Non hanno aspettato nemmeno l’inizio del nuovo anno. Ventiquattr’ore prima dei botti di Capodanno, il 30 dicembre scorso, la Commissione Tecnica nazionale Pnrr-Pniec ha di fatto “decapitato” sul nascere, ancor prima dell’impugnativa costituzionale, la legge sulle «aree idonee» approvata dal Consiglio regionale il 5 dicembre 2024. Un colpo durissimo per un impianto legislativo regionale che sin dall’inizio minacciava di dissolversi al primo colpo di vento tra le intemperie speculative che sempre più minacciano l’Isola.
Uno-due
Nell’ultima riunione dell’anno, la massima assise nazionale per l’approvazione dei progetti eolici e fotovoltaici, ha sferrato un “uno-due” imponente che ha mandato a tappeto la Regione sarda e messo in cantiere due nuovi progetti, tutti ricadenti, secondo le norme regionali appena approvate, in “illusorie” «aree non idonee». Peccato, però, che l’ingannevole definizione di «aree non idonee», perseguita dallo stesso Consiglio Regionale, si fondasse sull’assunto del famigerato Draghi che ha perennemente ribadito: anche nelle «aree non idonee» si possono costruire grattacieli rotanti o infinite graticole di silicio «made in China».
Divieti di facciata
La legge regionale ha pure previsto «divieti» su quelle aree, ma risultando, anche alla luce dell’ultimo pronunciamento ministeriale, divieti inefficaci e/o illegittimi visto che il Decreto Draghi, a cui la legge sarda pedissequamente si ispira, li esclude a priori. Divieti non stringenti, totalmente disancorati da esplicite norme di rango costituzionale come, invece, prevede la Legge Pratobello che fonda i suoi divieti sulla competenza primaria della Regione in materia di «urbanistica». Per la Commissione nazionale il verdetto sui due progetti approvati a fine anno, «Monte Nurra», nell’agro di Sassari, e «Villasor» nelle campagne del Medio Campidano, costituisce un precedente destinato a diventare “principio”, fatti salvi ribaltoni giudiziari, comunque difficilmente ipotizzabili vista la giurisprudenza consolidata in materia.
Disapplicazione
Una decisione, quella sulla legge regionale, che costituisce di fatto la più evidente «disapplicazione» di quella norma pomposamente declamata dalla Regione come salvifica, ma che alla luce degli effetti di questi primi giorni dell’anno si sta già rivelando un vero e proprio buco nell’acqua, incapace di fermare qualsiasi tipo di speculazione. Un «principio» di inutilità che finirà per essere applicato alle centinaia di progetti che da anni giacciono negli scaffali del Ministero dell’Ambiente in attesa di approvazione. Il rischio è quello di una vera e propria valanga autorizzativa con un lasciapassare che non attenderà nemmeno l’impugnativa costituzionale da parte del Governo. Palazzo Chigi, in effetti, ha tempo sino al 5 febbraio prossimo per impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge sulle «aree idonee», ma la «disapplicazione» da parte della Commissione nazionale rappresenta già da ora un allarme più che fondato.
L’organismo nazionale che ha dato il via libera ai due progetti, complessivamente oltre 80 megawatt, oltre 200 ettari di pannelli fotovoltaici, non ha agito al buio. Alla vigilia di Natale, infatti, il 24 dicembre scorso, la direzione generale dell’Ambiente ha scritto al Ministero: «La Regione Sardegna, in conformità a quanto previsto dal Decreto del Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica del 21 giugno 2024, ha individuato le aree idonee e le superfici idonee, non idonee e ordinarie per l’installazione di impianti a fonti di energia rinnovabile e, contestualmente, stabilito il divieto di realizzazione degli impianti nelle aree non idonee. L’intervento in esame ricade nelle aree non idonee per impianti agrivoltaici di grande taglia superiori ai 10 megawatt».
Sul progetto “Villasor” è lo stesso Direttore generale dell’Assessorato regionale dell’Ambiente a comunicarne al Ministero le conseguenze: «Pertanto, in ottemperanza alla L.R. 20 del 5 dicembre 2024 art. 1, comma 5 Allegato B (Aree non idonee all’installazione di impianti agrivoltaici lettera j), il Servizio scrivente esprime un parere negativo alla realizzazione al progetto di un impianto agrivoltaico proposto dalla società Tiziano s.r.l per la produzione di energia da fonte solare denominato “Villasor”, della potenza di 41,84 megawatt». Idem per il progetto nel nord Sardegna, “Monte Nurra”, della potenza di 42,096 megawatt, da realizzarsi nel Comune di Sassari.
Draghi docet
Per la Regione, in base alla legge, sono da bocciare: «rientrano tra le aree non idonee». Il Ministero, invece, non ci pensa nemmeno. I progetti ricadenti nelle «aree non idonee» sono approvati senza colpo ferire, confermando di fatto l’inganno delle «aree idonee» e «non idonee». La Regione sarda, sostanzialmente, sposando in pieno il Decreto Draghi (del resto l’attuale Presidente della Regione in quel governo aveva la delega per il Comitato della Transizione energetica), ha impostato la propria normativa regionale sull’articolo 20 comma 7 del “famigerato” provvedimento legislativo del banchiere d’Europa.
Truffa aree idonee
Una norma che sul piano sostanziale si è rivelata una truffa: «Le aree non incluse tra le aree idonee non possono essere dichiarate non idonee» – prevede il Decreto Draghi. In pratica, se si attua quella norma, il risultato è scontato: tutte le aree, seppur con procedure diverse, sono da considerasi idonee. In viale Trento hanno subito gridato all’oltraggio: «La Regione intraprenderà azioni in tutte le sedi amministrative e giurisdizionali competenti per contrastare e contestare tali decisioni. I pareri sono stati adottati nonostante la certificata incompatibilità dei progetti, sia col quadro normativo regionale, sia con i valori paesaggistici, ambientali e culturali che la legislazione regionale difende». Peccato, però, che le norme richiamate si fondassero proprio su quelle disposizioni che consentivano esattamente quello la commissione nazionale ha approvato. I divieti della legge sarda, in applicazione del principio “truffa” sulle aree idonee, sono diventati in un attimo carta straccia. Per fermare l’invasione, seppur tardivamente, è rimasta solo la legge “Pratobello”, l’unica fondata sulle competenze primarie dello Statuto sardo, le uniche di rango costituzionale, superiori al decreto Draghi. La Sardegna è già all’ultima chiamata.
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