Il vantaggio delle multinazionali – Ciociaria Oggi

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Il tema dei paradisi fiscali e del ruolo delle multinazionali nell’economia globale è sempre più centrale nel dibattito pubblico. Spesso associati a isole esotiche, i paradisi fiscali sono in realtà entità geografiche molto più vicine a noi, con un impatto significativo anche sull’economia italiana e regionale. Un recente studio del World Inequality Lab evidenzia come i principali paradisi fiscali siano concentrati in Europa: Principato di Monaco, Lussemburgo, Liechtenstein e le Channel Islands. Solo al quinto posto troviamo le Bermuda, unico paradiso fiscale extraeuropeo in questa “black list”.

Questi territori, caratterizzati da bassa tassazione o addirittura assenza di imposte su redditi e patrimoni, attraggono ingenti capitali e sedi di società, generando un flusso di denaro che spesso sfugge al fisco dei Paesi in cui queste aziende operano realmente. L’Ufficio studi della Cgia di Mestre sottolinea come molti contribuenti italiani, tra cui imprenditori, sportivi e celebrità, abbiano trasferito la propria residenza, in particolare a Montecarlo e in Lussemburgo, proprio per beneficiare di queste agevolazioni fiscali.

Impatto sull’Italia. Il Lazio

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Si stima che l’elusione fiscale legata ai paradisi fiscali sottragga all’erario italiano circa 10 miliardi di euro all’anno. Questo fenomeno ha conseguenze dirette sull’equità fiscale e sulla disponibilità di risorse per i servizi pubblici. Le multinazionali, pur usufruendo delle infrastrutture e dei servizi offerti dal Paese, spesso non contribuiscono in maniera proporzionale ai loro profitti, generando un’erosione della base imponibile e un aumento della pressione fiscale sui contribuenti “ordinari”. Un’analisi dell’Area Studi di Mediobanca ha rilevato che, nel 2022, le società controllate dalle prime 25 multinazionali del web presenti in Italia hanno fatturato 9,3 miliardi di euro, versando all’erario solo 206 milioni di euro di imposte. Questa sproporzione evidenzia la necessità di un sistema fiscale più equo e trasparente.

Concentrando l’attenzione sul Lazio, emerge un quadro significativo. Nella regione, le multinazionali estere e italiane attive attraverso società controllate sono 10.832, impiegano 332.557 addetti e sviluppano un fatturato di 410,3 miliardi di euro, con un valore aggiunto per addetto di 141.910 euro. In confronto, il Lazio conta 500.882 aziende con 1.669.727 addetti, un fatturato di 613,4 miliardi di euro e un valore aggiunto per addetto di 60.868 euro. Questi dati mostrano l’importanza delle multinazionali nell’economia laziale, ma anche la disparità in termini di valore aggiunto per addetto, che potrebbe suggerire una maggiore concentrazione di attività a basso valore aggiunto nelle aziende non multinazionali.

Allargando l’orizzonte, a fronte di oltre 17,6 milioni di addetti presenti in Italia, gli occupati nelle multinazionali (siano esse estere o italiane) sono 3,5 milioni, pari al 20 per cento del totale. A livello territoriale tale quota sul totale occupati regionali sale al 24,4 in Emilia Romagna, al 25,1 in Friuli Venezia Giulia, al 25,3 in Piemonte e al 27 per cento in Lombardia. Se, invece, si parla di fatturato, il dato annuo riferito all’intero sistema produttivo italiano è di 4.322 miliardi di euro, mentre la quota riconducibile alle big company è di 1.975 miliardi di euro. Ciò vuol dire che quasi la metà del fatturato prodotto dalle imprese private nel nostro Paese, per la precisione il 45,7 per cento, è ascrivibile alle nostre multinazionali o a quelle estere che hanno delle società controllate che operano in Italia. Su base regionale, tale dato aumenta al 49,8 in Friuli Venezia Giulia, al 51,8 per cento in Liguria, al 52,6 per cento in Lombardia e addirittura al 66,9 per cento nel Lazio. Il numero delle multinazionali estere attive in Italia attraverso delle società controllate ammonta a 18.434, ma non ci sono dati statistici in grado di dirci quante sono le multinazionali italiane. Gli unici dati disponibili sono riferiti alle unità locali. Ebbene, in Italia tra le multinazionali estere e quelle tricolori le unità locali sono complessivamente 140.845 (pari al 2,8 per cento del totale nazionale). Di queste, 58.228 sono estere (41,3 per cento del totale) e 82.617 italiane (58,6 per cento del totale). Il numero totale delle unità locali presenti in Italia è di 4,9 milioni; pertanto, l’incidenza delle multinazionali sul totale nazionale è pari al 2,8 per cento. A livello territoriale, infine, in Piemonte il 3,7 per cento delle unità locali è riconducibile a queste grandi holding, nella Provincia Autonoma di Bolzano il 4,1, in Lombardia il 4,2 e in Friuli Venezia Giulia, che possiede il record nazionale, la quota è del 4,4 per cento

Le prospettive future

Per contrastare le politiche fiscali aggressive di alcuni Paesi, dal 2024 è entrata in vigore la Global Minimum Tax (GMT), che prevede un’aliquota minima del 15% per le multinazionali. Tuttavia, le stime del Servizio Bilancio dello Stato della Camera indicano un gettito previsto relativamente contenuto per l’Italia, con circa 500 milioni di euro all’anno a partire dal 2033. Inoltre, alcune deroghe concesse ad alcuni paesi UE lasciano aperta la possibilità per le grandi holding di continuare a ottimizzare il carico fiscale almeno per i prossimi anni. Il fenomeno dei paradisi fiscali e il ruolo delle multinazionali nell’economia globale rappresentano una sfida complessa che richiede un approccio coordinato a livello internazionale. Mentre la GMT rappresenta un primo passo, è necessario un impegno maggiore per garantire un sistema fiscale più equo e trasparente, che eviti l’erosione della base imponibile e assicuri una giusta contribuzione da parte di tutti gli attori economici.



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