le misure per integrare gli alunni stranieri

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Il 29 luglio 2024 il DL n. 71/2024 contenente disposizioni urgenti in materia di sport, sostegno didattico agli alunni con disabilità è stato convertito nella legge n. 106.  L’art.11 disciplina le misure per l’integrazione scolastica degli alunni stranieri, dispone che “nei limiti delle risorse di organico disponibili a livello nazionale possa essere disposta l’assegnazione di un docente dedicato all’insegnamento dell’italianoper le classi aventi un numero di studenti stranieri che si iscrivono per la prima volta al sistema nazionale di istruzione e che non sono in possesso delle competenze linguistiche di base in lingua italiana, pari o superiore al 20 per cento degli studenti della classe.

La legge 106 ha del resto, accolto l’invito del Consiglio dell’Unione Europea del 26/11/ 2009 agli Stati membri a  “prendere le misure appropriate” a tutti i livelli, locali, regionali e nazionali per garantire a tutti i bambini le stesse opportunità per “sviluppare le proprie potenzialità”.

 Apprendere l’italiano per favorire l’inclusione, l’invito dell’Unione Europea

Scuolemigranti, la Rete nata nel 2009 per coordinare l’integrazione linguistica e sociale dei migranti nel Lazio, plaude alla Legge. “Finalmente” dice Anna Nota, volontaria che lavora con la Rete, “lo Stato si occupa in prima persona degli studenti stranieri”. L’apprendimento della lingua italiana come condizione sine qua non per una integrazione nella società è il principio fondante della Rete.

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La maggioranza dei MSNA, minori non accompagnati, presenti sul territorio italiano, sono prossimi al raggiungimento della maggiore età, al 31/05/2023, il 69% aveva un’età compresa tra i 16 e i 17 anni .

D’altro canto, una ricerca dell’ISMU rileva che solo uno su cinque dei MSNA, viene integrato nel sistema scolastico. Circa l’85% è inserito nei corsi di alfabetizzazione linguistica in italiano all’interno dei CPIA o degli enti che li accolgono. La legge 106 appare pertanto destinata ad interessare una parte residuale dei minori che arrivano nel nostro Paese.

La necessità di semplificare il percorso di inserimento

“Per i minori, 16anni meno un mese, l’inserimento nella scuola è obbligatorio”, spiega la prof.ssa Nota, “ma se hai 16 anni e un mese non rientri nel percorso scolastico, bisogna semplificare la normativa che disciplina l’inserimento scolastico. Basterebbe una valutazione del livello ad personam del livello d’istruzione dello studente straniero” – ora serve una documentazione che certifichi il livello di scolarizzazione.

Come è accaduto con Mariam, nome di fantasia, una ragazza siriana diciottenne arrivata in Italia con un diploma ma senza certificazione. Mariam viene interrogata dalla docente di matematica ed ammessa a frequentare il quarto anno dell’Istituto Giovanni XXIII. Si è diplomata con 70/100 ed è iscritta alla Facoltà di farmacia.

Molti soldi ma pochi docenti, progetti senza gambe

È la dicitura “nei limiti” del succitato art. 11 a suscitare molte perplessità nella senatrice Simona Malpezzi, di professione insegnante in quel di Pioltello e, dal 6 luglio 2023, Vicepresidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza

 I soldi stanziati dalla legge 106 per corsi di potenziamento- 12.817.000,00 euronon serviranno a risolvere il problema dell’integrazione scolastica dei neoarrivati.  Dice Malpezzi, “Servono soprattutto docenti, specificare che saranno utilizzati docenti nei limiti delle risorse di organico disponibili, significa che ci sarà una contrazione dell’organico perché non saranno sostituti quelli che andranno in pensione”.

La senatrice Malpezzi insiste sull’importanza di dare continuità ai progetti, “I risparmi dovuti alla denatalità dovevano restare all’interno della scuola, ci siamo opposti al dimensionamento della scuola – accorpamento degli istituti – e deve essere modificato la modalità di approccio all’istruzione. L’insegnante ha la ricchezza dell’esperienza e della progettualità, se va in pensione oppure chiede un trasferimento il progetto non deve morire con lui/lei. Chi lascia deve essere sostituito da un altro docente che conosce il progetto e lo porta avanti”.

Inoltre, prosegue la senatrice Malpezzi “Non si può ingessare la scuola in numeri e percentuali, il 20% di alunni stranieri in una classe può essere poco e tanto, deve essere la scuola a chiedere ciò di cui ha bisogno”.

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L’altro rischio, dice la prof.ssa Nota, è che per raggiungere il 20% “si facciano delle classi ghetto, come è accaduto a Fondi ad inizio anno scolastico”. Classi composte in maggioranza da studenti stranieri e una minoranza di italiani.

La carenza del personale amministrativo

La senatrice Malpezzi, pur riconoscendo, la buona volontà del legislatore, si chiede “In realtà i fondi a disposizione sono fondi del PNRR, cosa faremo il prossimo anno?”.

Cos’altro inceppa l’intero sistema scuola? Sì i docenti ma, sostiene Malpezzi, anche “la mancanza del personale ATA – personale amministrativo tecnico e ausiliario ”. Sono coloro che rendicontano le spese e gestiscono i fondi per i progetti messi in campo”.

Anche la prof.ssa Nota individua nell’accorpamento delle scuole e nella mancanza di personale amministrativo le cause principali che impediranno di sfruttare i fondi messi a disposizione ed apportare al sistema scolastico le necessarie innovazioni.

I corsi di potenziamento nella scuola primaria

Sempre l’art. 11 recita, “il finanziamento è destinato alle scuole statali primarie, secondarie di primo e secondo grado”.

Nel 2022/23 dei 20510 minori arrivati in Italia, solo il 2% è rappresentato da bambini fino ai 6 anni. Sono gli alunni ammessi alla scuola primaria. In genere, arrivano per ricongiungimenti famigliari e di rado nelle classi dove sono inseriti si raggiunge il 20% previsto per poter usufruire dell’agognato finanziamento.

Per molti di loro, l’inserimento nella scuola è traumatico: non sono scolarizzati, non parlano l’italiano e in famiglia si parla la lingua d’origine. Il gap fra loro e gli studenti parlanti italiano è destinato ad aumentare negli anni fino a sfociare nell’abbandono scolastico. 

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Un primo passo verso l’integrazione di questi alunni è stata la direttiva ministeriale del 27/12/2012 che introduceva i BES, Bisogni Educativi Speciali. La direttiva ravvedeva infatti la necessità di un intervento speciale per gli studenti con deficit, anche quelli causati dal ritardo sociolinguistico.  La prof.ssa Nota sottolinea come i BES “siano stati il primo passo verso l’inclusione, bisognerebbe avere un insegnante di italiano di supporto in ogni classe”. La senatrice Malpezzi è dello stesso avviso, “La direttiva 27/12/2012 andava nella giusta direzione”.

L’internazionalizzazione del sistema scolastico

La ricerca ISMU ha evidenziato che quasi l’80% dei ragazzi stranieri parla una o due lingue straniere, di solito francese, inglese e spagnolo. Si potrebbe sfruttare questo potenziale per favorire gli studenti stranieri e non solo? Le lezioni di materie scientifiche potrebbero essere tenute in una lingua della Comunità europea. “Sono anni che lo sostengo” dice la prof.ssa Nota, “la scuola italiana dovrebbe internazionalizzarsi”.  Un sogno del cassetto: i minori stranieri che non parlano italiano e che ora faticano, potrebbero eccellere.

Livia Gorini
06 gennaio 2025

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