Trento e Bolzano, direzioni diverse: la sfida del nuovo anno è cavalcare il cambiamento

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di
Michele Andreaus 

L’Alto Adige punta ad entrare nelle connessioni dell’economia trentina, dalle comunicazioni alle banche al settore agricolo

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Personalmente ritengo che l’economia sarà uno dei temi chiave del 2025. Condizionerà pesantemente la politica, la geopolitica e quindi le nostre vite, anche nelle nostre province autonome. L’Europa dovrà gestire una bassa crescita economica, minore di quella che ha caratterizzato il 2024.
Ciò ha varie cause, difficilmente risolvibili nel breve periodo. Innanzitutto l’andamento demografico: gli anziani consumano meno beni e più servizi di tipo assistenziale, che sono posti a carico della fiscalità collettiva. Le nuove generazioni vedono, soprattutto in Italia, stipendi di ingresso nel mondo del lavoro oggettivamente poco dignitosi e quindi non consumano. Forse la crisi del settore dell’auto non è tanto dovuta agli scenari futuri, ma proprio al fatto che da un lato non ci sono i soldi per acquistare una vettura, e in secondo luogo i giovani non ne ritengono prioritario l’acquisto. Le industrie automobilistiche, che sono una delle travi portanti della vecchia economia, hanno reagito tagliando costi, quindi modelli e soprattutto posti di lavoro, concentrandosi ulteriormente, ma in realtà sono dinosauri in via di estinzione, che potranno sopravvivere solo con consistenti iniezioni di sussidi pubblici. La bassa crescita economica determinerà una contrazione delle risorse pubbliche, che non potrà essere gestita con il debito, stante il ripristino di parametri europei rigorosi. Risorse pubbliche scarse, crescente spesa per sanità e previdenza e, verosimilmente, difesa determineranno un’equazione difficilmente risolvibile.

Europa e Usa: i costi della difesa

Per quanto riguarda la difesa, ricordiamo che uno degli obiettivi dell’amministrazione Usa sarà quello di porre i costi della difesa europea a carico dell’Europa. Per loro, la priorità rimane il sud est asiatico e la Cina. L’Europa spende parole per un esercito europeo, ma poi la sua creazione si scontra con gli interessi dei singoli paesi. La debolezza della politica europea sarà un elemento che non potrà che aggravare la situazione. Noi siamo di fatto presi tra due, anzi tre, fuochi, che lavoreranno per dividere e mantenere l’Europa in posizione debole e subalterna rispetto agli interessi di altri paesi. Avremo quindi gli USA, che rifiuteranno di trattare il tema dazi con l’Europa, per privilegiare la trattativa diretta con i singoli stati, la Russia, che giocherà la carta di forniture di energia a basso prezzo, e la Cina che cercherà di acquistare spazi in Europa. Sul tavolo c’è la proposta di contrarre debito europeo per far fronte alle spese di difesa, che avrebbe anche senso. Il tema diventerà quindi politico e il ruolo della Commissione e del Parlamento europeo saranno fondamentali. Senza questa via d’uscita, i margini di manovra della spesa pubblica saranno ridotti all’osso e l’onda arriverà certamente anche da noi.




















































Il Trentino con le spalle al muro rispetto all’Alto Adige

Il Trentino lo vedo un po’ più con e spalle al muro rispetto all’Alto Adige. Che dispone di maggiori risorse, sia per una maggiore capacità di generarle internamente, sia per un rapporto privilegiato con Roma. Dai tempi di Dellai, la politica trentina ha avuto un rapporto raramente costruttivo con Bolzano, che ormai va per la sua strada, indipendentemente da Trento. Anzi, semmai punta a entrare di fatto nelle connessioni dell’economia trentina, talvolta con la connivenza stessa dei trentini: la comunicazione, le banche, alcune operazioni nel mondo agricolo sono solo alcuni esempi. La scarsità delle risorse pubbliche sarà ciò che ci aspetta, aggravata da un contesto sociale abituato ad un costante sostegno pubblico. La conseguenza probabile sarà la necessità di individuare le priorità, sulle quali allocare risorse. Compito difficile per una politica che da anni ha perso la capacità di individuare percorsi di sviluppo futuro, per privilegiare il piccolo cabotaggio del consenso di breve, caratteristica che riguarda direi tutta la politica. Sarebbe bello poter vedere una politica che unisce le forze tra maggioranza e opposizione per affrontare la complessità del momento, chissà…

Crisi internazionali

A livello internazionale è probabile che le grandi crisi rientrino in qualche modo. Una pace ucraina la danno ormai tutti per scontata, bisogna vedere a che prezzo e a quali garanzie. Poi si porrà il tema della ricostruzione, che se da un lato potrà dare fiato all’economia europea, dall’altro dovrà essere in qualche modo finanziata, e la somma sarà ingente, superiore ai 500 mld di dollari. La crisi medio-orientale potrà forse creare nuovi equilibri nell’area. Dopo avere attaccato i movimenti estremisti palestinesi, Israele sta ora «risolvendo» il problema houthi, minoranza yemenita, sostenuta dall’Iran, che, di fatto, sta bloccando il canale si Suez. Qui è interessante osservare come i grandi paesi dell’area, Arabia Saudita, Emirati ed in parte il Qatar, non abbiano interrotto le relazioni diplomatiche con Israele. E’ come se tutti avessero delegato il cosiddetto lavoro sporco ad Israele, il tutto con l’obbiettivo di ridimensionare o far saltare il banco a Teheran, al momento vera regia per l’instabilità della regione. Sullo sfondo permane la minaccia cinese a Taiwan, ma Pechino sarà molto attenta a soppesare i pro — legati al consenso interno — e i contro — legati all’isolamento internazionale — di un eventuale attacco.

Locale e globale

A livello locale e, su scala differente, globale, la disaffezione alla politica non aiuterà. Oggi chi vince le elezioni rappresenta la maggioranza della minoranza e la società appare disillusa. Chiede alla politica di risolvere il problema dell’oggi, a scapito della prospettiva futura. La vera sfida sarà quindi non quella di negare un cambiamento che comunque ci sarà, ma semmai di cavalcarlo, anche anticipando i tempi. Ogni cambiamento mette in discussione le nostre certezze, ma i paradigmi economici, sociali e politici che abbiamo vissuto, stanno comunque cambiando. In questi contesti, la capacità non della politica, ma della società di mettersi in discussione, sarà fondamentale. Se ciò avverrà, potremo cogliere le opportunità che comunque deriveranno dal cambiamento, altrimenti saremo condannati a subire le decisioni prese da altri. Le grandi politiche industriali a livello internazionale, le prospettive, ad esempio, del turismo e dell’agricoltura a livello locale saranno temi sui quali tutti noi saremo chiamati a metterci in discussione. Ecco, se saremo in grado di muoverci, nel medio periodo potranno prevalere le opportunità, e quindi l’ottimismo. Altrimenti giocheremo sempre in difesa, senza alcuna speranza di segnare alcun goal e saremo comunque perdenti.

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6 gennaio 2025

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