Capitol Hill quattro anni dopo, transizione pacifica per Trump

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Come accade ogni 4 anni i membri del Congresso si sono riuniti a Capitol Hill per certificare l’elezione del presidente avvenuta il primo martedì di novembre.
La vicepresidente in carica ed ex candidata democratica Kamala Harris ha dovuto presidiare il conteggio dei voti elettorali stato per stato, e certificare formalmente la propria sconfitta e la vittoria di Donald Trump. Questo processo cerimoniale apre la strada all’insediamento di Trump come 47esimo presidente, il 20 di questo mese, e segna il quarto anniversario della rivolta del 6 gennaio 2021. Quest’anno non ci sono stati colpi di scena e la transizione dei poteri si è svolta pacificamente, nonostante Trump abbia già ventilato la possibilità di graziare alcune delle persone condannate per l’assalto al Campidoglio, e tutto il suo partito stia portando avanti una sterilizzazione degli eventi di quel giorno, sostenendo che l’insurrezione è stato un evento «pacifico», ignorando tutti i video, i documenti e le inchieste che dimostrano il contrario.

L’11 GENNAIO 2021, cinque giorni dopo che i sostenitori di Trump avevano preso d’assalto il Campidoglio, la Cnn aveva pubblicato un articolo intitolato Gli esperti avvertono che la ‘grande bugia’ di Trump sopravviverà alla sua presidenza. Nell’articolo si citava Timothy Snyder, lo storico che ha coniato l’espressione Big Lie, Grande bugia, per riferirsi al castello di teorie cospirative messe in piedi da Trump per negare la legittima elezione di Biden. «L’idea che Biden non abbia vinto le elezioni è una grande bugia – aveva affermato Snyder – perché per crederci devi non credere a tutti i tipi di prove ed evidenze. È una grande bugia perché devi essere convinto dell’esistenza di un’enorme cospirazione per crederci. Ed è una grande bugia perché, se ci credi, ti richiede di intraprendere delle azioni radicali».

NEI DUE ANNI successivi l’espressione Big Lie è diventata centrale per raccontare come Trump abbia incitato alla violenzail 6 gennaio 2021. Quando il deputato democratico Bennie Thompson ha aperto la sesta udienza del Comitato d’inchiesta della Camera sul tentativo di colpo di stato, ha iniziato affermando che la «campagna di pressione» «per bloccare il trasferimento dei poteri» da parte di Trump è stata uno «sforzo basato su una menzogna, secondo la quale le elezioni sono state rubate, contaminate da una frode: la grande bugia di Donald Trump». La deputata Stephanie Murphy gli aveva fatto eco durante l’udienza successiva, dichiarando che «milioni di americani sono stati ingannati» dalla grande Big Lie sulla frode elettorale.

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ORA IL REGISTRO è cambiato, e i democratici stanno mettendo in guardia gli elettori sulle intenzioni di Trump di riscrivere la storia, definendo il 6 gennaio «un giorno d’amore», mentre alcuni poliziotti sopravvissuti all’attacco che avevano cercato di fermare, affermano di sentirsi «traditi» e «abbandonati» dallo stato. In un editoriale pubblicato dal Washington Post, il presidente in carica, Joe Biden, ha detto che «Non si può permettere che la verità vada persa». Anche parlando ai giornalisti il presidente uscente ha messo in guardia i media dal pericolo di dimenticare il tentativo dei sostenitori di Trump di ribaltare la sua sconfitta nelle elezioni del 2020, o di minimizzarlo, ora che il tycoon sta per tornare alla Casa bianca.

«PENSO che la storia non debba essere riscritta», ha sottolineato Biden. «Mi sono adoperato per assicurarmi che la transizione avvenga senza intoppi». Tra i tanti, gli fa eco il leader di minoranza della Camera Hakeem Jeffries: «La Storia ricorderà sempre il tentativo di insurrezione, e non permetteremo mai che la violenza che quel giorno ha avuto luogo sotto la luce del sole venga mistificata».
Biden ha proseguito scrivendo di continuare a credere che Trump sia «una minaccia per la democrazia».

QUATTRO ANNI fa nessuno pensava che il 6 gennaio fosse una protesta innocente andata male. Tutti, inclusi i repubblicani, l’avevano riconosciuta per quello che era, ma a due settimane dal rientro di Trump nello Studio ovale, la narrazione è completamente cambiata e i rivoltosi vengono chiamati patrioti. Gli eventi fondamentali di quel giorno, accertati attraverso testimonianze oculari, migliaia di ore di riprese, centinaia di atti d’accusa e una delle indagini più estese nella storia federale e del Congresso, non sono più condivisi da tutti, e gli statunitensi devono sentire due diverse interpretazioni dell’attacco, come se la realtà oggettiva non fosse mai esistita.



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