L’ultimo assist dell’amministrazione di Joe Biden a Israele nel corso del suo mandato, in scadenza il prossimo 20 gennaio, è un accordo-quadro che farà felice anche Donald Trump, perché nel recente progetto da 8 miliardi di dollari per rifornire di armamenti Tel Aviv saranno incluse molte commesse militari destinate a esser pagate dallo Stato Ebraico nel prossimo biennio e a venir prodotte negli States.
Il nuovo accordo per le armi a Israele
Il Dipartimento di Stato dell’uscente Antony Blinken, non a caso, ha aspettato l’insediamento del nuovo Congresso che dovrà vidimare l’accordo per la vendita di armamenti per segnalare la continuità tra le due amministrazioni su questo importante dossier strategico. Come nel caso dell’ultimo accordo per la fornitura di armamenti all’Ucraina e del recente intervento di Biden per fermare la vendita di US Steel alla giapponese Nippon Steel, l’amministrazione uscente gioca in continuità e senza strappi con quella entrante, e l’assenza di commenti o critiche da parte del sempre ciarliero Trump mostra la sintonia d’intenti.
L’accordo si posizionerà fuori dall’assistenza militare diretta degli Usa a Israele, che dopo il 7 ottobre 2023, giorno degli attacchi di Hamas allo Stato Ebraico, ha portato a un record di quasi 18 miliardi di dollari di armamenti consegnati.
Il progetto Costs of War della Brown University stima in questa cifra, infatti, il valore totale dell’assistenza militare donata a Israele dal 7 ottobre 2023 in avanti da parte degli Usa. A questo vanno aggiunti pacchetti come quello approvato da Biden che non consistono in donazioni ma in accordi commerciali in cui è lo Stato Ebraico ad acquistare armamenti americani.
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Che armi fornirà l’America a Israele
Cosa c’è dunque nel nuovo accordo? “Il pacchetto comprende missili aria-aria AIM-120C-8 per la difesa dai droni e da altre minacce aeree, proiettili di artiglieria da 155 mm, missili Hellfire AGM-114 e 6,75 miliardi di dollari in altre bombe e sistemi di guida”, ha affermato una fonte del governo americano a France24.
Parliamo di un arsenale che Tel Aviv potrà sfruttare in futuro in numerosi dei teatri di guerra in cui è coinvolta. Ovviamente a Gaza, dove anche con gli armamenti a stelle e strisce proseguono i durissimi raid sulla Striscia, ma non solo: i proiettili d’artiglieria possono essere estremamente utili in caso di riaccensione di una guerra in Libano in cui il cessate il fuoco è sovente violato dopo due mesi di scontri con Hezbollah, gli Hellfire possono tornare utili qualora Israele cercasse di colpire i capi di milizie nemiche come gli Houthi yemeniti o i Khateeb Hezbollah iracheni.
Lo shopping di armamenti Usa da parte di Israele
Il pacchetto sarà ora sottoposto all’approvazione della Camera dei rappresentanti e delle commissioni del Senato, entrambi a maggioranza repubblicana, in un iter che si svilupperà durante l’entrante amministrazione Trump-bis. Fuori dall’assistenza diretta, il secondo mandato di The Donald supervisionerà all’applicazione di un ampio spettro di appalti militari israeliani che faranno ruggire la produzione di armamenti dei colossi americani.
Per la precisione, parliamo del terzo accordo per acquisti di armi siglato da Israele nell’ultimo anno dopo che, ricorda il Times of Israel, “ad agosto, gli Stati Uniti hanno approvato la vendita di 20 miliardi di dollari per 50 caccia F-15 e altre attrezzature militari” e “a novembre hanno confermato una vendita di armi per 680 milioni di dollari“. In totale, “il Ministero della Difesa ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno inviato a Israele oltre 50.000 tonnellate di armamenti ed equipaggiamento militare dall’inizio della guerra”.
Il 2025 si apre sullo stesso filo rosso: gli Usa al fianco di Tel Aviv, a prescindere da chi sia al comando a Washington e da qualsiasi critica internazionale verso la condotta di Israele. Tra aiuti diretti e acquisti, gli armamenti israeliani ricevuti, acquistati o prenotati dagli Usa dal 7 ottobre 2023 assommano a un valore complessivo di circa 46,7 miliardi di dollari, che in larga parte ricadranno sull’industria statunitense. Pecunia non olet, nemmeno quando l’odore è quello del sangue.
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