la filiera si prepara a riciclare

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Ambiente. A gennaio l’Europa avvia la raccolta differenziata dei rifiuti. Ma mancano ancora regole chiare

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Dal primo gennaio 2025, a livello europeo, verrà dato il via alla raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Un traguardo nella transizione green che l’Italia, poi seguita da altri Paesi, aveva già tagliato, come capofila già all’alba del 2022. Tuttavia la mossa, in attesa delle direttive europee, non sembra avere dato i frutti sperati, tra l’assenza di un tracciato chiaro e univoco da Bruxelles e le difficoltà burocratiche.

Nel Biellese al momento prosegue il percorso per porre le basi del ReHub che dovrebbe diventare operativo a Cavaglià, operazione spinta dagli imprenditori e dagli enti locali con Regione Piemonte capofila e la partnership di A2A che da aprile scorso attraverso Humana Italia si sta occupando della raccolta dei rifiuti tessili del distretto laniero. A2A ha individuato la tecnologia a lettori ottici, per lo smistamento dei materiali conferiti sul Biellese e presto anche dalla vicina lombarda. Il primo step dovrebbe entrare in funzione a giugno di quest’anno in modo sperimentale e propedeutico alla realizzazione dell’impianto pilota

Il progetto in attesa della concretizzazione di un regime ancora in fase di gestazione, si lega a doppio filo alla Responsabilità estesa del produttore (Epr), metodica di gestione dei rifiuti e dell’inquinamento che incoraggia le aziende a progettare prodotti più riciclabili e a seguire processi di fabbricazione più sostenibili.

Secondo gli ultimi dati Ispra, infatti, i rifiuti tessili post-consumo in Italia sono passati dalle 133mila tonnellate del 2017 alle 160mila del 2022. In particolare tra il 2021 e il 2022, anno di entrata in vigore anticipata della misura, la quantità di rifiuti tessili raccolti in modalità differenziata è cresciuta solo marginalmente, passando circa da 2,6 a 2,7 kg pro capite l’anno. Sempre nel 2022, riporta ancora l’Ispra, il tessile ha rappresentato solo lo 0,8% del totale dei rifiuti raccolti in modo differenziato.

Dati più recenti, e lievemente più incoraggianti, arrivano dalle città metropolitane, su cui spicca Milano con 3,2 kg per abitante, quota che appare comunque ridotta se si considera la media europea, che si attesta a 4,4 kg pro capite annuali. Il numero appare ancora più esiguo se si considera la quantità di materiali prodotti in Unione europea, pari a circa 12 kg a persona. Solo il 12% dei rifiuti tessili prodotti negli Stati comunitari viene correttamente differenziato, secondo la European Environment Agency (Eea).

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Eccezione fatta per i casi virtuosi di Francia e Olanda che hanno già il proprio Epr., l’Italia, tentando di giocare in anticipo, all’inizio dello scorso anno aveva avviato una consultazione sullo schema di decreto del ministero dell’Ambiente guidato da Gilberto Pichetto, che avrebbe introdotto la regolamentazione per gli operatori del tessile, prefigurando l’istituzione di un centro di coordinamento, il Corit. La bozza al momento resta in sospeso sia per le criticità emerse in fase di stesura in termini di modalità di raccolta contemplate e soggetti interessati, sia per l’attesa del deus ex machina comunitario. La firma dovrebbe arrivare la prossima primavera, Europa permettendo, con l’avvio dei consorzi all’inizio del 2026, Il ministero sta infatti facendo da interlocutore e mediatore tra le associazioni delle imprese, i Comuni e in consorzi per farsi trovare pronti all’avvento del regime Epr.

Il Mase ha riavviato i lavori sullo schema di decreto che, in seguito alla condivisione con il Mimit, sarà rimesso in consultazione aperta. La firma dovrebbe arrivare in primavera, Europa permettendo, con l’avvio dei consorzi all’inizio del 2026.

«L’obiettivo del nuovo assetto sarà quello di far avvicinare il comparto, che si trova al quarto posto nella classifica dei più inquinanti (subito dopo alimentare, abitazioni e trasporti) a un modello di sempre maggiore circolarità della filiera» conclude Pichetto.

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