Overtourism, affitti brevi, key lock box: tutti termini entrati di prepotenza nel quotidiano. Non solo di chi si occupa di turismo, ma anche di chi le città le vive o vorrebbe poterle vivere. Perchè di sicuro molto è cambiato negli ultimi anni nel mondo, in Italia e anche a Padova. “Per fortuna – dichiara il presidente di Confcommercio Ascom Padova, Patrizio Bertin – non siamo ancora ai livelli di NewYork, di Barcellona o di Firenze, però anche la nostra realtà non è esente da problematiche connesse all’aumento degli affitti brevi”. Strana questione “bifronte” quella del turismo: da un lato benedetto perchè alimenta l’economia, dall’altro mal sopportato perchè mette a rischio l’identità e la vivibilità delle città. Letteralmente esploso nel dopo pandemia, il turismo di massa sta cambiando profondamente i rapporti all’interno del comparto della ricettività. Lo sta facendo a Padova, lo sta facendo meno alle Terme. È quanto si deduce da una ricerca condotta dall’Ascom Confcommercio di Padova sul decennio (o poco più) che va dal 2013 ad una parte del 2024. Una ricerca effettuata interpolando i dati del Sistema Statistico della Regione Veneto con quelli dell’Istat. “Il risultato è interessante – aggiunge Bertin – perchè evidenzia come un fenomeno molto più duttile com’è quello degli affitti brevi sia stato in grado di intercettare una domanda crescente di alloggi turistici”.
Facciamo dunque un salto indietro nel tempo e vediamo qual era la situazione nel 2013, “un’era fa” turisticamente parlando. A Padova città, in quell’anno, erano attivi 51 hotel con 3.029 camere e 5.736 posti letto. Nessun hotel a 5 stelle, in maggioranza (22) a tre. In quello stesso anno ad Abano Terme si contavano 69 esercizi con 6.985 camere e 11.163 posti letto. Anche in questo caso una maggioranza di tre stelle (33) ma anche la presenza di 6 strutture a 5 stelle o 5 stelle lusso. A Montegrotto erano 31 gli hotel con 3.471 camere e 5.818 posti letto. Qui i 3 e i 4 stelle si equivalevano (12 i primi e 13 i secondi) e gli hotel a 5 stelle o 5 lusso erano 4. Dieci anni dopo, cioè nel 2023, la situazione degli hotel è pressoché cristallizzata, anzi sia per Padova che per i comuni termali va un po’ peggio: nel capoluogo ne restano 47 con 5.176 posti letto e 2.711 camere. Anche Abano flette passando a 60 esercizi con 10.817 posti letto e 6.319 camere, però aumenta l’offerta di alto profilo: salgono infatti a 8 gli alberghi di lusso che mettono a disposizione 2.181 posti letto (erano1.552 dieci anni prima) e 1.143 le camere (erano 928).
Montegrotto segue la stessa falsariga: gli hotel scendono a 26 con 4.980 posti letto e 2.775 camere, però qui si contrae anche il lusso: restano solo 3 alberghi a 5 stelle con 546 posti letto (erano 766) e 294 camere (erano 329).
Dunque, sembrerebbe che tra il 2013 e il 2023 il turismo a Padova e alle terme sia andato calando, ma non è così. Nel 2014 a Padova erano presenti 5.620 posti letto alberghieri e 2.096 extralberghieri. Gli arrivi alberghieri erano 574.931 e gli extralberghieri 43.544 mentre le presenze alberghiere superavano di poco il milione (1.059.302) e le extralberghiere si attestavano a 256.369. A distanza di dieci anni (siamo ai dati del 2023) tutto è cambiato: i posti letto negli alberghi sono diventati, come abbiamo visto, 5.176 (con 614.307 arrivi e 1.004.827 presenze) ma gli esercizi extralberghieri sono diventati 5.830 con 158.545 arrivi e 642.357presenze. “I dati di Padova si prestano a due valutazioni – commenta Monica Soranzo, presidente di Padova Hotels Federalberghi Ascom Confcommercio – la prima è che, pur diminuendo i posti letto, aumentano gli arrivi, segno, finalmente, di una maggiore attrattività della città che si è tradotta in una maggiore occupazione delle camere e la seconda è che ad un turismo in forte espansione fa fronte un extralberghiero che vale circa un quarto dell’alberghiero quando dieci anni prima ne valeva il 7,5%.”.
Diversa la situazione alle terme. Ad Abano, a fronte dei poco più di 11mila posti letto nell’alberghiero del 2014, facevano da contraltare 271 posti letto nell’extra. Impietoso il raffronto anche per quanto attiene agli arrivi: 417.056 nell’alberghiero e 2960 nell’extra con presenze che nell’alberghiero arrivavano a 1.830.754 mentre nell’extra raggiungevano a malapena circa quota 17mila. Dieci anni dopo (2023) la situazione non è cambiata granchè: 544.716 sono gli arrivi alberghieri contro 6.729 extra con 1.874.452 presenze nell’alberghiero e 26.467 nell’extra. “Una conferma – sottolineano all’Ascom Confcommercio – di come il turismo termale sia cambiato nel corso degli anni con più arrivi e meno presenze ma con un extra che resta comunque marginale”. Per Montegrotto la lettura è un po’ meno lineare anche per la presenza prima e l’assenza poi del camping: 5.493 erano i posti letto nel 2014 nell’alberghiero con 930 nell’extralberghiero, con 199.564 arrivi alberghieri e 8.075 extra e 827.309 presenze alberghiere a fronte delle 28.042 extra. Dieci anni più tardi i posti letto scendono nell’alberghiero a 4.980 con gli extra a 606 ma con arrivi che per l’alberghiero salgono a 220.081 mentre nell’extra affondano a 1.984 con 706.625 presenze nell’alberghiero e 6.775 nell’extra.
“Evidente – continua Bertin – che un’offerta alberghiera piuttosto robusta fa la differenza e i dati delle terme lo confermano. Certo: il contesto è completamente diverso e, per certi aspetti, anche arduo da raffrontare (difficile allestire un’area wellness termale in un appartamento!). Al tempo stesso però i dati ci dicono che, se l’offerta alberghiera è insufficiente gli affitti brevi diventano il vaso di espansione naturale con un conseguente aumento del costo della vita collegato all’aumento degli affitti lunghi. È un ragionamento che va fatto anche in chiave di nuove strutture, soprattutto se, come sembra, il Centro Congressi comincerà a viaggiare a pieno regime”. C’è poi un altro aspetto che Bertin intende sottolineare in chiusura: “Se, come auspichiamo, si arriverà in Camera di Commercio a varare la Fondazione per il turismo, sarà quella l’occasione per valorizzare tutti gli ambiti turistici provinciali anche in chiave ambientale: vasi comunicanti tutti collegati per offrire una ricettività di qualità in contesti urbani vivaci, dove i turisti non si sostituiscono ai residenti e dove i negozi, diversificati per tipologia, offrono anche un plus in termini di sicurezza”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link