Si è tenuta, nel tardo pomeriggio di oggi, alle 17,30, nella chiesa della parrocchia di San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco di Bari, la partecipata veglia di preghiera in suffragio del piccolo neonato trovato morto nella culla neonatale che accoglie i bambini abbandonati. Commozione in parrocchia, ma anche un’aria di grande tensione, al punto che poco prima dell’inizio della funzione religiosa, un parrocchiano si è presentato ai giornalisti presenti, sostenendo di essere un avvocato, e ha comunicato ai cronisti la decisione del sacerdote di non gradire che all’interno della chiesa, durante la celebrazione, ci fossero operatori dell’informazione, giornalisti e cameraman, che potessero riprendere il rito o registrare l’audio.
Una decisione che segue altri episodi avvenuti nella giornata di , quando il parroco ha attaccato i giornalisti durante le varie messe della giornata.
Segnale di un clima teso e di un momento difficile per il prete, ascoltato domenica in questura come persona informata dei fatti. Il rito è iniziato con la ressa di cineoperatori rimasta all’esterno della chiesa di Poggiofranco. All’interno, i giornalisti, senza operatori, sono entrati guardati a vista in un clima di diffidenza. Qualche parrocchiano ha provato a riprendere con il telefonino alcuni giornalisti per documentare con le immagini cosa stessero facendo in chiesa. «Sono un’agente della polizia locale», ha esclamato una signora sulla trentina, a un gruppo di giornalisti seduti in fondo alla chiesa che cercavano, con non poche difficoltà, di seguire la funzione.
Dall’altare, in questo clima non certo di religiosa partecipazione per una veglia di preghiera, don Antonio ha esordito così: «Non è il momento delle interviste e delle dichiarazioni pubbliche, noi siamo qui a pregare, ad invocare il senso della vita. Abbiamo vissuto un’esperienza traumatica. Noi siamo chiamati a essere comunità che genera la vita. Forse questo è un segno di essere impegnati a dare ancora di più a questa città che invecchia, dove i giovani sono sempre meno e che sta morendo. Forse il Signore – ha aggiunto il sacerdote – ce lo sta chiedendo in maniera forte, siamo chiamati a essere un segno di vita. Sono convinto che qualcuno dal cielo ci sta proteggendo e che il Signore che ama gli angeli ci manda gli angeli ad annunciare, ancora una volta, la gioia della condivisione e della fraternità».
Poi rivolgendosi direttamente ai suoi parrocchiani ha espresso «un grazie a ciascuno di voi e a tutti in particolare, abbiamo condiviso un momento difficile e un momento di preghiera. Ringrazio ciascuno di voi che ha mostrato solidarietà, ringrazio il vescovo che, oggi, mi ha inviato un messaggio, così come ringrazio i tanti vescovi d’Italia che in queste ore mi hanno chiamato per esprimere solidarietà e ringrazio, ancora una volta il Signore che ci ha detto di essere schiodanti. Dobbiamo affrontare altro e lo affronteremo, siamo onesti e trasparenti e chi si è preso gioco di noi è stato il caso».
Il rito, celebrato davanti a poco meno di un centinaio di persone, è terminato un quarto d’ora dopo essere iniziato con la benedizione del presbitero. All’esterno della chiesa alcuni fedeli hanno lasciato il luogo di culto commentando la triste vicenda, nonostante il richiamo al silenzio del parroco: «Abbiamo perso tutti, anche noi come comunità». Andando via in tutta fretta una coppia confida: «Siamo sconvolti e siamo vicini ai genitori di questo piccolo», mentre un altro signore di mezza età, rivolgendosi ai giornalisti all’esterno della chiesa, ha aggiunto: «Siamo tutti provati e stiamo vivendo un momento di grande dolore e dispiacere, è una notizia tremenda». Pina, una parrocchiana cerca di spiegare ai giornalisti che «lo stato d’animo del parroco è quello di una persona provata. Una persona perbene che in questo particolare momento, per sua scelta, vuole stare lontano dai riflettori mediatici».
«È una persona che sa bene quello che fa e quello che dice», commenta un’anziana signora lasciando, in tutta fretta, la chiesa. Sembra quindi che buona parte della comunità parrocchiale di “San Giovanni Battista”, faccia quadrato intorno al suo parroco, pur vivendo un momento di dolore per il ritrovamento di quel neonato senza vita all’interno di quella culletta termica.
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