Nel 2025 resteranno attivi i bonus più importanti per le famiglie: dalle ristrutturazioni di casa agli aiuti per i figli, dagli sconti fiscali per i lavoratori al sostegno per gli asili nido. Il governo Meloni ha stanziato oltre 30 miliardi per questi incentivi, ma la Corte dei Conti avverte: «Si tratta di somme in buona parte a destinazione vincolata relative solo ad alcune delle aree su cui è necessario intervenire mentre resta difficile trarre indicazioni chiare su quella che sarà la risposta (non necessariamente solo finanziaria) che si intende dare ad altre criticità che rischiano di compromettere la funzionalità del sistema». In pratica i fondi sono destinati solo ad alcune necessità, mentre altre restano scoperte.
Inoltre, i magistrati contabili non sono convinti che ci siano davvero tutti i soldi necessari. Per trovare i fondi volti a prorogare i vari bonus, il governo ha dovuto fare dei tagli alla spesa pubblica. Ma questi risparmi sono molto limitati: rappresentano solo 35 centesimi ogni 100 euro che lo Stato spende in un anno (senza contare gli interessi sul debito pubblico). Anche mettendo insieme tutti i tagli previsti per il 2025, si arriva a risparmiare appena 65 centesimi ogni 100 euro di spesa. I conti mostrano che nei prossimi tre anni (2025-2027) lo Stato spenderà 49,1 miliardi in più del previsto. Solo nel 2025, spenderà 8,9 miliardi più di quanto incassa. Come intende coprire questa differenza? Ha trovato 24,4 miliardi di nuove entrate e conta di risparmiare altri 17,6 miliardi tagliando alcune spese. Ma secondo la Corte dei Conti questi numeri sono incerti.
I bonus casa
Il settore edilizio vede una rivoluzione completa delle detrazioni a partire dal 1° gennaio 2025. Per la prima casa, ovvero l’abitazione principale dove si risiede, resta la detrazione del 50% sulle spese di ristrutturazione per tutto il 2025, con un limite massimo di spesa di 96.000 euro. Come specifica Fisco e Tasse, dal 2026 la percentuale scenderà al 36% ma resterà il tetto di 96.000 euro. Per le seconde case il taglio è immediato: già dal 2025 la detrazione si ferma al 36%, per poi scendere ulteriormente al 30% nel biennio 2026-2027. La Corte dei Conti critica questa scelta di mantenere incentivi sulle seconde case definendola una misura “con un chiaro effetto regressivo”, che favorisce i redditi più alti.
Sul fronte del Superbonus, la manovra fissa paletti precisi: la detrazione del 65% nel 2025 sarà possibile solo per i lavori già avviati entro il 15 ottobre 2024. Come spiega Fisco e Tasse, servirà aver presentato la CILA (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata) o, nel caso dei condomini, aver approvato la delibera assembleare e presentato la CILA. Novità importante anche sul fronte caldaie: vengono completamente escluse dalle detrazioni le sostituzioni di impianti con caldaie a combustibili fossili, in linea con la direttiva europea Case Green. La Corte dei Conti avverte però che questi tagli potrebbero incentivare il lavoro nero nel settore edile.
Invece, chi arreda la casa dopo una ristrutturazione potrà ancora contare sul bonus mobili anche nel 2025. Lo sconto fiscale resta al 50% delle spese, ma si potranno recuperare al massimo 2.500 euro (la metà di una spesa di 5.000 euro). Anche per i lavori di risparmio energetico, come l’isolamento termico o gli infissi, le regole seguono lo stesso schema delle ristrutturazioni: rimborso del 50% per la prima casa nel 2025, che scende poi al 36%, mentre per le seconde case si parte subito dal 36% per arrivare al 30%. Arriva poi un nuovo bonus per chi vuole cambiare gli elettrodomestici vecchi con modelli più efficienti. Lo Stato rimborserà il 30% della spesa, fino a un massimo di 100 euro (che salgono a 200 euro per le famiglie con Isee sotto i 25mila euro). Ci sono però alcune condizioni: gli elettrodomestici devono essere almeno in classe energetica B, essere prodotti in Europa e bisogna smaltire contestualmente il vecchio apparecchio. Per questa misura sono stati stanziati 50 milioni di euro, che verranno distribuiti fino a esaurimento.
Il pacchetto sociale: welfare, famiglia e lavoro
La manovra prova a rafforzare il sostegno alle famiglie, a partire dalla nuova “Carta dei nuovi nati”. Si tratta di un bonus una tantum di 1.000 euro destinato alle famiglie con Isee sotto i 40.000 euro per ogni figlio nato o adottato nel 2025. L’importo verrà erogato il mese successivo alla nascita o all’adozione. Sul fronte del welfare aziendale, viene alzata la soglia dei fringe benefit non tassati: 2.000 euro per i lavoratori con figli e 1.000 per tutti gli altri. Come specifica Fisco e Tasse, questi importi possono essere utilizzati anche per pagare le utenze domestiche, l’affitto o il mutuo della prima casa. Per i neo-assunti che si trasferiscono oltre 100 chilometri dalla residenza sono previste maggiorazioni.
Per le madri lavoratrici arriva l’estensione della decontribuzione anche alle autonome con almeno due figli e reddito fino a 40.000 euro. La misura, che vale circa un decimo dello stipendio, dal 2027 sarà estesa “fino al compimento del diciottesimo anno di età” per le mamme con tre o più figli, con uno stanziamento di 300 milioni annui. In fine, il bonus asilo nido diventa strutturale e, come riporta Agenda Digitale, può arrivare fino a “3.600 euro l’anno per i genitori con un secondo figlio sotto i 10 anni”. È prevista inoltre l’esclusione dell’assegno unico dal calcolo dell’Isee, rendendo così il bonus più accessibile.
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