Sanità digitale, Polimi: “Che sarà nel 2025, ecco i punti chiave”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


Il 2024 è l’anno in cui veramente si è entrati nel vivo dei progetti finanziati dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resistenza) e PNC (Piano delle cronicità), anche grazie agli strumenti di acquisto dedicati (si pensi agli Accordi quadro Consip per la sanità digitale o alle gare che hanno avuto per capofila alcune regioni italiane, nello specifico Lombardia e Puglia, per la telemedicina), che hanno permesso a strutture sanitarie e Regioni di dedicarsi pienamente alla digitalizzazione della Sanità.

Facciamo il punto sul 2024

Il fenomeno è dirompente per portata e capillarità e finalmente si iniziano a vedere i risultati degli sforzi messi in campo per realizzare le piattaforme abilitanti della sanità digitale. Basti pensare alla linea di intervento che sta riguardando la digitalizzazione dei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione (DEA) di I e II livello e che vede come elemento trainante la Cartella clinica elettronica, oppure alle risorse per l’adozione della telemedicina e quelle per la realizzazione del nuovo FSE 2.0.

La sfida principale non sta tanto nel mero adempimento tecnologico, quanto nella necessità di creare le condizioni abilitanti affinché l’adozione della sanità digitale sia piena e diffusa a tutti i livelli del sistema sanitario.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

In questo senso, la digitalizzazione non può prescindere dalla riprogettazione dei modelli organizzativi, dalla formazione e accompagnamento a tutti i
professionisti sanitari per lo sviluppo e il potenziamento delle competenze digitali, dall’adeguamento normativo
.

Il 2024, l’anno dell’AI in sanità

Il 2024 è stato però anche l’anno in cui l’Intelligenza Artificiale (AI) ha dominato il dibattito in sanità. L’AI promette di rivoluzionare le diverse fasi di cura del cittadino/paziente, dalla prevenzione alla diagnosi fino alla cura e al monitoraggio, supportando la piena adozione di una medicina sempre più personalizzata e d’iniziativa.

In effetti, l’AI si incorpora nella pratica clinica in diverse applicazioni concrete [1], come per esempio:

  • interazione con il paziente, attraverso la possibilità di gestire la comunicazione in modo più automatizzato e personalizzato (AI Generativa);
  • stratificazione del rischio, grazie a strumenti di analisi basati sui dati del singolo paziente;
  • diagnosi, attraverso l’analisi di grandi moli di dati clinici e immagini con tecniche di Machine Learning;
  • interpretazione dei risultati di laboratorio, attraverso l’analisi e descrizione in linguaggio naturale degli esami;
  • comprensione delle preferenze di un paziente o di cambi nel comportamento, attraverso chatbot;
  • esecuzione di procedure, attraverso – ad esempio – l’affiancamento in interventi chirurgici;
  • prescrizioni mediche, attraverso la verifica dell’interazione tra farmaci e terapie;
  • monitoraggio di un paziente (o di una popolazione), per esempio attraverso l’integrazione con sistemi di telemonitoraggio o dispositivi indossabili;
  • ricerca e apprendimento, attraverso soluzioni di supporto alle decisioni;
  • ricerca e apprendimento, attraverso soluzioni di supporto alle decisioni.

La sfida dell’adozione dell’AI nella pratica clinica

L’adozione dell’AI nella pratica clinica ha sicuramente delle implicazioni multidimensionali che spaziano dall’etica, alla privacy, alla cybersicurezza, fino alle competenze digitali e tecnologiche e agli aspetti organizzativi.

Tale sfida è complessa e non priva di rischi. Ma nuove opportunità e benefici iniziano ad essere dimostrati in diversi ambiti di applicazione. In questo senso, è rilevante sottolineare che l’utilizzo dell’AI ruota intorno ai dati e sono proprio le caratteristiche dei dati – in particolare la quantità dei dati a disposizione, la loro qualità e accessibilità – a determinare la bontà dell’output generato.

