«Il caos tariffe taxi-Uber? Norme vecchie di 32 anni, la riforma non è rinviabile»

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«Serve una riforma organica della normativa vigente su taxi, ncc e Uber, la legge 21 del lontano 92. Quando venne approvata quando neanche c’erano i telefoni cellulari».

Eugenio Patanè, assessore alla Mobilità del Comune di Roma, spiega dove si annidano i buchi normativi e indica le possibili soluzioni. Assessore, come si esce da questo cortocircuito fra taxi e Uber? Le auto bianche non si trovano ma se le cerchi con l’app Uber, si trovano. La legge è vecchia, va bene. Ma in pratica?

«Non è solo una norma vecchia: è stata superata in questi 32 anni da uno stillicidio di micro emendamenti, da sentenze della Corte di Giustizia europea, della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato che, in assenza di una normativa organica, hanno svolto il ruolo di interpreti delle nuove istanze sociali. Il Governo e il Parlamento dovrebbero essere invece protagonisti di una riforma organica e complessiva che non miri alla deregolamentazione ma a regole di settore precise e attualizzate agli strumenti tecnologici, a cominciare da app e smartphone, che sono oggi a disposizione di tutti. È necessario quindi un grande lavoro di concertazione con tutte le parti sociali e le categorie interessate da cui esca un testo che regolamenti il settore e che consenta agli utenti di soddisfare la propria esigenza di mobilità, che sia di qualità e senza sorprese sulla tariffa. Ma che, dall’altro lato, consenta ai titolari di licenze taxi e di autorizzazioni noleggio con conducente, le Ncc, di lavorare serenamente entro determinate regole».

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Che strumenti avete per controllare?

«Iniziamo dalle applicazioni. Più volte la Corte di Giustizia europea le ha definite come strumenti di intermediazione che non necessitano autorizzazione trasportistica e il Consiglio di Stato, nel 2020, ha poi stabilito doversi esercitare in regime di concorrenza e non di esclusività dei radiotaxi. Noi sulle app possiamo controllare ben poco. Gli unici poteri che abbiamo sono la pianificazione dei turni, le tariffe per i taxi e il controllo su strada affidato alle Forze dell’ordine e al Gruppo Pronto intervento Traffico (Gpit) della Polizia Municipale. Mentre credo che da quest’ultimo punto di vista servano più risorse umane e più controlli che i Comuni possono mettere in campo a tutela degli utenti, dei tassisti e degli Ncc onesti che sono la stragrande maggioranza, le prime due prerogative comunali rischiano di essere rese vane da quella mancata riforma nazionale».

Gli strumenti che vorreste per monitorare meglio?

«Oggi la prima necessità che abbiamo come amministrazioni comunali è mettere in coerenza la domanda di taxi e Ncc con l’offerta. Molto spesso si sente dire che “mancano i taxi e Ncc” e il rimedio a cui si pensa immediatamente è il rilascio di nuove licenze e autorizzazioni. Roma lo ha fatto intanto immettendo 1000 licenze in più di taxi e 500 doppie guide. Mi permetto di dire che il rilascio di nuove licenze da solo non può bastare ad affrontare un problema molto più complesso che sfugge al controllo del decisore politico comunale. Abbiamo dunque bisogno di tre innovazioni».

Quali?

«La prima, riguarda la pianificazione dei turni. Oggi nessun assessore alla mobilità di nessun comune italiano, dopo avere stabilito i turni di servizio secondo le diverse esigenze della sua città, è poi in grado di sapere quanti taxi sono in turno e quanti Ncc stiano servendo in quel momento la città. I comuni italiani hanno, pertanto, l’esigenza di capire quanti sono in un determinato momento di preciso i taxi e gli Ncc in servizio anche per valutare se l’incrocio tra domanda e offerta avviene in modo corretto o meno».

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D’accordo. Secondo punto?

«Per evitare che ci sia una crescita esponenziale della domanda inevasa, l’operatore del trasporto pubblico non di linea che riceve prenotazioni attraverso app non deve poter rifiutare corse (proprio come accade in piazza “fisicamente”) e deve evadere la prima richiesta di prossimità che riceve, senza poter avere l’opportunità di vedere la destinazione dell’utente».

Terzo?

«Per i taxi la tariffa è regolamentata. Lasciare a libero mercato le tariffe per gli altri servizi di trasporto pubblico è sempre sbagliato perché porta a svantaggi notevoli per l’utente, soprattutto quando, come negli ultimi anni, c’è tanta domanda inevasa e poca offerta, con un aumento delle tariffe inaccettabile per un servizio pubblico che peraltro arricchiscono gli intermediari a danno dei lavoratori del settore. Siamo perciò contrari alla deregolamentazione della tariffa per i servizi di trasporto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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