubi, meno della metà della disponibilità annua pro capite media nazionale stimata in 2.330 metri cubi». E la scarsità di piogge fa il paio con le condotte colabrodo e l’inadeguatezza degli invasi. «D’altro canto ogni anno va perso l’89% dell’acqua piovana, una dispersione che la Puglia non può permettersi – insiste Coldiretti – considerato che l’acqua non ce l’ha e ha bisogno di importanti opere per ridisegnare il proprio assetto idrico e idrogeologico e per garantire non solo l’approvvigionamento idrico per la popolazione, ma per assicurare corpi irrigui adeguati alle produzioni agricole, artigianali e industriali. A causa della mancanza di acqua – incalza Coldiretti Puglia – sono balzati alle stelle i costi di carburante per l’irrigazione e in difficoltà per l’allarme siccità fuori stagione sono in realtà tutte le colture in campo a causa della maturazione contemporanea delle verdure. Una situazione preoccupante in Puglia dove a causa della siccità grave del 2024 ci sono stati raccolti dimezzati dalle ciliegie al grano, dal miele fino alle olive».
L’Sos di Confagricoltura
A lanciare l’Sos è anche Confagricoltura. Che punta il dito sulla situazione degli invasi principali della Puglia: una panoramica che evidenzia una riduzione marcata delle riserve idriche rispetto all’anno scorso. L’invaso di Occhito sul Fortore, uno dei principali serbatoi della regione, registrava lo scorso 4 gennaio 2025, una disponibilità di poco più di 31,5 milioni di metri cubi, ben al di sotto dei 115 milioni di metri cubi disponibili nello stesso periodo del 2024. A calcoli fatti, una perdita significativa di oltre 83 milioni di metri cubi in soli dodici mesi. Un calo altrettanto preoccupante anche nell’invaso di Marana Capacciotti, dove la disponibilità è scesa dai 19,4 milioni di metri cubi del 2024 agli attuali 8,6 milioni, con una riduzione di quasi 11 milioni di metri cubi. E ciò nonostante le piogge degli ultimi giorni. Per Confagricoltura è giunto il momento di scommettere sul riuso delle acque e sull’innovazione.
«Questi dati confermano un trend di forte contrazione delle riserve idriche, che pone serie sfide per l’approvvigionamento, soprattutto in vista della prossima stagione estiva. Siamo al cospetto di una realtà – evidenzia Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia – che impone una riflessione sul futuro dell’approvvigionamento idrico, non solo in Puglia. Il riutilizzo delle acque reflue trattate rappresenta una delle risposte più promettenti. Già praticato con successo all’estero, il riuso dell’acqua in agricoltura rimane tuttavia sottoutilizzato in Italia, nonostante il suo potenziale sia stato ampiamente riconosciuto nelle strategie internazionali e nazionali».
A fronte di un utilizzo che si attesta a circa il 4%, in Italia esiste un potenziale di riuso pari al 20%, capace di coprire fino al 45% della domanda irrigua, come dimostrano studi recenti. «Il riuso delle acque reflue, se ben regolamentato e supportato da politiche adeguate, offre – sottolinea Lazzaro – vantaggi ambientali, economici e sociali».
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