Com’è noto, infatti, gli algoritmi di AI si addestrano prendendo in input grandi quantità di dati, elaborano un modello di apprendimento (supervisionato da un umano) e lo affinano sulla base delle interazioni (prompting) con una
figura umana
. I gradi di discrezionalità e rischio che possono essere introdotti in questo processo sono svariati: a partire da basi dati che possono includere fake news, dati inaccurati o distorti, informazioni sbilanciate in termini di etnia, genere eccetera. Ciò può condurre a risposte distorte o “allucinazioni” (ovvero
risultati che non sono basati sulla realtà o sulla verità oggettiva).

L’uso sicuro dell’AI

Affinché l’applicazione dell’AI diventi veramente promettente in ambito sanitario, è necessario che tutti i tasselli che compongono la sanità digitale ovvero il variegato panorama di strumenti, a supporto dei processi clinico-assistenziali e di relazione con il cittadino/paziente, sia pienamente operativo e consenta di avere un’infrastruttura tecnologica e dei servizi sanitari pronta sotto il profilo di accuratezza, accessibilità e usabilità dei dati.

Tali caratteristiche, infatti, sono imprescindibili per l’utilizzo sicuro dell’AI, e possono essere garantite solo in un contesto di crescente digitalizzazione e di diffusione e completa adozione degli strumenti digitali ai diversi livelli del SSN.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Nel corso del 2024 Regioni e Aziende Sanitarie si sono mosse verso la completa realizzazione e adozione di ciascuno di questi elementi, sfruttando finanziamenti ad hoc e strumenti di acquisto dedicati (per esempio
gli Accordi quadro sanità digitale di Consip). Vediamo nel dettaglio le principali traiettorie che stanno caratterizzando lo sviluppo dei sistemi e delle soluzioni digitali a supporto del SSN.

Sanità digitale nel 2025: a che punto è la Cartella clinica elettronica (Cce)

La digitalizzazione dei Dea, secondo le regole del Pnrr, passa attraverso un meccanismo di verifica della maturità digitale – tramite la metodologia EMRAM di Himss – che prevede più misurazioni tra il 2023 e il 2025, a fronte delle quali saranno riconosciuti gli investimenti abilitati dai fondi Pnrr dedicati alla digitalizzazione.

Il 2024 è stato un anno di piena realizzazione delle iniziative di digitalizzazione, oltre che di continua verifica del processo di digitalizzazione stesso.

L’implementazione della CCE nel piano di digitalizzazione dei Dea porta a benefici significativi se approcciato non come una mera soluzione software
installata e messa a disposizione degli utenti da parte dei sistemi informativi aziendali, ma come servizio che realmente risponde ai bisogni degli stakeholder (la direzione sanitaria, i clinici, gli amministrativi). In questo senso gli sforzi dell’anno appena concluso sono andati nella direzione di un approccio olistico, capace di integrare la tecnologia alla pratica clinica quotidiana, e che tenga conto di questi aspetti:

  • analisi dei requisiti e dei processi, anche attraverso il coinvolgimento di tutte le parti interessate;
  • installazione e configurazione della soluzione, tenendo conto della personalizzazione per le esigenze organizzative;
  • test e collaudo, per garantire qualità e sicurezza della soluzione;
  • formazione adozione, per supportare il cambiamento culturale e favorire la piena adozione;
  • ottimizzazione continua, per promuovere l’innovazione e il miglioramento.

È evidente che da un approccio tale da dimostrare in breve tempo i benefici della digitalizzazione (per citare i principali: riduzione carico di lavoro, maggiore efficienza, migliore qualità dell’assistenza, maggiore soddisfazione di operatori e pazienti) non si torna indietro, e anzi si consolida in un processo virtuoso di
miglioramento continuo e di “influenza” positiva a livello di sistema sanitario.

Accoglienza digitale

La digitalizzazione dei servizi impone un ripensamento del modo in cui questi vengono erogati e fruiti dal cittadino/paziente.

Ciò vale per ogni tipo di servizio che deve essere riprogettato tenendo conto di 3 aspetti chiave: l’esperienza dell’utente, l’accessibilità ai servizi per tutte le tipologie di utenti e la comunicazione che accompagna l’utente alla fruizione del servizio stesso.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Il punto di “ingresso” del cittadino/paziente nel suo percorso di cura con la sanità condiziona tutta la sua esperienza in termini di umanità e inclusività. Per
questo motivo i servizi di accoglienza digitale sono l’elemento da cui partire nella costruzione di un nuovo sistema sanitario.

