Borse oggi in diretta | Europa attesa in calo. Focus sull’inflazione dell’Eurozona

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Borse europee attese in calo (-0,62% il future sull’Eurostoxx50) in scia ai future statunitensi deboli (-0,06% quello sul Dow Jones e -0,17% quello sull’S&P500) e all’Hang Seng (-1,84%), appesantito dalle perdite del gigante di Internet, Tencent Holdings, e del fornitore di batterie di Tesla, Contemporary Amperex Technology. Le due aziende sono state aggiunte alla lista nera degli Stati Uniti per i legami con l’esercito cinese. I legami commerciali tra le due maggiori economie del mondo sono destinati a peggiorare a causa dell’aumento delle tariffe commerciali sotto il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Lunedì il Tycoon ha negato le indiscrezioni del Washington Post secondo cui la sua amministrazione pensava a provvedimenti solo nei confronti di alcuni settori considerati strategici per la sicurezza nazionale o economica ma da applicare a tutti i Paesi. Con il mercato che si chiede se l’amministrazione Trump imporrà dazi meno aggressivi di quelli promessi in campagna elettorale, il dollaro scivola ancora nei confronti dell’euro che vale 1,039 (+0,93%).

Focus sull’inflazione dell’Eurozona in chiave Bce

La settimana è ricca di dati macro importanti. Alle 8:45 è attesa l’inflazione anno su anno di dicembre della Francia (stima 1,5% contro +1,3% di novembre) mentre alle 11 sono attese quella anno su anno dell’Italia (stima 1,5% contro +1,3% di novembre) e anno su anno dell’Europa (stima 2,4% contro +2,3% di novembre). Alle 16 è la volta dell’Ism non manifatturiero di dicembre degli Stati Uniti (stima 53,2 punti contro 52,1 di novembre). Lunedì sono risultati migliori delle attese i Pmi dell’Europa di dicembre: servizi 51,6 punti (51,4 atteso) da 49,5 di novembre e composito 49,6 punti (49,5 atteso) da 48,3 di novembre.

Tuttavia, «è presto per dire che l’Europa si sta lentamente riprendendo, soprattutto perché l’indicatore della manifattura – Pmi manifatturiero – è sceso a 45,1 punti a dicembre (da 45,2 di novembre) continuando quindi a rimanere al disotto dei 50 punti che, come noto, indicano recessione», avverte Antonio Tognoli di Cfo Sim, ricordando che il primo meeting delle Bce utile per tagliare nuovamente i tassi di interesse è il 30 gennaio. «Non siamo del tutto convinti che il taglio possa dare il boost necessario alla ripresa europea, per due motivi. Il primo riguarda la politica fiscale, soprattutto in vista del risultato elettorale delle prossime elezioni della Francia e della Germania. Il secondo la crescita dell’inflazione da costi, indotta dall’aumento dell’energia, gas in testa. 

Ancora vendite sul petrolio

Ancora in calo i prezzi del petrolio: Wti -0,14% a 73,46 dollari al barile e Brent -0,04% a 76,27 dollari al barile. Proseguono, dunque, le vendite per la seconda sessione consecutiva dopo il rally della scorsa settimana in scia alle aspettative di ulteriori stimoli fiscali per rivitalizzare l’economia cinese in difficoltà, sebbene le preoccupazioni per una riduzione dell’offerta russa e iraniana a causa delle crescenti sanzioni occidentali limitino le perdite. L’incertezza si è tradotta in una maggior domanda di petrolio dal Medio Oriente, come dimostra l’aumento dei prezzi del petrolio saudita per l’Asia a febbraio, il primo aumento di questo tipo in tre mesi.

Inoltre, i gestori di fondi hanno aumentato le loro posizioni lunghe nei futures e nelle opzioni sul greggio statunitense nella settimana fino al 31 dicembre, secondo quanto riferito lunedì dalla U.S. Commodity Futures Trading Commission. «La debolezza di questa settimana è probabilmente dovuta a una correzione tecnica, mentre i trader reagiscono a dati economici più deboli a livello globale che minano l’ottimismo visto in precedenza», sottolinea Priyanka Sachdeva, analista senior di Phillip Nova. A pesare sui prezzi del petrolio è anche l’aumento dell’offerta da parte dei Paesi non appartenenti all’Opec che, insieme alla debole domanda dalla Cina, dovrebbe mantenere il mercato petrolifero ben rifornito quest’anno.

A Milano occhio a Tim, Stellantis, Unicredit e Banco Bpm

Sul listino milanese attenzione a Tim perché dovrebbe prendere una decisione sulla vendita di Sparkle prima della fine del mese, come hanno detto a Reuters due fonti vicine alla situazione. In una riunione del cda convocata per il 15 gennaio i consiglieri inizieranno a discutere l’offerta da 700 milioni di euro presentata congiuntamente dal Tesoro e dal fondo spagnolo, Asterion, mentre una decisione è attesa nel board del 22 gennaio.

Invece, il titolo Stellantis ha chiuso in rialzo di quasi il 4%, in sintonia con un settore automotive europeo particolarmente tonico dopo le indiscrezioni del del Washington Post, smentite da Donald Trump, secondo cui i dazi Usa potrebbero essere meno aggressivi di quanto minacciato dal presidente eletto.

Tra le banche, dopo il nuovo balzo nel capitale di Commerzbank, Unicredit ha messo in sicurezza la partecipazione potenziale acquisita sinora. Poco prima di Natale la banca guidata da Andrea Orcel ha annunciato l’attivazione di un grosso pacchetto di prodotti derivati dopo quello già opzionato a settembre.

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Complessivamente la quota è passata dal 21% al 28%, con solo il 9,5% in azioni e il resto (18,5%) in prodotti strutturati, per lo più total return swap. In seguito, come riferito da Bloomberg e ripreso da MF-Milano Finanza, Unicredit ha chiamato i banker di Citi per coprire parte dell’aumento della partecipazione. Unicredit ha anche lanciato un ops su Banco Bpm di cui JP Morgan ha alzato il target price da 8 a 8,30 euro (rating neutral).

Tra i titoli minori, si ricorda che è l’ultimo dei due giorni di sospensione dalle negoziazioni delle azioni Unieuro prima della revoca. Mentre Borsa Italiana ha reso noto che da oggi, 7 gennaio, e fino a successiva comunicazione sulle azioni Ubaldi Costruzioni non sarà consentita l’immissione di ordini senza limite di prezzo. (riproduzione riservata)



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