Svelato il grande business delle emissioni zero

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Pubblichiamo in sei parti l’analisi dal titolo “Clima, riscaldamento globale e CO2. L’IPCC, i Media, le credenze, gli affari, le extra-tasse e la politica” del professor Giuseppe Iazeolla (leggi qui la parte 5).

Parte 6
La credenza nel 97%

Probabilmente uno degli argomenti più ripetuti a sostegno del culto dell’AGW è che il 97% degli scienziati ne riconoscono la pericolosità. Molte persone influenti, tra cui il presidente Obama, Jon Kerry, l’inviato speciale del presidente Biden per il clima, il vicepresidente (e premio Nobel) Al Gore hanno affermato che “il novantasette percento degli scienziati concorda sul fatto che il cambiamento climatico sia provocato dall’uomo e che solo una frazione insignificante di scienziati nega l’AGW” [5].

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Questo 97% è ampiamente e superficialmente accettato, ma è un errore statistico. Infatti, non è il risultato di una ricerca approfondita, ma di uno studio condotto da uno studente di dottorato australiano [5, 6] che era un ex programmatore web e blogger, e in seguito ha fondato un sito web allarmista sul clima. Lo studente prese in considerazione 11944 lavori scientifici che trattavano il tema del “cambiamento climatico globale” o “riscaldamento globale”. I lavori non furono letti per intero, ma solo i loro riassunti (abstract). Questi furono classificati in 4 categorie in base al loro giudizio sull’AGW:

1. Lavori scientifici che approvano l’AGW (3896);
2. Lavori scientifici senza posizione sull’AGW (7930);
3. Lavori scientifici con incertezze sull’AGW (40);
4. Lavori scientifici con rifiuto dell’AGW (78).

Da cui si dovrebbe dedurre che la percentuale di lavori che approvano l’AGW sia del 32,6% (3896/11944). Se invece, come fece lo studente, si escludono i lavori con “senza posizione” si ottiene la bufala statistica di 3896/(11944-7930) = 97% che approverebbe l’AGW! Un risultato del genere fu anche pubblicato dallo studente e, come tale, fu condiviso da molte persone influenti, tra cui Obama, John Kerry e Al Gore (premio Nobel, insieme all’IPCC, nel 2007, “per i loro sforzi per costruire e diffondere una maggiore conoscenza sull’AGW”)!

La validità discutibile del risultato è peraltro confermata dal fatto che fu pubblicato su una rivista con un basso fattore di impatto (2,7 contro ad esempio 64,8 di Nature) [6] e vi apparve come una lettera e non come un lavoro scientifico, cioè fu accettato senza processi di revisione indipendente. E tuttavia, la credulità delle citate influenti personaggi è stata anche quella dei maggiori media, che hanno condiviso il falso risultato, e hanno riportato, e continuamente riportano, la credenza del 97% insieme a qualsiasi assurdità che venga detta sul clima!

Il business delle emissioni zero

All’inizio degli anni 2000, l’Onu ha trasformato il concetto di “investimenti socialmente responsabili” in criteri chiamati ESG (Environmental, Social and Governance) che indicano un vero e proprio rating, spesso detto rating di sostenibilità, che esprime l’impatto ambientale, sociale e di governo di un’azienda o di un’organizzazione che opera sul mercato. Ciò ha portato la finanza a indirizzare i risparmi verso investimenti ambientali, quindi considerati “etici” e a ottenere ritorni da industrie fortemente sussidiate dall’intervento pubblico, quindi con minor rischio d’impresa.

La finanza capì subito come intervenire in proprio interesse. Un esempio (v. Porro in [6]) fu il fondo di risparmio BlackRock, uno dei più grandi gestori di risparmi del pianeta. Nel 2020, Larry Fink, l’inventore del fondo, invitò tutte le aziende in cui BlackRock aveva investito (i nostri soldi), a creare un piano in grado di rendere il loro modello di business compatibile con quello di un’economia a zero emissioni. Se le aziende non fossero riuscite a fare progressi nella divulgazione delle informazioni sulla sostenibilità e dei piani aziendali sottostanti, BlackRock avrebbe votato contro il loro management. La conseguenza fu che le aziende che non accettarono l’invito (come le industrie dei motori a combustione interna e le industrie dei combustibili fossili) finirono in una lista nera e i loro investimenti dimezzati.

