SCUOLA/ Nella Media di Militello a Catania la vera risposta alla crisi del Sud

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L’avvocato Giovanni Baudo, appena finita la guerra, aveva un sogno per il figlio Pippo: desiderava che in futuro potesse frequentare il liceo classico e poi iscriversi all’università (preferibilmente a giurisprudenza). Ma perché il sogno potesse realizzarsi, Pippo doveva, intanto, frequentare la scuola media (tappa necessaria per accedere al liceo) che a Militello in val di Catania non esisteva ancora. A opporsi all’avvio della media a Militello era stato nientemeno che Mario Scelba, l’uomo forte della Dc e futuro ministro degli Interni, secondo cui quella scuola avrebbe prodotto solo “spostati”. Nel centro agricolo della provincia di Catania, con una ricca tradizione artistica e culturale, c’era già un corso biennale di avviamento professionale: questo – per Scelba – era più che sufficiente. Ma Militello, patria di Pietro Carrera (l’autore dello storico volume Il gioco degli scacchi, 1617) e della dinastia dei Majorana, non poteva accettare quell’affronto: voleva la media. Erano diverse le famiglie che aspiravano a un futuro migliore per i loro figli e la scuola rappresentava il più importante trampolino per la rinascita sociale e culturale della comunità. D’altronde chi avesse voluto frequentare la media a Caltagirone o a Catania avrebbe dovuto sobbarcarsi quotidianamente un lungo viaggio in treno e diversi chilometri di cammino a piedi per raggiungere la stazione ferroviaria situata fuori paese.
Fu così che nel 1945, per iniziativa dal basso, nacque la Scuola media di Militello. Protagonisti di quella operazione furono un geniale intellettuale locale (Paolo Abramo, giornalista e maestro elementare), un gruppo di genitori, un’associazione culturale, un anziano possidente del luogo (che lasciò tutti i suoi averi per l’istituzione della scuola) e gli emigrati  dell’associazione “Angelo Majorana” di New York. Dopo il primo anno di prova – in cui i docenti svolsero il loro lavoro come volontariato e gli allievi a fine percorso si presentarono da esterni agli esami – la media di Militello ottenne la “parifica” (1947) e dieci anni dopo divenne scuola statale.



La visita odierna a Militello in val di Catania del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha come motivazione l’inaugurazione dei locali ristrutturati del plesso scolastico “Pietro Carrera” di Viale Regina Margherita, viene a riconoscere, a 80 anni dall’avvio della Scuola media, che lo sviluppo del Sud parte dalla lotta alla povertà educativa. Grazie a quella scuola media, infatti, non solo Pippo Baudo ma tanti altri giovani militellesi in questi decenni hanno potuto coronare i loro sogni.

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Ma l’esperienza della scuola media di Militello conserva un altro segreto prezioso: la pratica del principio di sussidiarietà. Lo Stato e la politica non seppero leggere nell’immediato dopoguerra i bisogni del territorio, gli abitanti del paese sì. E non si fermarono a protestare, ma cominciarono a costruire con i mezzi di cui disponevano una risposta al bisogno di istruzione. A cerchi concentrici l’esperienza del giornalista-maestro elementare Paolo Abramo e di alcune famiglie raccolse il sostegno degli emigrati, del Comune, poi della Regione e, infine, dello Stato.

È singolare che dopo tanti decenni alcuni temi del dibattito pubblico siano rimasti inalterati. Ancora oggi per molti politici il tema dell’educazione e dell’istruzione è secondario. Non si spiegherebbe altrimenti né l’alto tasso di dispersione scolastica né il bassissimo numero di asili nido pubblici in provincia di Catania. Per l’agenda politica al primo posto ci sono le industrie, le grandi infrastrutture, i megaprogetti per captare fondi dall’Ue, le strategie per il mantenimento del potere, ma si dimentica che ancora oggi al Sud la più grande povertà è di diplomati e di laureati. E senza giovani (ben formati) non c’è speranza di sviluppo.



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