Pd, in Sicilia è scontro sulle quote non pagate dai parlamentari

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C’è un deputato del Pd che non ha quasi mai versato il contributo da 500 euro al mese che il partito chiede a ogni eletto all’Ars. Il debito di Calogero Leanza ammonterebbe a qualche migliaio di euro, almeno secondo l’ultima rilevazione.

Il parlamentare messinese ha precisato «di aver versato una parte delle quote e di aver interrotto i versamenti dal momento che nessuno mi ha mai presentato un bilancio». Poi ha aggiunto di trovare «molto scorretto il metodo di screditare i compagni di partito diffondendo questi dati». Fotografia del clima che si vive nel Pd in questi giorni. Leanza non è il solo a dovere dei soldi al partito. Nella segnalazione che qualche settimana fa è partita da Palermo a Roma e che è diventata d’attualità per via dello scontro apertosi sul congresso, figurano come morosi tutti i deputati eletti all’Ars tranne Valentina Chinnici, Antonello Cracolici e Nello Dipasquale. In alcuni casi il debito è alto perché quasi nulla è stato versato dall’inizio della legislatura, cioè da 26 mesi. In altri casi i versamenti sono stati intermittenti.

Fra chi risulta più indietro nel versamento del contributo la segnalazione della segreteria regionale a quella nazionale cita anche l’etneo Giovanni Burtone, il siracusano Tiziano Spada e l’ennese Fabio Venezia. Quest’ultimo è l’uomo su cui il gruppo parlamentare all’Ars, che per la maggioranza è ormai ostile al segretario Anthony Barbagallo, sta puntando per prendere in mano le redini del partito nel congresso che si terrà fra marzo e aprile.

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Il fatto che anche Venezia non sia in regola con i versamenti al partito, regolamento alla mano, lo escluderebbe dalla corsa. E l’area Schlein, alla quale si iscrive Barbagallo, a taccuini chiusi non ha rinunciato a far notare che proprio Venezia, da segretario organizzativo, era l’uomo che doveva assicurarsi che i deputati versassero le quote. È prevedibile che da qui a marzo, quando dovranno essere presentate ufficialmente le candidature alla segreteria regionale, Venezia risolva il problema dei mesi di contribuzione mancanti (tanto più che nel suo caso sarebbero pochi). Ma da un paio di giorni fra i deputati di area Bonaccini è tornata a farsi attuale l’ipotesi di lanciare anche Giuseppe Lupo nel toto successore di Barbagallo.
Scenari ancora lontani dal concretizzarsi, visto che la battaglia congressuale, per quanto già iniziata, ha prima uno snodo decisivo già sabato: la riunione dell’assemblea regionale del partito che dovrà decidere le regole del voto.

Dato per scontato che Barbagallo e l’area Schlein confermeranno che la linea è quella di far votare solo i tesserati che hanno confermato l’iscrizione entro il 31 dicembre scorso, la novità è che la proposta che verrà sottoposta all’assemblea sabato è quella di organizzare una sorta di election day del Pd: «Proporremo che nella stessa giornata si votino i presidenti dei circoli cittadini e anche i segretari provinciali e regionale» anticipa Barbagallo. Aggiungendo che «per presentare le candidature ci sarà tempo fino a marzo inoltrato».

Non sono dettagli. Su questo si gioca la partita. Visto che l’area Bonaccini chiede invece che il nuovo segretario venga votato nei gazebo con primarie aperte. Non è un caso che Fabio Venezia, nella lettera con la quale si è dimesso giovedì da segretario organizzativo, abbia sottolineato «le divergenze sulla gestione della fase congressuale». Da qui «la rottura insanabile» con Barbagallo.
Il gruppo all’Ars conta più esponenti fedeli alla linea di opposizione interna (area Bonaccini) che ortodossi schleineniani. Ma – almeno secondo quanto filtra in questi giorni – l’esito del tesseramento starebbe dando risultati più confortanti per Barbagallo e la segretaria nazionale. In province come Messina, Siracusa e Catania i parlamentari di riferimento avrebbero perso la sfida delle tessere e sarebbero in minoranza rispetto a tutti gli altri esponenti Dem del territorio.

Sono numeri da prendere con le pinze, che devono passare da una commissione di controllo. E che tuttavia fotografano lo scontro in atto per il controllo del partito.
Barbagallo arriverà alla riunione di sabato forte di regole nazionali in base alle quali lo statuto regionale del partito varato nel 2009 (quello che prevede le primarie) è scaduto e i termini per rinnovarlo rilanciando i gazebo sono scaduti. «L’unica via percorribile è quella del voto dei circoli» ribadirà Barbagallo in una riunione alla quale parteciperanno due inviati di Elly Schlein: il responsabile nazionale dell’organizzazione Igor Taruffi e il responsabile enti locali Davide Baruffi.



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