Il dossier dell’associazione «Setteottobre»: si moltiplicano gli episodi nei luoghi pubblici, sui social, nelle scuole e nelle università. L’appello ai rettori
Prima di tutto le cifre indicate nella ricerca: 268.320 post antisemiti pubblicati in Italia nell’ultimo anno. Periodo in cui gli atti antisemiti sono cresciuti del 400%, mentre il 94% degli ebrei italiani racconta di aver subito atti di antisemitismo. Dati che fanno dell’Italia uno dei Paesi dell’Unione Europea a più alto tasso di antisemitismo, come risulta anche dalle analisi del Cdec-Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea, dell’Eufra-European union agency for fundamental rights, e del Jewis People’s experience and perceptions of antisemitism.
Sono le considerazioni, clamorose e preoccupanti, sul clima che in Italia circonda la comunità ebraica e contenute nella ricerca «La normalizzazione del 7 ottobre/ La “resistenza” palestinese sulle reti sociali» realizzata dall’associazione culturale indipendente e apolitica «Setteottobre», nata in difesa di Israele e dei valori delle democrazie occidentali, presieduta da Stefano Parisi. La documentazione è stata consegnata al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al Coordinatore nazionale della lotta all’antisemitismo, generale Pasquale Angelosanto, e inviata anche alla presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, Giovanna Iannantuoni, e a tutti i singoli rettori.
Dopo il 7 ottobre
Nella ricerca si parla di una «pericolosa mistificazione della realtà all’indomani del sanguinoso attacco a Israele del 7 ottobre 2023». Tutto questo si traduce «in una forma aggressiva di nuovo antisemitismo, fomentato e cavalcato da sigle e organizzazioni di sostegno alla Palestina sulle reti social, nelle piazze, nelle scuole e nelle università». È il problema che l’8 ottobre 2024, a un anno dalla tragedia del 7 ottobre 2023, in un’intervista apparsa sul Corriere della Sera, aveva denunciato la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni: «Sappiamo cosa sta accadendo nei licei e nelle università italiane. Quale sia il racconto su Israele, l’antisemitismo crescente, gli incitamenti all’odio e alla violenza. Penso a una regia che orienta coscienze, che paga, finanzia, indottrina e recluta, che usa i canali del fondamentalismo, gridando al dolore al male… vedo tante intelligenze che si pronunciano senza conoscere i luoghi, il contesto, la stessa geografia appiattendosi su slogan assurdi».
La lettera alla Crui
Dunque la preoccupazione che l’antisemitismo in Italia sia in crescita in tutta la società ma soprattutto nell’ambiente scolastico e universitario, quindi tra le nuove generazioni, è altissima. Ed è questa la ragione della lettera inviata dall’associazione ai Rettori delle Università italiane. Nei materiali della «Setteottobre» (di cui fanno parte, tra i tanti, Andreé Ruth Shammah, Gabriele Albertini, Ilaria Borletti Buitoni, Pierluigi Battista, l’ex ambasciatore d’Italia in Israele Luigi Mattiolo) si spiega come «il movimento ProPal in Italia non abbia nulla di spontaneo, palesandosi fin dalla sua nascita come piattaforma di propaganda pro Hamas, attraverso cui diffondere e normalizzare in Occidente gli obiettivi e gli slogan del terrorismo islamico di criminalizzazione e distruzione dello Stato di Israele».
La ricerca documenta come «le associazioni islamiche e palestinesi che intrattengono legami con Hamas e con altre formazioni terroristiche» riescano a saldare, sul piano della comunicazione «i vecchi temi dell’antisemitismo con un antioccidentalismo aggressivo puntando sulla demonizzazione degli ebrei come rappresentanti principali di una oppressione colonialista da spazzare via con l’intero Stato di Israele». La ricerca si occupa anche del tema molto dibattuto in questi ultimi mesi: «Il fulcro attorno a cui ruota il ribaltamento della realtà è l’accusa a Israele di condurre una politica “genocida” nei confronti del popolo palestinese mentre in parallelo si glorificano le imprese di Hamas e di altre formazioni terroristiche definite “resistenti”». Si citano poi i gravi episodi registrati nel 2024 sia l’8 marzo che il 25 aprile: «Per la prima volta hanno visto espliciti attacchi di piazza e sui social contro i sopravvissuti ai lager nazisti, come Liliana Segre».
Le quattro narrazioni
Secondo il documento, che riporta l’analisi sui messaggi apparsi sui social media, la propaganda ProPal sarebbe dominata da «quattro narrazioni capaci di galvanizzare settori di popolazione giovanile e/o universitaria». Ed ecco qui nel dettaglio di cosa si tratta secondo la ricerca di «Setteottobre». Come primo argomento c’è la legittimazione del pogrom del 7 ottobre 2023 «attribuendo al terrorismo palestinese il valore di resistenza, negando le atrocità e giustificando il genocidio». Nella seconda narrazione si tende a «normalizzare l’accusa di genocidio demonizzando la democrazia israeliana». Nella terza si raffigura «Israele come oppressore con notizie false o distorte». Infine nella quarta argomentazione «si ricorre all’armamentario dell’antisemitismo classico che attribuisce ai sionisti oggi, come agli ebrei ieri, l’intenzione di controllare il potere e l’informazione, fino all’accusa infamante di fare commercio di organi dei cittadini palestinesi».
Tematiche che appaiono sempre più spesso sui social media e attirano appunto l’interesse del mondo giovanile. Nella lettera inviata dal presidente Stefano Parisi ai Rettori si legge che «la propaganda antisionista sui social media coinvolge e perfino travolge molti dei nostri giovani, vittime di una grave e profonda incultura ed eredi di una longeva e mai sradicata tradizione antisemita». Parisi segnala che il dilagare di questo fenomeno «minoritario nei numeri ma attivo fino alla sopraffazione, negli atenei non solo italiani, rende pressoché impraticabile un confronto democratico e lo sviluppo dello spirito critico, elementi necessari alla crescita di una generazione destinata a guidare il nostro Paese nel prossimo futuro». Nel suo messaggio Parisi si augura che negli atenei sia possibile aprire un confronto chiaro e approfondito «su una materia che è destinata a una letale incandescenza se non maneggiata con approfonditi strumenti culturali, se non arricchita dalla discussione, se non nutrita dalla conoscenza depurata da qualsiasi tipo di propaganda».
La ricerca di «Setteottobre» sottolinea anche il più recente episodio di antisemitismo proprio la notte di Capodanno a Milano «dove un folto gruppo di soli uomini si è mischiato alla folla in piazza Duomo inscenando una manifestazione in cui le bandiere pro Palestina e gli slogan contro Israele sono stati accompagnati da canti arabi e versetti del Corano». La ricerca intende in conclusione «offrire un quadro inedito e in gran parte sottovalutato di una potente macchina di propaganda antisemita che va fermata, prima che sia troppo tardi».
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