Gas, ecco perché arriveranno nuovi aumenti sulla bolletta del metano: «Sono ripartite le speculazioni»

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di
Alessandro Zuin

Nicola Cecconato presidente di Ascopiave che distribuisce gas metano: «Scorte ne abbiamo ma il prezzo lo fa la finanza, con ricadute sulle bollette»

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Il governo sta mandando segnali tranquillizzanti, attraverso il ministro competente Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e sicurezza energetica), che si è affrettato a ricordare come, nonostante lo stop al transito del gas russo verso l’Europa via Ucraina, «gli stoccaggi in Italia sfiorano l’80% e, per i prossimi due mesi almeno, non si pone il problema della quantità delle scorte di metano». Ciò nonostante – e lo ha riconosciuto per primo lo stesso ministro – c’è massima attenzione sui prezzi, poiché tutti gli analisti di mercato prevedono una spiccata tendenza al rialzo per la bolletta energetica delle imprese (in particolare quelle energivore, dall’acciaio alla chimica) e delle famiglie.

Ma perché i prezzi dovrebbero tornare a salire, sebbene l’approvvigionamento della materia prima sia comunque garantito? «Perché, dietro il prezzo del gas, che ha nuovamente superato i 50 euro a megawattora (ma, secondo gli esperti di Goldman Sachs, con il grande freddo di gennaio potrebbe arrivare fino a 84 euro, ndr), c’è un forte elemento di speculazione internazionale». E se lo dice Nicola Cecconato, presidente e Ceo della trevigiana Ascopiave – uno dei principali player nella distribuzione del gas metano agli utenti finali -, è il caso di approfondire.




















































Presidente Cecconato, il meccanismo sfugge al cittadino medio: com’è possibile che abbiamo scorte di gas più che sufficienti eppure lo dobbiamo pagare più caro?
«Da un lato, è vero che l’Italia ha fortemente diversificato le fonti di approvvigionamento del metano, lavorando con Algeria e Libia, cui va aggiunto il gas liquido trasportato via mare dal Qatar e dagli Usa, tanto è vero che dalla Russia, nel 2024, ne sono arrivati soltanto 5 miliardi di metricubi; inoltre, sul territorio nazionale abbiamo capacità di stoccaggio per 18 miliardi di metricubi, che sono una quantità importante. Detto questo, la questione dello stop al transito in Ucraina non va trascurata, poiché ci ha fatti tornare indietro, innescando nuovamente la spirale della speculazione internazionale».

Cioè, detto in altre parole, è la finanza che fa il prezzo?
«Il prezzo del gas, per decisione dell’Unione Europea, si forma sulla base delle contrattazioni alla Borsa di Amsterdam, un mercato in sé ristretto dal punto di vista delle quantità. Quindi le quotazioni, alla fin fine, non vengono determinate in base a grandi masse fisiche ma sulla scorta di piccoli movimenti, rispetto ai quali la finanza gioca un ruolo preponderante. Infatti, i future sul gas sono tutti in rialzo e le aspettative sul prezzo sono in aumento. Rispetto all’utente finale, abbiamo già avuto un chiaro segnale in questo senso dal rialzo delle bollette dei cosiddetti utenti vulnerabili: per chi non lo sapesse, l’energia elettrica viene prodotta prevalentemente con il gas… E penso che le energie fossili continueranno a essere predominanti anche nei prossimi decenni, non per caso la finanza internazionale sta scommettendo contro le energie rinnovabili».

Quindi, dobbiamo rassegnarci a veder aumentare la bolletta energetica?
«In questa situazione, è sufficiente che vengano a mancare quantità anche piccole a livello globale, come sta avvenendo con lo stop al transito del gas russo in Ucraina, perché si inneschi il processo speculativo, che poi ha conseguenze dirette sul prezzo in bolletta. Come dicevo, a livello europeo il nostro riferimento obbligato è l’Olanda, che non è esattamente il mercato più significativo per il gas metano».

Giusto prima di Natale, voi di Ascopiave avete sottoscritto un accordo per rilevare da A2A 490 mila utenze gas in territorio lombardo: qual è la strategia che sta alla base di questa operazione espansiva?
«A differenza di altri operatori, noi restiamo convinti del fatto che il metano e i business collegati abbiano un outlook per almeno altri 30/40 anni. Inoltre, si tratta di un business regolato, che produce flussi di cassa regolari e basato su asset che, a fine vita, mantengono un loro valore intrinseco, come se fossero un immobile: le tubature dentro cui viaggia il gas, per capirci, conservano un valore industriale e, un domani, possono essere riconvertite a usi diversi. Per questi motivi, grazie all’accordo con A2A, riteniamo di avere fatto una scelta lungimirante. E mi permetto di aggiungere: anche per le particolari caratteristiche della nostra compagine sociale (il 51,9% di Ascopiave è detenuto da Asco Holding, partecipata da un’ottantina di Comuni prevalentemente trevigiani, ndr), questa operazione contribuisce a garantire dividendi e ritorni soddisfacenti nel tempo».

Questo significa che potrebbe non essere finita qui?
«Ci sono ancora notevoli opportunità che vogliamo esplorare. Per esempio, guardiamo a quello che potrebbe accadere, in tempi brevissimi, nel deal Italgas-2i Rete Gas, rispetto al quale l’Antitrust ha aperto una procedura per ostacolo alla concorrenza. Noi stiamo alla finestra: se, come riteniamo, l’Autorità prenderà dei provvedimenti, potrebbero aprirsi delle opportunità in territori di nostro interesse».

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6 gennaio 2025 ( modifica il 6 gennaio 2025 | 08:36)

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