Noi, i consumatori finali ne abbiamo pagato le conseguenze, mentre le industrie con dichiarazioni di zero emissioni e sostenibilità ambientale sono state, e sono finanziate con minor rischio d’impresa, da interventi normativi e sussidi da parte dei governi che hanno aderito alla politica Onu di “investimenti socialmente responsabili” e ai criteri ESG, ora adottati anche dall’Ue (v.Giaccio in [6]). La finanza e l’industria che hanno fatto questa scelta, hanno ovviamente investito anche nei media per far accettare ai consumatori finali i costi (economici e di libertà) che derivano dall’ESG. E, per farlo, i loro media non mancano di avvertire ogni giorno noi, e avvertire gli pseudo-scienziati, i burocrati Onu, quelli della Ue, gli attivisti del clima, le celebrità e i politici, della necessità di fermare l’AGW.

E, a causa dei colossali interessi economici che si sono creati attorno alla teoria AGV (dalle turbine eoliche, ai pannelli solari, alle auto elettriche), si son creati anche interessi personali (v. Porro in [6]). Molti Media, cattedre universitarie e istituti di ricerca sono finanziati da quelle stesse industrie che poi investono nei settori che beneficiano delle loro notizie e ricerche. Mentre, allo stesso tempo, i media, i giornalisti e le cattedre che non si conformano al pensiero unico dell’AGW vengono emarginati dalle loro stesse aziende e Istituti, a causa delle mancate opportunità di finanziamento.
Le recenti iniziative industriali del multimilionario Bill Gates sono un esempio di un’azienda che investe nell’economia a emissioni zero (turbine eoliche, pannelli solari, auto elettriche ecc.) e nei media per supportarla. Infatti, nel suo libro del 2021 Come evitare un disastro climatico, il signor Gates ha voluto avvertire i media e i decisori politici della necessità di fermare l’AGW.

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Ma il signor Gates è solo uno di una lunga serie di miliardari che finanziano i media che diffondono la teoria AGW e mettono da parte i giornalisti che osano diffondere dubbi sulla stessa (o non contribuiscono a mantenerla in vita). Essi inoltre instillano la teoria anche nei politici, in modo che questi si allineino con l’Onu, e usino la minaccia del cambiamento climatico per indurre la gente comune ad accettare l’imposizione di extra-tasse sui consumi, i servizi ecc., oltre alla pletora di imposizioni e restrizioni alle libertà, il tutto per ottenere, da interventi normativi e sussidi da parte dei governi, il finanziamento della loro industria miliardaria (con meno rischi aziendali).

Ma, spingendo la società a rinunciare ai servizi e al progresso sociale che derivavano dalle fonti di energia fossile e a spostare gli investimenti verso le volubili fonti a emissioni zero, la eolica, la solare e delle batterie, si sta facendo commettere l’errore scientifico più costoso e disastroso della Storia umana, in una situazione in cui i risultati dell’IPCC sono, come sopra visto, erronei e, come anche visto, non c’è alcuna correlazione tra riscaldamento globale, cambiamento climatico ed emissioni di CO2.

Conclusioni

Sul riscaldamento globale, sul cambiamento climatico e sulla CO2 siamo sommersi da disinformazioni. che dipendono:

1. dalla sordità e dalla politicizzazione dell’IPCC;
2. dall’esagerazione e la frode deliberata dei catastrofisti climatici;
3. dalla tendenza propagandistica dei Media su qualsiasi cosa abbia a che fare con il clima.

A causa di ciò stiamo per commettere l’errore scientifico più costoso e disastroso della Storia umana. La speranza è che prima o poi (meglio prima che poi) l’ideologia della CO2 fallisca, come una simile ideologia fallì negli anni ’70, quella del CFC (l’inquinamento artificiale dei clorofluorocarburi), quando i fatti dimostrarono che il temuto raffreddamento globale (come il riscaldamento globale di oggi) era un errore scientifico, e le persone tornarono convinte che i cambiamenti climatici sono dovuti a forze naturali incontrollabili.

Leggi le precedenti puntate:

  1. Clima e inquinamento, la verità? I modelli sono sbagliati
  2. Il caldo fa bene alla civiltà. E il clima è sempre cambiato
  3. Clima, il catastrofismo si basa su calcoli inaffidabili
  4. Così i media nascondono la verità sul clima
  5. Smontiamo il Sacro Graal della religione climatista

Fortunatamente, queste sono cicliche e il cambiamento climatico ha e avrà alti, anche se a volte lunghi, ma per i quali non si può pensare in termini di fine del mondo, o apocalittici. Sfortunatamente, però, intorno alla bugia del CFC non si creò il groviglio di credenze, interessi e affari creatosi oggi intorno alla CO2. Quindi occorrerebbe tentare combattere almeno le credenze, sperando di togliere così anche l’humus agli interessi e agli affari. Il modesto scopo di questo scritto.

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Giuseppe Iazeolla, 5 gennaio 2024
*Professor of Computer Science Software Engineering and System Performance Modelling



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