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Alla vigilia dell’attesa apertura del periodo dei saldi invernali — ufficialmente inaugurati ieri, si concluderanno martedì 4 marzo — ha fatto bene il sindaco di Crema, Fabio Bergamaschi, a sottolineare il valore sociale, oltre che economico, del commercio di vicinato: «È fondamentale per gli ecosistemi urbani. Dove manca o va in crisi, la città ne subisce le conseguenze negative in modo ben più ampio e generalizzato. Per questo è importante sostenerlo sempre». Crema è città molto attrattiva da questo punto di vista: arrivano clienti anche da fuori provincia e il sindaco non ha fatto altro che difendere un importante valore aggiunto della sua comunità.

Lo stesso vale per il Comune capoluogo, ovviamente, e per tutti i Comuni della provincia. È un dato di fatto che la crisi delle attività locali in Italia ha radici lontane, tuttavia — come sottolinea Confcommercio in una sua ricerca — i negozianti si trovano oggi a dover fronteggiare sfide ancora più difficili che in passato. Alla concorrenza sempre agguerrita dei centri commerciali si è aggiunta quella ancor più impari dei marketplace online (Amazon, Ebay e molti altri), che rende la competizione insostenibile sul fronte dei prezzi.

Contemporaneamente, l’alta pressione fiscale e l’inflazione spingono in alto i costi delle locazioni mentre la diminuzione del potere di acquisto rende i consumatori sempre più attenti e parsimoniosi. Tutti fattori che disincentivano l’apertura di nuove attività. Ci vogliono coraggio e un po’ di sana incoscienza per accettare la sfida. Fortunatamente, c’è chi ancora ne ha. Ogni vetrina che si accende è un elemento non solo di umanità e socializzazione, ma perfino di sicurezza collettiva.

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Nel suo ‘Vita e morte delle grandi città’, l’antropologa e urbanista Jane Jacobs già all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso aveva teorizzato il concetto ‘occhi sulla strada’ secondo cui la presenza di attività commerciali porta a tre importanti ricadute. In estrema sintesi. I negozi attraggono persone, aumentando il flusso di pedoni: un ambiente più popolato tende a scoraggiare comportamenti antisociali o criminali; le persone che lavorano o vivono nelle vicinanze dei negozi, così come i clienti, agiscono come ‘osservatori naturali’, rendendo l’ambiente più controllato grazie a un monitoraggio informale; le attività commerciali, soprattutto quelle aperte fino a tardi, mantengono le strade illuminate e vive, riducendo l’abbandono delle aree urbane durante le ore serali.

Parrebbe l’ovvio, ma la percezione di questo ruolo sociale non è così diffusa come sarebbe opportuno. Anche nelle amministrazioni locali, che dovrebbero promuovere iniziative come il negozio di quartiere, dove i commercianti si coordinano per offrire un presidio sociale. Non a caso, secondo l’ultima indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Swg (società di ricerche di mercato e di opinione), nell’ambito del progetto Cities per il contrasto alla desertificazione commerciale nelle città italiane, i consumatori sottolineano il valore sociale dei negozi di prossimità: per quasi i due terzi degli intervistati rappresentano soprattutto un’occasione di incontro che rafforza l’appartenenza alla comunità e pongono più attenzione alle persone fragili.

Stando alle risposte avute, la desertificazione genera nelle persone un sentimento negativo che spinge un italiano su cinque addirittura a ipotizzare di cambiare abitazione nel caso in cui il fenomeno dovesse acuirsi nella zona in cui risiede per la preoccupazione che possa incidere negativamente sulla qualità di vita nella zona di residenza. Ma anche sul portafogli: per gli intervistati, una casa in prossimità di servizi acquisisce un valore immobiliare maggiore di almeno il 20 per cento; mentre in un quartiere dove sono in corso fenomeni di desertificazione commerciale, potrebbe perderne il 15, con un differenziale complessivo, quindi, di oltre un terzo.

Ecco perché è interesse della collettività avere una rete commerciale cittadina vitale. Nonostante questo e per tutti i motivi già accennati, la progressiva diminuzione di punti vendita cittadini sta diventando endemica nonostante il fatto che, pur essendo spesso percepiti come più costosi, i negozi di vicinato offrono un valore aggiunto che compensa la differenza: qualità, servizio e sostenibilità assieme alla possibilità di adeguare l’offerta alle richieste specifiche dei clienti. Oltre ad avere impatti positivi sull’occupazione con la creazione di posti di lavoro, sia diretti che indiretti, a differenza della grande distribuzione che tende a centralizzare e ad automatizzare.

Non va sottovalutato il fatto che promuovono produttori e fornitori locali, contribuendo a mantenere il denaro all’interno della comunità. E poi: vuoi mettere il piacere di toccare e provare un capo di abbigliamento prima di acquistarlo invece di limitarsi a vederlo in una fotografia, che magari poi non corrisponde alle caratteristiche evidenziate nella promozione online? Il settore cerca di adattarsi alla modernità, tanto che il 72 per cento delle imprese lombarde dichiara di aver avuto un moderato aumento delle vendite fisiche dopo essersi dotato di un proprio sito Internet.

Va però ricordato che tutte le statistiche evidenziano come sia più produttivo investire sulla stampa locale e raggiungere così direttamente la comunità di riferimento, attirando clienti che vivono o lavorano in zona dal momento che i lettori dei giornali locali tendono a considerare affidabili le informazioni pubblicate, trasferendo questa fiducia anche agli annunci. Inoltre, la pubblicità stampata è visibile più a lungo rispetto ai contenuti digitali che scorrono rapidamente, permettendo un’esposizione prolungata.

Detto questo, la caccia all’affare — per impiegare una locuzione stra abusata ma comunque efficace — è partita. Ricordando le regole basiche per evitare brutte sorprese. Acquistare da negozi di fiducia: rivolgersi a commercianti conosciuti riduce il rischio di acquistare prodotti di scarsa qualità o non conformi. Diffidare di sconti esagerati: prezzi troppo bassi potrebbero nascondere merce difettosa o offerte poco trasparenti. Conservare sempre lo scontrino: è indispensabile per esercitare il diritto di recesso o richiedere il rimborso in caso di prodotti difettosi.

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