Milano, le gallerie d’arte traslocano in periferia: «In centro costi esorbitanti e poca offerta, così le mostre riqualificano i quartieri»

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di
Fabrizio Guglielmini

Dai «pionieri» di Assab one a Crescenzago al tris di via Romilli: sempre più realtà si spostano dove le metrature sono ampie e i contesti dinamici. L’auspicio: «La creatività attira anche i turisti. Vogliamo diventare luogo di incontri reali»

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Mille metri in centro per una nuova galleria d’arte sono un miraggio: nel 2025 i costi esorbitanti e la scarsità d’offerta per superfici del genere costringono a guardare altrove. Ma per gli espositori e i mercanti (soprattutto di opere contemporanee) le periferie milanesi non sono un ripiego. Anzi. I nuovi spazi diventano loro stessi agenti di riqualificazione e di attrazione per un pubblico formato ovviamente da appassionati ma anche da molti turisti che scoprendo gallerie come M77 e Cassina Projects scoprono zone che si stanno giocando nuove carte urbanistiche. La necessità di metrature importanti ha creato un vero e proprio panorama parallelo a quello delle gallerie in centro o addirittura in centro storico, non antagonista ma complementare alla ricchezza culturale della città che in questo caso nasce per iniziativa privata.

In via Mecenate

Aperta nel 2014 al 77 di via Mecenate con una scelta da pionieri di Giuseppe Lezzi e di Emanuela Baccaro (preceduti solo da Assab One), oggi M77 è una quotata galleria d’arte che spazia fra contemporaneo e gli ultimi decenni del Novecento come nel caso della prossima mostra: la retrospettiva (con cinquanta opere) dedicata a Carla Badiali, esponente dell’astrattismo italiano, scomparsa nel 1992. Sempre affacciata su Mecenate (al civico 76) grandi spazi anche per Cassina Projects: fondata a New York nel quartiere di Chelsea nel 2016 dai fratelli Irene e Marco Cassina, dal 2019 si è trasferita a Milano nell’ex fabbrica di aerei Officine Caproni, costruita a sua volta nel 1920. La galleria si articola su 1.250 metri quadrati con due spazi che espongono le opere di artisti emergenti e già noti al mercato. Attualmente è in corso la collettiva «Viscous» con artisti nati negli anni Ottanta e Novanta e provenienti da diverse parti del mondo come Maria Fragoso Iara e Jessie Makinson.




















































Assab one, i pionieri

Fra via Padova e via Palmanova, a Crescenzago, lo spazio multifunzionale (principalmente galleria d’arte e organizzazione no-profit) Assab One, ha il primato dell’«intuizione della periferia» come ricorda Elena Quarestani. Nel 2002 una singola mostra in una fabbrica dismessa divenne «un rito di passaggio» per trasformare uno spazio industriale in una realtà che nasce dalle ceneri delle Grafiche Editoriali Ambrosiane che stampavano qui i loro prodotti. Oggi Assab One ha alle spalle centinaia di esposizioni e nell’ambito della mostra «Endje: Wander-Weaving» di Anila Rubiku, lunedì 13 ospita «Resterà la luce», un incontro con l’artista Anila Rubiku a cura della critica Monica Coretti.

Spazio agli emergenti

Spostandosi nella zona servita dalla metro gialla alla fermata Porto di Mare, il riferimento per l’arte contemporanea è la galleria Zero con sede in via Boncompagni 44. Lo spazio nella periferia sud della città è stato scelto nel 2019 dopo diversi anni di attività prima a Piacenza e poi in viale Premuda. Il titolare Paolo Zani racconta la filosofia espositiva: «Le caratteristiche architettoniche e concettuali hanno sempre avuto un ruolo centrale nello sviluppo della galleria. Cerchiamo di fornire agli artisti nuovi spazi per nuove sfide. Per quello che ci riguarda, siamo già inseriti in una situazione urbana che sa di sperimentale». Galleria attenta alle ultime tendenze della scena internazionale, Zero presenta fino al 25 gennaio la mostra dell’artista João Maria Gusmão che utilizza vari media per parlare della società contemporanea.

Il tris di via Romilli

Fenomeno nel fenomeno, le tre nuove gallerie che hanno aperto i battenti a Corvetto nel 2024 sono tutte in via Romilli, dove hanno inaugurato la propria sede la galleria Mxm Arte (già aperta a Pietrasanta anni fa), la Fondazione Galleria Milano (che ha lasciato la sede storica di via Turati) e il project space Velò. Una significativa presenza (gallerie e fondazioni) del non profit, tra artisti già noti e giovani emergenti. Da queste parti è arrivata per prima la Fondazione Prada ormai 10 anni fa (era il 2015) che ha «esplorato» la zona attorno allo Scalo di Porta Romana, futuro villaggio olimpico per Milano Cortina 2026. «Lasciare via Turati per la periferia sud è abbastanza rappresentativo di quanto la città in questi anni sia cambiata» — sintetizza la direttrice della Fondazione Galleria Milano Bianca Trevisan. «E da qui nasce una riflessione-domanda rivolta a noi stessi, operatori culturali: dal dialogo, dalla creatività e dalla ricerca cerchiamo di rispondere all’interrogativo: Milano è ancora una città di produzione culturale? Non sappiamo se la risposta sia positiva, ma crediamo di essere nella zona giusta per farlo». Nella nuova via delle gallerie, i titolari incontrano persone di tutte le età, estrazioni e culture. «Vogliamo che le nostre gallerie siano luoghi di incontro reale», dicono in coro.

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