Msc guarda al risiko degli interporti del Nordest

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Il gruppo di Aponte interessato a un ingresso in Interporto Padova e alla gestione della piattaforma ferroviaria del terminal di Pordenone. Due partite a cui guardano anche altri grandi player della logistica come Maersk

Trieste – Il 2025 sarà un anno di movimenti importanti per la rete degli interporti del Nordest. L’Interporto di Padova ha appena annunciato di essere alla ricerca di un partner per sviluppare i propri servizi intermodali e a metà dell’anno sarà messa a gara la gestione della piattaforma ferroviaria del terminal di Pordenone. Due partite che attireranno l’attenzione dei grandi player della logistica e già cominciano a circolare i primi nomi. 

A Padova è stata avviata un’indagine di mercato per la raccolta di proposte di partecipazione alle attività dell’interporto da parte di operatori intermodali. L’iter si concluderà il 31 gennaio e nomi certi ancora non ce ne sono, ma sulla stampa locale sono partite le prime ipotesi e non meraviglia che il nome sulla bocca di tutti sia come sempre quello di Msc, che sta puntando forte sul consolidamento delle catene logistiche di terra. 

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Sul Mattino di Padova, il gruppo capitanato da Gianluigi Aponte è considerato l’indiziato numero uno. E d’altronde non sfugge a nessuno l’attivismo delle controllate Medlog e Medway. L’acquisizione del 49,9% del terminalista tedesco Hhla è motivato inoltre più dalla volontà di poter influenzare le attività della compagnia ferroviaria Metrans, con il suo esteso network di connessioni, che dall’intenzione di sbarcare in forze sui moli del porto di Amburgo. Msc ha siglato nel 2023 con Mercitalia Logistics un accordo per sviluppare il traffico intermodale e non si può escludere che la società di Ferrovie possa entrare nella partita padovana assieme al colosso italo-svizzero. Ma a Padova operano anche altri soggetti come Gts Rail e Dhl. La stampa locale non esclude un interessamento di compagnie cinesi e di Maersk, a sua volta interessata a sviluppare le proprie attività nell’ambito della logistica mare-ferro-gomma.

Fermento si registra anche in Friuli Venezia Giulia, dove l’Interporto di Trieste si sta distinguendo da tempo per un attivismo importante. Se nell’area di Fernetti continua a svilupparsi il traffico su gomma, nel nuovo polo in punto franco di Bagnoli della Rosandra (FreeEste) si sta consolidando l’impianto industriale di British American Tobacco e sta prendendo forma il sito di InnoWay Trieste, società del gruppo Msc che ha appena rilevato l’impianto di Wartsila Italia per convertirlo dalla produzione di motori a quella di carri merci. 

Nella compagine dell’Interporto di Trieste è entrata nel 2021 la tedesca Duisport, attratta dalle potenzialità del terminal ferroviario di Cervignano, in provincia di Udine, acquisito da Trieste nel 2018. Le alleanze si sono estese a inizio 2024 all’interporto goriziano Sdag, specializzato nella catena del freddo: in questo caso non ci sono stati passaggi di quote ma la firma di un accordo commerciale, sulla base del quale i i tre interporti di Trieste, Cervignano e Gorizia contano di presentarsi sul mercato in modo sempre più integrato. 

A proposito di prodotti refrigerati, va invece registrato il naufragio del progetto Fresh Hub, immaginato dall’Autorità portuale di Trieste nell’area di Prosecco: l’ambiziosa ipotesi di realizzare un polo per l’alimentare da impiantare in spazi dismessi sul Carso triestino non è decollata per la difficoltà a reperire tutte le risorse necessarie, ma non è escluso che l’Interporto di Trieste possa prossimamente muoversi in quest’ambito, anche se con piani di respiro più contenuto.

In Friuli Venezia Giulia si parla infine da anni dell’integrazione di Trieste-Cervignano-Gorizia con Pordenone, ma l’alleanza non è mai stata definita. L’Interporto Centro ingrosso di Pordenone al momento gioca da solo e ha appena annunciato un piano di sviluppo da 109 milioni in sette anni. La società, controllata da Camera di Commercio di Udine-Pordenone, si è posta obiettivi importanti, fra cui quello di darsi una nuova pianificazione urbanistica, ampliare i piazzali, completare la stazione, portare l’asta di manovra ferroviaria a 750 metri, aumentare i binari da 4 a 6 e rinnovare il parco gru. 

Il potenziamento del centro intermodale costerà 70 milioni. L’area ferroviaria è oggi affidata alla svizzera Hupac, ma gli accordi scadranno a metà 2025, quando Pordenone pubblicherà un bando per reperire sul mercato un nuovo player privato interessato al subentro. E anche in questo caso il nome sussurrato nei corridoi della politica regionale è ancora una volta quello di Msc, che a Trieste controlla l’unica banchina container (il Molo VII tramite la società Tmt) ed è pronta a dire la sua nella realizzazione del Molo VIII appena finanziato dal governo in un partenariato pubblico privato costruito con Hhla, di cui il gruppo Aponte è diventato in questi mesi pesantissimo socio di minoranza.



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