Jabil, in 418 senza lavoro. Si va verso lo sciopero generale: «L’inerzia di Governo e Regione»

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Paolo Picone

I rappresentanti dei lavoratori: «Nel Casertano declino inarrestabile»

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Viene definita la «madre delle vertenze» nel Casertano: quella della multinazionale americana Jabil con stabilimento a Marcianise. L’azienda ha annunciato la chiusura entro marzo 2025 e la cessazione delle attività in Italia. Questo comporterà un concreto rischio di licenziamento per i 418 lavoratori coinvolti, dato che non esistono al momento progetti produttivi alternativi. I lavoratori, infatti, hanno bocciato il piano presentato dalla multinazionale dell’elettronica, che prevedeva la cessione del ramo d’azienda alla Tme Assembly Engineering Srl, un’operazione realizzata da Invitalia (società del Ministero dell’Economia) insieme alla casertana Tme, con sede a Portico di Caserta. A questa vertenza si lega anche quella dei 150 dipendenti dell’azienda di informatica Softlab, con sede a Maddaloni.

Tutti ex lavoratori Jabil, erano stati esternalizzati qualche anno fa a causa del calo di produttività dello stabilimento di Marcianise. In Softlab, però, questi lavoratori sono rimasti per lungo tempo in cassa integrazione, senza essere mai stati coinvolti in attività produttive significative. La situazione si è ulteriormente aggravata con la scadenza dell’ammortizzatore sociale lo scorso 31 dicembre, senza che sia stata ancora concessa una proroga. E dopo sette mesi tutti i lavoratori metalmeccanici di Caserta e provincia torneranno a manifestare in strada nel capoluogo provinciale. Infatti dopo lo sciopero generale dello scorso 13 giugno, le segreterie casertane dei sindacati metalmeccanici Fim , Fiom e Uilm hanno deciso di proclamare per lunedì 13 gennaio una nuova astensione dal lavoro che riguarderà tutti gli addetti della categoria.




















































L’obiettivo, come spiegano i rappresentanti sindacali, è quello di «denunciare il continuo declino industriale del territorio, che sta generando gravi crisi sociali». Nella nota congiunta che accompagna la proclamazione dello sciopero generale del 13 gennaio, i sindacati annunciano un corteo che partirà dalla stazione ferroviaria di Caserta per concludersi davanti alla sede di Confindustria. Nella stessa nota viene puntato il dito contro l’inerzia delle istituzioni: «Il governo e la Regione Campania — spiegano Fim, Fiom e Uilm — non hanno attivato il tavolo permanente richiesto per affrontare le emergenze industriali. È indispensabile un piano che preveda interventi pubblici, strumenti normativi e investimenti straordinari per difendere e rilanciare le attività industriali esistenti e promuovere nuovi progetti, in linea con la transizione ecologica e tecnologica».

Lo sciopero intende inoltre portare all’attenzione la questione del rinnovo del contratto nazionale, il cui confronto si è bloccato dopo sei mesi di negoziati. I sindacati attribuiscono la responsabilità a Federmeccanica e Assistal, accusandole di aver respinto le richieste avanzate e di aver presentato una «contro-piattaforma» che ostacola il proseguimento della trattativa. Tra i nodi principali c’è il salario: «È stata respinta la richiesta di un aumento di 280 euro (livello C3), mentre non è stato stabilito alcun aumento definito, tutto vincolato all’andamento dell’inflazione». I sindacati sottolineano inoltre altri aspetti critici, come il peggioramento della clausola di salvaguardia, con il posticipo di sei mesi di parte degli aumenti contrattuali, e la mancata modifica della clausola di assorbimento degli aumenti contrattuali.

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