Davines, la bellezza va di pari passo con la sostenibilità. Anche in comunicazione

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Un gruppo. Due marchi (Davines, haircare e [comfort zone], skincare, scritto con le parentesi quadrate), costruiti intorno alla sostenibilità. Una sostenibilità ante litteram, visto che, già nel 2004, l’azienda di Parma aveva lanciato il Manifesto della bellezza sostenibile, dimostrando un impegno pionieristico in questo ambito. E che «uno degli elementi distintivi di Davines è stato parlare di sostenibilità quando quest’ultima non era assolutamente mainstream, soprattutto nel settore della bellezza», ha raccontato a ItaliaOggi Paolo Bonetti, global marketing director del brand dedicato all’haircare.

Chi conosce il brand online viene invitato, con promozioni, a provare i saloni professionali   

Il marchio di prodotti per capelli è destinato soprattutto al mercato professionale, anche se, per una quota che varia a seconda dei paesi (in Italia, per esempio, si attesta intorno al 6-7%, mentre negli Usa arriva fino al 30%), si rivolge direttamente (online) anche al consumatore finale. Con un occhio di riguardo ai giovani della Gen Z (perché «solitamente questo target non frequenta assiduamente i saloni dei parrucchieri»), ma, al tempo stesso, senza inficiare la mission del brand, che è «quella di supportare i parrucchieri nella loro attività. E così, attraverso l’iniziativa Drive to salon, chi conosce il brand online viene invitato, con promozioni o buoni sconto sui servizi, a provare anche i saloni professionali Davines». Che oggi sono circa 45mila nel mondo.

L’80% del fatturato è realizzato all’estero 

Il gruppo, che realizza l’80% del fatturato all’estero e che nel 2023 ha celebrato il suo quarantennale, è una B Corp dal 2016 e una società benefit dal 2019. Ma soprattutto «siamo un family business, perché realmente c’è una famiglia (Bollati) coinvolta in prima linea nella proprietà e nel top management. Inoltre, chi viene a lavorare con noi percepisce di far parte di una famiglia. Cosa che la community dei nostri parrucchieri apprezza molto», ha sottolineato Bonetti.

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Dalle spa alle terme, alle farmacie: il canale di distribuzione di [comfort zone] 

Se i parrucchieri sono il core target del brand Davines, spa, terme, centri estetici qualificati e, più recentemente, anche farmacie sono il canale privilegiato di distribuzione dell’altro brand del gruppo, [comfort zone], un marchio premium fondato nel 1996 e disponibile anche «online attraverso i nostri siti di e-commerce, uno per il mercato italiano e l’altro per i mercati esteri», ha spiegato la head of global marketing della skincare division Elisa Rezzani.

L’Italia è per [comfort zone] il primo paese per fatturato e distribuzione. «I consumatori italiani sono fortemente orientati al risultato e al contempo si aspettano un’esperienza sensoriale e di benessere di altissima qualità. Per questo i professionisti che ci scelgono lo fanno per la qualità delle formule ma anche per le tecnologie complementari che offriamo e per l’alta formazione che mettiamo loro a disposizione in ambito tecnico ma anche di business», ha aggiunto Rezzani.

Obiettivo, raddoppiare i ricavi a 500 milioni entro il 2030 

Il gruppo Davines è oggi presente in oltre 90 paesi e, oltre all’headquarter e allo stabilimento produttivo di Parma, conta otto sedi nel mondo, a New York, Londra, Parigi, Düsseldorf, Città del Messico, Deventer (in Olanda), Hong Kong e Shanghai. Il fatturato (nel 2023 pari a oltre 260 milioni di euro) mostra un incremento a doppia cifra costante negli ultimi undici anni. L’obiettivo al 2030, aveva annunciato lo scorso settembre Davide Bollati, presidente del Gruppo Davines, è raddoppiare i ricavi a 500 milioni di euro. Un «obiettivo ambizioso», aveva dichiarato Bollati, «ma siamo determinati a raggiungerlo in modo sostenibile, perseguendo una visione rigenerativa e garantendo uno sviluppo che non vada a discapito dell’ambiente».

L’agricoltura biologica rigenerativa al centro della strategia e della comunicazione

Un modello di bellezza sostenibile, il cui pilastro è l’agricoltura biologica rigenerativa (un insieme di pratiche agronomiche che promuovono processi ecologici naturali e migliorano la salute del suolo), al centro non solo della strategia ma anche della comunicazione del gruppo. Lo dimostrano gli investimenti in Eroc, European regenerative organic center, «il primo centro di formazione e ricerca in Europa nel campo dell’agricoltura biologica rigenerativa guidato da un’industria cosmetica», che occupa un sito di 17 ettari di fronte al Davines Group Village, l’headquarter dell’azienda. E lo dimostra la prima edizione The Good Farmer Award, il premio promosso da Davines e assegnato lo scorso 2 dicembre a due giovani agricoltori under 35 e ai loro progetti di agricoltura biologica rigenerativa.

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