Senza il rispetto degli impegni si rischiano “buchi nello scudo” che proteggono la sicurezza collettiva del continente. Ad alzare la voce è stato l’ammiraglio Rob Bauer, presidente del Comitato militare dell’Alleanza, che ha lanciato un avvertimento alle capitali europee: le promesse di aumento delle spese militari devono essere mantenute, puntando il dito anche contro le istituzioni finanziarie che ignorano il potenziale economico dell’industria della difesa
07/01/2025
Alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, e con la guerra in Ucraina quasi giunta al suo terzo anno, il vertice militare della Nato ha lanciato un avvertimento chiaro e netto alle capitali europee: le promesse di aumentare le spese della Difesa dovranno essere mantenute. A dichiararlo è stato l’ammiraglio Rob Bauer, presidente del Comitato militare dell’Alleanza Atlantica (carica che a breve sarà ricoperta dall’ammiraglio italiano Giuseppe Cavo Dragone), che ha ribadito come i governi dei Paesi europei saranno chiamati a rendere conto degli impegni presi e che nuove e più ambiziose richieste verranno avanzate nel 2025. L’ammiraglio neerlandese, però, non si è limitato a rivolgersi alle cancellerie del Vecchio continente, puntando il dito anche contro le istituzioni finanziarie che continuano ad ignorare il potenziale economico dell’industria della Difesa. Una scelta che Bauer, intervistato dal Financial Times, ha definito letteralmente stupida: “Perché non siete convinti da trilioni di dollari, cos’è successo al vostro istinto negli affari, siete stupidi?”.
Come sottolineato dal militare numero uno nella Nato: “Se le placche tettoniche si muovono, avvengono i terremoti. Se le placche del potere geopolitico si muovono, avvengono le guerre. Non credo ci saranno delle vere e proprie guerre mondiali, ma guerre regionali, come quelle che vediamo ora, sono probabilmente parte del nostro prossimo futuro”. Invece, alcune banche europee sono riluttanti nell’investire o finanziare le aziende della difesa per aumentare la produzione, e molti fondi di investimento del Vecchio continente sono impossibilitati a finanziare il comparto a causa delle preoccupazioni ambientali, sociali e di governance, i cosiddetti parametri Esg, considerati da Bauer “obsoleti”. Con l’aumento della spesa militare europea, sostenere l’industria della difesa diventa una questione strategica non solo per la sicurezza, ma anche per l’economia del continente, e ignorare il ritorno sugli investimenti che il settore può offrire è, secondo l’ufficiale, una decisione non molto lungimirante.
Tanto più nel momento in cui le spese per la Difesa sono destinate ad aumentare, con l’impegno di Bauer di far rispettare quanto promesso dai Paesi europei. L’attuale soglia di riferimento della Nato è ancora quella decisa in Galles nel 2017, il 2% del Pil. Trump aveva proposto, nel suo precedente mandato, di portarla al 5%. Al di là di quello che deciderà di fare il Tycoon tornato nello Studio Ovale, molti esperti ritengono oggi che per affrontare le sfide attuali sia indispensabile almeno il 3%, traguardo che qualche Paese europeo, in particolare quelli dell’est, ha già cominciato a raggiungere.
L’obiettivo di Bauer è, dunque, quello di costringere i governi a rispettare gli impegni, e una strategia per farlo è fissare obiettivi specifici per l’acquisizione di capacità militari essenziali: “Quest’anno verranno fissati nuovi obiettivi di capacità per i Paesi europei, in particolare per quelle tecnologie e strumenti che attualmente solo gli Stati Uniti possiedono,” ha dichiarato Bauer.
La questione, per la Nato, non riguarda solo la sicurezza nazionale di ogni singolo Stato membro, ma anche la capacità collettiva dell’Alleanza di difendersi dalle minacce esterne, in primis dalla Russia. “Se qualcuno non fa quanto ha promesso, si crea un buco nello scudo comune”, ha spiegato Bauer. Il riferimento ai nove Stati membri che ancora non raggiungono la soglia minima del 2% è chiaro, tra cui c’è anche l’Italia, insieme ad altri come Spagna e Belgio. Per Bauer, l’impegno a difendersi “non può essere delegato ai polacchi o ad altri Paese, la condivisione dei compiti è anche condivisione del rischio”, aggiungendo come troppo spesso si pensi alla guerra come fatta solo di tecnologia, cyber attacchi o intelligenza artificiale. “La guerra è ancora fatta di fango e sangue” ha detto l’ammiraglio, enfatizzando la necessità di investire in forze tradizionali e mezzi pesanti, come i carri armati, per rispondere in modo adeguato a qualsiasi tipo di minaccia. “Se il nemico ha un carro armato, è probabilmente una buona idea averne uno anche noi,” ha concluso
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