l’Italia s’è fatta soffiare dall’Albania il nuovo “Sinner” delle nevi?

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Lara Colturi non è più una promessa, ma una solida certezza: l’Italia s’è fatta scappare un talento unico solo perché chiedeva di potersi allenare con un team privato.

Due podi non fanno una prova, un po’ come gli indizi, ma tutti sanno che è soltanto una questione di tempo prima che Lara Colturi faccia andare di traverso la bile alla “povera” federazione italiana. Che sta prendendo coscienza del fatto di aver lasciato scappare via un talento unico e cristallino come nessun altro s’era mai visto nella storia dello sci alpino al femminile: avergli negato la possibilità di lavorare con un team privato solo perché aveva soltanto 15 anni potrebbe significare dover pagare un prezzo salatissimo, con l’Albania che si gode la clamorosa ribalta e soprattutto gli straordinari risultati dell’appena 18enne torinese.

Un’esplosione che non si sarebbe fatta attendere

Il secondo posto ottenuto in gigante sulla Podkoren di Kranjska Gora è servito per rinfocolare una polemica destinata a procrastinarsi ancora a lungo. Perché anche chi non è così esperto di sport invernali ha capito che Lara è un talento talmente unico e sopraffino come pochi se ne vedono in giro.

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Addirittura c’è chi si è spinto oltre, sostenendo che non avallando la decisione del papà Alessandro e della mamma Daniela Ceccarelli di poter continuare ad allenare la propria figlia in maniera indipendente la FISI s’è fatta scappare “il nuovo Sinner dello sport italiano”.

Dopotutto nessuna sciatrice a 18 anni appena compiuti aveva mai centrato due podi in due discipline diverse, con Lara che aveva già chiuso la secondo posto nello slalom di Gurgl alle spalle di Mikaela Shiffrin. E considerato quanto fatto da Sara Hector in Slovenia, con tutte le rivali staccato quasi di un secondo e mezzo, ecco come la piazza d’onore vale quasi quanto una vittoria.

La bellezza di “crescere insieme” alla mamma Daniela

Al traguardo Lara era raggiante come poche altre volte lo era stata in vita sua. Dopotutto, al netto della giovanissima età, ne ha già dovute subire parecchie di rogne: l’infortunio al crociato che l’ha tenuta fuori dalle competizioni durante tutta la scorsa stagione avrebbe potuto pregiudicarne il luminoso avvenire, invece sembrerebbe essere stato bollato alla voce “incidente di percorso” e nulla più.

“Di sicuro non è stato facile ripartire, ma sono felice di vivere queste sensazioni. Sapevo di aver sciato bene nella prima manche, dovevo solo pensare a fare lo stesso nella seconda e credo di esserci riuscita. Sono veramente contenta di questo risultato perché sapevo di essermi allenata bene nei giorni scorsi (assieme ad Alice Robinson), ma la gara poi è tutto un altro mondo”. Il parallelo con la mamma Daniela viene quasi naturale: “Lei ha avuto una gran bella carriera, io ora sto facendo la mia ed è bellissimo poter crescere insieme”.

Le regole FISI non ammettevano eccezioni (ahi ahi ahi…)

In quest’ultima frase c’è racchiuso buona parte dell’universo che gravita attorno alla 18enne di Torino. La scelta di allenarsi con la propria famiglia è stata la ragione che l’ha convinta ad accettare la proposta della federazione albanese, rinunciando così a entrare nel team di sviluppo FISI.

La storia è vecchia di tre anni, ma è tornata prepotentemente d’attualità in questi giorni, dopo che Lara ha cominciato a raccogliere risultati altisonanti: all’epoca la federazione italiana, ligia al suo regolamento, precluse alla famiglia Colturi l’opportunità di creare uno staff privato per la figlia, poiché considerata troppo giovane per poter avanzare una simile richiesta.

Va da sé che molte atlete di punta del settore femminile hanno tecnici personalizzati (Brignone il fratello Davide, Goggia con Luca Agazzi, Bassino con Daniele Simoncelli), ma se la FISI avesse fatto un’eccezione per una 15enne qualcuno avrebbe gridato allo scandalo. Forse perché nessuno avrebbe immaginato che appena tre anni dopo Lara avrebbe dimostrato di essere davvero una sciatrice come mai s’era vista prima sul pianeta Italia, al netto peraltro del grave infortunio che l’ha tenuta fuori per una stagione.

Lara pensa solo a gareggiare. E quell’analogia con Goggia…

Cospargersi il capo di cenere, oggi, serve a niente. Anche se manca la controprova, è plausibile l’idea che se non avesse avuto la libertà di allenarsi con il suo staff privato la Colturi avrebbe impiegato più tempo per diventare già l’atleta che è diventata.

La federazione albanese gongola (ha persino affidato a mamma Daniela il ruolo di direttore tecnico di tutte le squadre nazionali) e la sensazione è che difficilmente Lara tornerà sui suoi passi, optando cioè per tornare a gareggiare per la nazionale italiana (se lo facesse, perderebbe tutti i punti FIS conquistati e dovrebbe risalire quasi dal fondo, come successo in misura minore a Braathen Pinheiro e Hirscher).

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Dopotutto, a lei interessa soltanto gareggiare: il dispiacere per non poter difendere i colori azzurri è più che mitigato dai risultati sin qui ottenuti, tali da farla salire addirittura al settimo posto in classifica generale. E la FISI può solo mordersi i gomiti: aver “rinunciato” a un’atleta nata lo stesso giorno di Sofia Goggia (cioè il 15 novembre) potrebbe diventare il rimpianto più grande per i decenni a venire.





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