Il conclave, il film tratto dal romanzo di Robert Harris


Il conclave, uscito nelle sale a fine 2024 e diretto da Edward Berger, è un adattamento del celebre romanzo omonimo di Robert Harris, pubblicato nel 2016. Questo thriller politico-religioso, ambientato nel cuore del Vaticano, trasporta il pubblico dietro le porte chiuse del conclave, il rito segreto in cui i cardinali della Chiesa cattolica eleggono il nuovo Papa. Il film e il romanzo condividono lo stesso nucleo narrativo, ma divergono in alcuni aspetti chiave, offrendo due esperienze complementari.

Il conclave: Il Mistero Dietro le Porte del Vaticano

Nel cuore della storia troviamo il cardinale Lomeli, decano del Collegio Cardinalizio, chiamato a presiedere il conclave dopo la morte improvvisa del Papa. Mentre i 118 cardinali si riuniscono per eleggere il successore, emergono segreti, rivalità e alleanze politiche che minacciano di destabilizzare il processo.

Lomeli, uomo devoto ma travagliato, si ritrova non solo a gestire le dinamiche del conclave, ma anche a indagare su un misterioso outsider che entra in scena, un cardinale finora sconosciuto che porta con sé segreti capaci di cambiare il corso della Chiesa.

Differenze tra Film e Romanzo

Il romanzo di Harris è un thriller raffinato, caratterizzato da un ritmo deliberato che permette di approfondire i personaggi e il contesto. Harris esplora con maestria la politica interna della Chiesa, mantenendo una suspense costante.

l film, invece, adotta un ritmo più incalzante, enfatizzando i momenti di tensione e i colpi di scena. Berger utilizza una regia visivamente potente, giocando con luci e ombre per sottolineare l’atmosfera di mistero e intrigo.

Nel libro, il cardinale Lomeli è al centro di una profonda analisi psicologica. Harris lo presenta come un uomo diviso tra fede e dubbio, tra dovere e morale.

Il film, pur mantenendo la centralità di Lomeli, riduce alcune sfumature del personaggio, focalizzandosi maggiormente sull’azione e sulle dinamiche collettive del conclave. La performance di Ralph Fiennes, tuttavia, restituisce con intensità le inquietudini del cardinale.

Senza rivelare troppo, il finale del film prende alcune libertà rispetto al libro, aggiungendo elementi visivi e narrativi che amplificano l’impatto emotivo. Se il romanzo si chiude con una riflessione sul potere e la spiritualità, il film opta per una conclusione più drammatica e cinematografica.

Sia il libro che il film mettono in luce il delicato equilibrio tra fede e politica, evidenziando come il potere ecclesiastico sia influenzato da ambizioni personali, rivalità culturali e segreti inconfessabili. La figura di Lomeli incarna questa dualità, un uomo che cerca di mantenere la purezza del processo in un ambiente corrotto e manipolato.

Una delle grandi conquiste del film è la ricostruzione visiva del Vaticano. Girato in parte in location storiche e con l’ausilio di effetti speciali, Il Conclave trasmette l’imponenza e il mistero dei luoghi sacri, dal maestoso cortile della Cappella Sistina alle anguste stanze dove si svolge il conclave. Questa attenzione ai dettagli visivi aggiunge un livello di immersività che il libro, pur dettagliato, non può offrire.

Il Conclave di Edward Berger e il romanzo di Robert Harris sono due opere che si completano a vicenda. Il libro offre un’esperienza narrativa più intima e riflessiva, mentre il film ne amplifica l’aspetto visivo e drammatico, portando il pubblico direttamente al centro del mistero.

Edward Berger è uno dei registi contemporanei più attenti all’introspezione psicologica e al dettaglio visivo. Nato in Germania nel 1970, ha iniziato la sua carriera nel cinema europeo, ma è salito alla ribalta internazionale con opere che combinano temi universali e un’estetica raffinata.

In Patrick Melrose, Berger ha dimostrato una straordinaria capacità di esplorare il trauma e la fragilità umana attraverso un linguaggio visivo innovativo. In niente di nuovo sul fronte occidentale, ha portato sullo schermo l’orrore della guerra con un’intensità crudele e poetica.

Con Il Conclave, Berger affronta un tema completamente diverso, ma la sua firma rimane evidente: una narrazione lenta e stratificata, che permette allo spettatore di assaporare ogni dettaglio e di immergersi completamente nel mondo creato.

La ricostruzione del Vaticano è uno degli aspetti più impressionanti del film. Sebbene molte scene siano state girate in studio o in location che riproducono fedelmente i luoghi sacri, il risultato è straordinariamente realistico. La Cappella Sistina, in particolare, è stata ricreata con una cura maniacale, utilizzando tecniche digitali per esaltare la magnificenza dei dettagli.

Berger sfrutta la luce in modo magistrale per creare un senso di intimità e mistero. Le scene ambientate nella Cappella Sistina e nei corridoi del Vaticano sono spesso immerse in penombra, con fasci di luce che attraversano le vetrate, simbolizzando la lotta tra verità e segreti. Questa scelta estetica richiama l’arte del Caravaggio, aggiungendo un tocco barocco all’atmosfera del film.

Per sottolineare la tensione psicologica e i conflitti interiori dei cardinali, Berger utilizza primi piani intensi. Il volto del cardinale Lomeli (interpretato da Ralph Fiennes) diventa una mappa delle emozioni, con ogni sguardo e ogni silenzio che raccontano la complessità del personaggio.

La regia adotta movimenti di camera fluidi per seguire i personaggi nei lunghi corridoi e nelle stanze del conclave. Questo stile dà al pubblico la sensazione di essere un osservatore invisibile, immerso nelle dinamiche segrete di questo mondo chiuso.

Berger arricchisce il film di simbolismi visivi: i voti bruciati che si trasformano in cenere rappresentano sia la sacralità del processo elettorale sia la fragilità della fede umana. Anche gli abiti cardinalizi, con il loro colore porpureo, contrastano con l’oscurità degli ambienti, enfatizzando il peso del potere e della tradizione.

Berger non si limita a raccontare una storia; il suo obiettivo è immergere lo spettatore in un’esperienza sensoriale. Il ritmo deliberatamente lento del film, combinato con una colonna sonora minimale e inquietante, tiene il pubblico sospeso, costringendolo a riflettere sulle scelte morali e sui dilemmi che i personaggi affrontano.

Edward Berger, con Il Conclave, dimostra ancora una volta la sua abilità nel trasformare un testo ricco e complesso in un’esperienza cinematografica coinvolgente. Attraverso una regia che combina estetica e narrazione, il film non solo rende giustizia al romanzo di Robert Harris, ma lo arricchisce con una profondità visiva e tematica che lo rende una delle opere più affascinanti del 2024.

In entrambe le versioni, la storia rimane un’acuta esplorazione del potere e della fede, capace di intrigare e far riflettere, dimostrando ancora una volta la capacità del thriller di adattarsi a temi complessi e universali.

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