Il 15 gennaio sarà valutata la richiesta di rinvio a giudizio di 29 imputati legati al clan Fezza De Vivo e al di “‘o minorenne”. Tra le accuse anche l’aggressione ad Antonio Petrosino D’Auria e il rogo a un’attività a lui riconducibile
A partire dal 2019 a Pagani ci sarebbe stato un cambio di guida in seno al clan Fezza, del quale sarebbe stato estromesso Antonio Petrosino D’Auria e questa decisione doveva essere platealmente resa nota anche alla città con il suo pestaggio e l’incendio di un’attività commerciale a lui riconducibile.
Dal 2010 in poi, il clan era stato decimato da numerose inchieste giudiziarie con quasi tutti i vertici finiti in carcere ed era rimasto libero solo Antonio D’Auria Petrosino. Scarcerati molti degli arrestati, quasi tutti assolti, nel 2019 era partito un “nuovo progetto” che non prevedeva più la partecipazione di Antonio D’Auria Petrosino. Un progetto che stava spiccando il volto grazie anche all’alleanza con Rosario Giugliano (all’epoca 58enne) detto ‘o minorenne, di Poggiomarino, che dopo decenni di carcere si era trasferito in parte a Pagani, dove in una mansarda aveva stabilito il suo quartier generale e si occupava di estorsioni in tutto l’Agro, direttamente o come suggeritore, e di fatti politici nella natia cittadina nella città metropolitana di Napoli.
L’ALLEANZA E LE ESCLUSIONI
Un’alleanza tra il suo gruppo e con i Paganesi (con posizione apicale anche di Andrea De Vivo) che consentì al gruppo di effettuare un salto di qualità. Bisognava, però, mettere in chiaro anche chi non ne faceva parte di quella neonata organizzazione anche perché il gruppo malavitoso fino a quel momento era stato indicato popolarmente, ma anche in molte indagini, come quello dei Fezza D’Auria Petrosino. Quest’ultimo gruppo, sempre secondo la Dda di Salerno, era nato dal matrimonio tra Rita Fezza dell’omonima famiglia con molti esponenti criminali e Antonio D’Auria Petrosino, 45enne figlio di Gioacchino. E Gioacchino non è un nome qualsiasi a Pagani: detto “Sparaspara” aveva un carisma criminale che si allungava come un’eredità anche su altri.
Insomma, andava chiarito D’Auria Petrosino fosse stato estromesso dal gruppo, come sottolineato dalla Dda di Salerno che ha diretto le indagini. Un nuovo sodalizio nato dalla separazione di Rita Fezza e suo marito, mentre lei avrebbe stabilito un rapporto sentimentale con Andrea De Vivo. Va precisato che Antonio D’Auria Petrosino non ha condanne per fatti legati a vicende camorristiche.
L’AGGRESIIONE
Sempre come riferisce il quotidiano La Città, l’esigenza di dimostrazione pubblica di estromissione risalirebbe l’aggressione a piazza Martiri D’Ungheria, a Pagani meglio nota come “Abbasc’ ‘a Cappella”, regno dei D’Auria Petrosino, ad Antonio D’Auria Petrosino. Fu un pestaggio pubblico, che si doveva vedere.
Per questo episodio sono indagati Andrea De Vivo, Giuseppe D’Auria, Daniele Confessore e Francesco Fezza, fratello di Rita e quindi cognato dello stesso Antonio D’Auria Petrosino. L’aggressione fu materialmente realizzata da Andrea De Vivo e da Daniele Confessore e condivisa da Francesco Fezza e Giuseppe D’Auria. Ma non bastò.
IL ROGO
Il 18 novembre 2020 fu incendiato un esercizio commerciale nel quale era interessato Antonio D’Auria Petrosino, che vendeva casalinghi nella zona di via Taurano a Pagani. Per il rogo sono accusati Andrea De Vivo, Giuseppe D’Auria e Daniele Confessore.
LA RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO PER 29 IMPUTTI
Per tutte queste vicende e per altro, la Dda ha chiesto il rinvio a giudizio di 29 imputati davanti al Gup del tribunale di Salerno, con udienza preliminare del 15 gennaio. All’udienza preliminare finirà la trance investigativa culminata con l’operazione del giugno dello scorso anno, che vede sotto inchiesta il gruppo di Giugliano e quello dei De Vivo Fezza.
Il gruppo di Giugliano avrebbe eseguito o tentato una serie di estorsioni a imprenditori tra Pagani, San Marzano sul Sarno, Scafati e in altri comuni dell’Agro nocerino, nel mondo dei trasporti di Poggiomarino e Pagani, di industriali conservieri, ad un’azienda di videogiochi operante nell’Agro nocerino e nel settore edile (una vittima fu costretta a mettersi in contatto tramite videochiamata con Giuliano nonostante ‘o minorenne fosse in carcere a Siracusa) e onoranze funebri. Tra i fatti imputati c’è anche il tentato omicidio di Carmine Amoruso avvenuto a San Marzano sul Sarno nell’aprile del 2021. Una parte del gruppo di Giugliano è imputato anche per reati legati agli stupefacenti. Al gruppo dei Paganesi contestato tra l’altro il possesso armi e l’incendio di un autocarro nell’ottobre del 2020 a Pagani, davanti ad una nota attività di ingrosso.
Diverse persone individuati quali parti offese (imprenditori di Pagani, San Marzano, Poggiomarino e non solo) e Antonio D’Auria Petrosino
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