Si pensi, per esempio, alle iniziative di digitalizzazione che – a partire dal 2024 – stanno riguardando i CUP aziendali/regionali e che – in parte – rispondono anche all’esigenza di sanare il problema delle liste d’attesa, in attesa che venga realizzata una Piattaforma Nazionale per la Gestione delle Liste d’Attesa (PNGLA): aldilà dell’aspetto tecnologico, i cittadini si aspettano un accesso alla sanità più fluido, immediato, accessibile.

Ancora una volta, la chiave di volta, è un approccio human-centered in cui il
paziente e le sue esigenze vengono ascoltate e tradotte in servizi fruibili, comunicazioni chiare e trasparenti, una pluralità di canali intuitivi per accedere ai servizi.

Tutto ciò concorre a creare una relazione di fiducia con il cittadino/paziente che aumenta il coinvolgimento del paziente stesso nel suo percorso di cura.

L’assistenza territoriale

La digitalizzazione diffusa della sanità passa anche attraverso un processo di profondo cambiamento dell’assistenza territoriale, coinvolgendo tutte le strutture sanitarie del territorio – oltre ai presidi ospedalieri – e favorendo la condivisione strutturata delle informazioni tra tutti gli attori coinvolti nel percorso del cittadino/paziente.

Dal punto di vista normativo, la revisione dei modelli organizzativi e dei servizi dell’assistenza territoriale si rifà al DM77/2022 (“Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”) e trova compimento anche grazie alle risorse stanziate attraverso il Pnrr.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Tali orientamenti si esplicitano da un lato nella riorganizzazione delle strutture e presidi territoriali e dei servizi in essi erogati (per esempio, case della comunità,
ospedali di comunità, centrali operative territoriale) o in figure dedicate (è il caso dell’infermiere di comunità – IFeC), dall’altro lato in azioni di digitalizzazione che favoriscano una maggiore integrazione e continuità tra ospedale e territorio.

La telemedicina

È questo il caso della telemedicina e – più in generale – dell’adozione della logica della connected health, ovvero di quell’ecosistema di servizi e modelli organizzativi supportati da soluzioni tecnologiche in grado di abilitare la condivisione delle informazioni dei cittadini e dei pazienti nei processi di prevenzione e cura tra tutti gli attori coinvolti (medici e infermieri ospedalieri, operatori sanitari sul territorio e a domicilio, pazienti, referenti istituzionali eccetera).

In questo contesto, la telemedicina è uno dei tasselli che compone il “nuovo” territorio digitale. Basti pensare alla potenzialità di un teleconsulto tra professionisti che abbiano in carico un paziente affetto da più patologie croniche, oppure la possibilità di verificare l’aderenza terapeutica al proprio piano di cura individuale attraverso soluzioni di telemonitoraggio.

La cartella socio-sanitaria

La cartella socio-sanitaria è lo strumento che operativamente dovrebbe far convergere i dati, le informazioni e i servizi territoriali a supporto degli operatori e professionisti che si occupano degli aspetti sanitari e sociali del cittadino/paziente. Anche in questo caso – come in tutti quelli citati in precedenza – i dati sono l’ossatura sulla quale sviluppare algoritmi predittivi di intelligenza artificiale allo scopo di migliorare i servizi, prevenire le complicanze e intervenire sulla programmazione delle risorse.

FSE 2.0: gli obiettivi della sanità digitale nel 2025

L’evoluzione del FSE 2.0, avvenuta proprio in concomitanza con la definizione degli obiettivi del Pnrr, fa sì che lo strumento da mero contenitore di documenti diventi uno strumento data-driven con dati strutturati fruibili dai diversi professionisti.

Il nuovo FSE, infatti, è legato a doppio filo all’ecosistema dei dati sanitari
(EDS)
– una sorta di banca dati della salute degli assistiti, aggiornata e utile per finalità di cura, prevenzione, profilassi internazionale, studio, ricerca scientifica e governo – la cui genesi e realizzazione è stata travagliata per vicende legate perlopiù a tematiche di privacy e tutela dei dati, ma che ora sembra essere
arrivata a un punto con la recente approvazione del Garante per la privacy sul decreto che regolerà l’EDS.

