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Il portavoce del gruppo di«diavoli» altoatesini: «Ma frustiamo solo i disturbatori». Nel 2019 un video in cui si vedeva il gruppo picchiare la folla scatenò polemiche in tutta Italia
«Violenti? No, è tradizione. Chi non è di Vipiteno non può capire e chi non conosce nessuno nel gruppo difficilmente riuscirà a entrare». Claudio Rossi, 43 anni, direttore amministrativo nel settore edile, è uno dei «diavoli anziani» del gruppo dei Krampus di Vipiteno. Un insider che apre volentieri le porte di questo universo antico e controverso, spesso al centro di polemiche per la presunta violenza esibita nelle sfilate del 5 dicembre.
«Seguo io le pubbliche relazioni perché mastico meglio l’italiano», sorride, definendosi un “Walscher Tuifl”: uno dei pochi diavoli italiani in un gruppo prevalentemente di lingua tedesca.
Regole ferree
La tradizione dei Krampus a Vipiteno affonda le radici nel 1920 e segue regole ferree: è tassativamente riservata gli uomini, non si può essere sposati, bisogna avere almeno 18 anni e, soprattutto, essere profondamente legati alla città. «Solo chi nasce qui capisce questa strana tradizione perché la vive fin da bambino – spiega Rossi -. Se arrivi a vent’anni è quasi impossibile assorbire il senso di un modo di vivere San Nicolò, i moretti e i diavoli che è veramente unico». Cosa rende i Krampus di Vipiteno così particolari? «Non ci limitiamo alla tradizionale sfilata – precisa il veterano -. Il nostro è un giorno dei diavoli che parte già la mattina. Tutto è collegato a San Nicolò, ma ce ne sono cinque vestiti da Santo per coprire l’intera città, che gira per Vipiteno con i moretti per portare doni ai bambini nelle case. Nel frattempo 20-25 diavoli accompagnano la macchina per le strade della città e dall’una in poi i disturbatori sono in giro: vengono apposta a prendere botte».
Il video delle polemiche
I «disturbatori» sono una figura chiave. «Il gioco è proprio rincorrersi: se il diavolo ti prende, ti frustra e ti sporca con la fuliggine nera che ha sulle mani. Se ti va male, ricevi qualche frustata data con il manico. L’obiettivo è non farsi prendere, quindi scappi nei campi, nei giardini, salti gli steccati. Questo avviene solo a Vipiteno. Durante la sfilata non abbiamo le transenne e l’interazione fisica con il pubblico è prevista». Nel 2019, però, un video virale ha scatenato polemiche su scala internazionale. «Si vedevano i Krampus che rincorrevano i disturbatori e li picchiavano – ricorda Rossi -. Uno finiva a terra e gli veniva rifilato un calcio nel sedere. È stato travisato, dicendo che inseguivamo dei migranti perché, sporcate in viso, sembrava fossero persone di colore. Invece avevano solo le facce tinte dai diavoli, come da tradizione». La violenza è un tema delicato. «Quello di Vipiteno è considerato uno dei gruppi più violenti dei Krampus – ammette -. Ma c’è molta differenza tra il contatto con il pubblico e quello con i disturbatori. I disturbatori escono con tre paia di pantaloni, guanti da sci, giacche imbottite: sono preparati. Alcuni girano con i cartoni e i parastinchi sotto i vestiti vecchi». Per i vipitenesi, i lividi sono quasi un vanto: «Il giorno dopo quasi tutti i maschi vanno in palestra con i pantaloncini corti proprio per mostrare i segni del giorno dei diavoli».
Il rapporto con le forze dell’ordine
Ma non c’è anarchia. «Abbiamo un nostro codice, le nostre regole interne. I carabinieri hanno tutti i nostri nomi e prima della sfilata c’è un briefing con le forze dell’ordine». Anche la violenza è strettamente regolamentata: «Gli unici che devono essere colpiti sono i disturbatori, tutti gli altri non devono essere toccati». È il gruppo a mantenere un controllo ferreo: «Le teste calde, che fanno casino in giro anche durante l’anno, volutamente non le prendiamo. Ci sono stati casi in cui a sfilata in corso abbiamo visto diavoli ubriachi e li abbiamo buttati fuori». Oggetto di polemica è stata la figura dei moretti: «Sono gli aiutanti di San Nicolò, lo annunciano quando arriva, e hanno il viso tinto di nero. Probabilmente al tempo erano schiavi, quindi oggi sono una figura problematica per la connotazione razzista ma legata alla tradizione, quindi non si tocca».
Escluse le donne
Un altro tema caldo è l’esclusione delle donne. «Quest’anno abbiamo ricevuto delle lettere da studenti delle medie che hanno visto che a Nova Ponente c’è la prima diavolessa – racconta il “portavoce” -. Hanno fatto una petizione chiedendo che anche a Vipiteno si possa cambiare la tradizione. Abbiamo risposto “vedremo”, ma al momento siamo solo uomini ed è escluso». Eppure il vento sta cambiando: «Molti di noi organizzatori hanno ormai figlie femmine e quindi ci siamo detti che prima o poi dovremo cambiare la regola», confessa Rossi, che ha due bambine di 1 e 5 anni. «La grande mi ha visto vestito da Krampus, è impazzita di gioia, e vedendo l’entusiasmo di mia figlia mi piacerebbe pensare che un giorno possa diventare una diavola».
La tradizione, però, resta fortemente locale. «A differenza di altri gruppi, non partecipiamo mai ad altre sfilate in Alto Adige; la nostra è una festa vissuta in modo molto particolare dai vipitenesi un solo giorno all’anno. Non siamo in cerca di pubblicità: ci teniamo molto che sia una festa del luogo, per i vipitenesi che capiscono questa ricorrenza». Il coinvolgimento della comunità è totale: «Facciamo ogni anno 700 sacchettini con dolciumi, mandarini e frutta secca che San Nicolò distribuisce a tutti i bambini e tutto ci viene donato dagli esercizi commerciali di Vipiteno. Riusciamo a coinvolgere tutta la comunità e questa è la cosa più importante».
I luoghi comuni
Un luogo comune da sfatare? «Non siamo per forza i più violenti. Chi scappa e chi corre è tutta gente che si conosce, non estranei, ed è uno dei motivi per cui non accettiamo esterni. Veniamo presi un po’ come esempio in tutto l’Alto Adige e spesso gli altri Krampus hanno chiesto di partecipare alla nostra sfilata ma evitiamo: se poi succede qualcosa, chi è stato? Noi siamo responsabili dei nostri diavoli, abbiamo le nostre regole e siamo i primi a escludere chi non vuole attenervisi».
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