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La Roma ha vinto il derby ieri sera con due reti nei primi 18’ (Pellegrini e Saelemaekers) e un vigore mai visto negli ultimi mesi. La Lazio è apparsa come depotenziata rispetto a quella squadra che in questi campionato ha messo in mostra notevoli capacità. Ma stavolta Baroni, pur avendo fatto dei cambiamenti inserendo Dia e Tchaouna, nulla ha potuto rispetto all’imperiosa energia dei cugini. Ma gli va dato di una notevole mole di gioco ma alla fine zero reti, zero punti e molti sfottò assicurati in città. La difesa romanista ha retto l’urto dell’attacco biancoceleste e lo ha fatto tirando fuori dal cilindro una prestazione compatta, proprio quella chiesta da Ranieri negli spogliatoi. La differenza in classifica resta enorme e a favore della Lazio (+12 punti) ma al tempo stesso è ritornata in gioco la Roma, rinata con la terza gestione stagionale. Davvero brutta la fine del match, con la corrida, gli spintoni e l’antisportività: due gli espulsi, Castellanos (tacchettata da fermo ad Hummels) e un assistente di Ranieri.
Dopo il derby vinto – e sono cinque su cinque per lui – Claudio Ranieri ha risposto alle domande dello Studio DAZN.
Ecco cosa ha detto il nostro allenatore.
Dove nasce l’idea di far giocare Pellegrini e come ha maturato questa decisione?
Venendomi a parlare ieri, ho capito che aveva una voglia matta di essere il capitano della Roma nel derby. E io non aspettavo altro, perché noi allenatori cerchiamo di stimolare i nostri giocatori per chiedere loro sempre di più. L’avevo messo a Milano e gli ho detto che non era entrato bene, al di là del gol che poteva o non poteva fare. Poi ieri gli ho detto che avrebbe giocato.
Ero convinto che avrebbe fatto una grossa partita, al di là del gol. Ma lui il gol ce l’ha nel sangue: è uno dei migliori centrocampisti italiani sotto questo aspetto.
Lui non mi ha chiesto di giocare, sono io che ho capito che la sua voglia era arrivata dove volevo io.
Dopo un percorso tortuoso e tre allenatori, la Roma sembra avere trovato un’identica tattica precisa: ognuno sembra a suo agio.
Sono d’accordo, adesso siamo squadra, ognuno sa quello che deve fare e come aiutarsi uno con l’altro. Riescono a tenere le distanze, che sono importantissime.
Dobbiamo continuare così. Dopo avere fatto un girone di andata non bello per la Roma, adesso dobbiamo far vedere che ci siamo, che abbiamo passato la nottata, e dobbiamo cominciare a vedere un po’ di sole. Mi aspetto una grande partita a Bologna, perché sarebbe tremendo andare lì e non ripetere la prestazione. Poi il risultato è figlio di molti episodi, ma noi dobbiamo lottare come abbiamo fatto stasera”.
Lei ha vinto tutti i derby, come si approccia lei a queste sfide? Ci sarà poi un derby di ritorno da giocare, poi per il futuro si capirà: oggi Ghisolfi ha detto di lei: “Spero che possa rimanere in panchina anche il prossimo anno”.
(Il mister sorride, ndr) Così non gli chiedete più quale sarà l’allenatore dell’anno prossimo.
Quindi lei sarebbe disponibile? Io sono disponibile a stare qua fino alla fine dell’anno, poi Dio vedrà e provvederà. Quanto al derby, l’allenatore deve controbilanciare: se vede la squadra scarica, deve caricarla. E i derby si caricano da soli, non è il tecnico a doverci mettere qualcosa in più. È sbagliato per me.
Io cerco solo di far stare i ragazzi sereni, tranquilli, per dare tutto in campo.
Cosa ha cambiato in queste 10 partite: quale è stata la cosa più facile e quella più difficile, nella ricostruzione della squadra?
Quando arrivo in una squadra – mi chiamano sempre in situazioni problematiche – indosso l’elmetto e vado. Comincio a lavorare come ho sempre fatto, cercando di infondere serenità e voglia di fare. Essendo esigente con me stesso, voglio che lo siano anche i miei giocatori. E poi mi sembrava logico mettere dei campioni del mondo in squadra: ho cercato di ridare fiducia a tutti e di ridare autostima, perché, quando arrivi in queste situazioni, la paura di non prendere la palla, di non farsi vedere, è alta, mentre qui alla Roma la qualità di questi ragazzi è altissima. Ma ecco, dobbiamo ‘infarinarla’ con quella sana determinazione e voglia di arrivare al risultato.
Al termine del derby ha salutato Baroni dicendogli: “Mi dispiace per quello che è successo alla fine”. Lei è un esempio.
Mi è dispiaciuto perché il derby era filato via serenamente e non avremmo dovuto fare questa cosa qua.
Andrea Bruschi
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