L’EDS

In sostanza, l’EDS sarà alimentato con i dati strutturati e non del FSE (non soggetti a oscuramento) trasmessi dalle strutture sanitarie e socio-sanitarie e li elaborerà al fine di fornire, su richiesta, appositi servizi (individuati nell’allegato A della bozza di decreto) ai professionisti sanitari e allo stesso cittadino / paziente, oltre a Regioni e Ministero della Salute (per esempio per finalità di ricerca e governo).

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

I benefici del FSE 2.0

La piena adozione del FSE 2.0 promette numerosi benefici e vantaggi. Ma al momento sta facendo i conti con alcune difficoltà, tra le quali l’integrazione dei diversi sistemi regionali e la resistenza al cambiamento da parte degli operatori sanitari, oltre alla già citata tutela dei dati.

Tali ostacoli rallentano l’alimentazione del FSE da parte delle aziende sanitarie, limitando anche le potenzialità legate all’uso dei dati e all’EDS. L’ultima
rilevazione dell’Osservatorio Sanità Digitale, mostra buone percentuali di caricamento dei dati strutturati di referti di laboratorio e radiologia (92% e 80% rispettivamente), così come dei verbali di pronto soccorso e delle lettere di dimissione ospedaliera, mentre c’è meno standardizzazione nei referti di specialistica ambulatoriale e di anatomia patologica (54% e 31% rispettivamente).

Va, inoltre, ricordato che l’erogazione dei fondi da parte dell’Unione Europea è vincolata dal raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  • entro la fine del 2025 l’85% dei medici di base alimenta il FSE;
  • entro la metà del 2026: tutte le regioni e province autonome hanno adottato e utilizzano il FSE.

L’integrazione del FSE nella pratica clinica

Tutti questi obiettivi – e in particolare quelli che prevedono l’adozione del FSE da parte degli operatori – presuppongono la capacità di integrare il FSE nella pratica clinica e, di conseguenza, è necessario che a tutti i livelli i professionisti e in generale gli stakeholder del FSE siano formati e accompagnati all’uso di tale
strumento e dei servizi in esso contenuti.

Le Regioni in questo senso si sono mosse attraverso piano estesi e diffusi di formazione e comunicazione, che proprio nel corso del 2024 hanno visto un massiccio avvio di ore di formazione in aula e in modalità e-learning.

Conclusioni

Il 2024 ha segnato un punto di svolta nel dibattito sull‘intelligenza artificiale (AI) in sanità, evidenziando sia le potenzialità che i rischi di questa tecnologia.

L’AI si è affermata come strumento chiave per personalizzare le cure e migliorare la prevenzione, la diagnosi e il monitoraggio dei pazienti, grazie alla sua capacità di analizzare grandi quantità di dati clinici, ambientali e genetici. Tuttavia, l’implementazione efficace dell’AI richiede un contesto normativo adeguato, un impegno verso la formazione continua dei professionisti sanitari per garantire un uso consapevole e sicuro e la continua spinta alla digitalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Tale impegno – sostenuto anche dal PNRR – sta accelerando l’adozione di strumenti come la Cartella Clinica Elettronica (Cce), la telemedicina e il FSE, che sono fondamentali per un’integrazione efficace dell’AI e il pieno sviluppo delle sue potenzialità nella pratica clinica, oltre che nelle aree della ricerca, prevenzione e governo del Sistema Sanitario.

Questi sviluppi promuovono, inoltre, un’assistenza sanitaria più efficiente e accessibile, ma richiedono una gestione attenta della privacy e della sicurezza dei dati.
In conclusione, l’AI rappresenta una straordinaria opportunità per trasformare la sanità. Ma solo attraverso un approccio integrato alla sanità digitale e collaborativo verso tutti gli stakeholder coinvolti sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dell’AI, garantendo al contempo la sicurezza e il benessere dei pazienti.

Bibliografia

[1] Patel MR, Balu S, Pencina MJ. Translating AI for the Clinician. JAMA. 2024 Nov 26;332(20):1701-1702. doi: 10.1001/jama.2024.21772. PMID: 39405321.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi