«Il balzo avanti del Salento oltre numeri e classifiche»

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La 35esima edizione della classifica sulla qualità della vita del Sole 24 Ore, pubblicata lunedì 16 dicembre, colloca la provincia di Lecce al 72° posto a livello nazionale, un gradino in meno rispetto allo scorso anno.

Nonostante il grande interesse suscitato da queste inchieste giornalistiche, spesso da esse si traggono conclusioni fuorvianti e scarse indicazioni utili all’elaborazione di concrete azioni pubbliche. In questa sede vorremmo contribuire alla riflessione su questo strumento, a partire da una ricerca più ampia che stiamo conducendo nell’ambito di un progetto di ricerca Prin Pnrr che vede coinvolti il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università del Salento e colleghi delle università di Catania e Cagliari.

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Le classifiche sulla qualità della vita nelle città sono un fenomeno consolidato oramai da diversi decenni, sia a livello internazionale che nazionale. A livello internazionale, alcune tra le classifiche più note sono il Global Liveability Index dell’Economist Intelligence Unit ed il Quality of Living City Ranking di Mercer. In Italia, le due classifiche di riferimento sono quelle pubblicate da Italia Oggi e da Il Sole 24 Ore, sulla quale qui ci concentriamo.

L’attenzione nei confronti delle classifiche sulla qualità della vita è cresciuta a seguito di due processi congiunti e al tempo stesso divergenti, globalizzazione e localizzazione. Nel tempo, e superando gli intenti originari, queste classifiche hanno assunto il significato di valutazioni complessive dei territori e strumenti di marketing territoriale.

Per quanto certamente utili a incoraggiare riflessioni e dibattiti sullo stato di un territorio, tali classifiche richiedono una certa cautela interpretativa. Esse partono da una selezione di indicatori, che vengono poi ricomposti matematicamente in indici sintetici che restituiscono il punteggio finale. Il tipo di indicatori selezionati e il metodo adottato per la costruzione degli indici incidono naturalmente sul risultato. Proviamo infatti a confrontare i punteggi attribuiti da classifiche diverse a un medesimo territorio e noteremo quasi sempre differenze di posizionamento, a volte anche sorprendenti.

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Diversi commentatori hanno sottolineato come, da un lato, la qualità della vita relativa a un determinato luogo dipenda in larga misura da valori e percezioni soggettive, percezioni che spesso si scontrano con la scelta degli indicatori utilizzati e con il dato di sintesi delle diverse misurazioni. Dall’altro, il modo in cui queste classifiche sono interpretate e comunicate al pubblico dai diversi portatori di interessi è esso stesso un elemento significativo. Le istituzioni locali spesso mostrano un approccio ambivalente e talvolta strumentale rispetto ai risultati di queste classifiche, laddove un buon piazzamento viene letto come una conferma di efficaci politiche locali mentre un cattivo risultato suscita critiche più o meno circostanziate.

Al fine di cogliere tendenze obiettive, diviene indispensabile leggere i dati della classifica sulla qualità della vita all’interno di un quadro temporale sufficientemente ampio.

Considerando gli ultimi 20 anni, notiamo che la provincia di Lecce, che occupava il 99° posto nella classifica generale nel 2004, ha ottenuto un miglioramento di 27 posizioni. Certamente, questo non è stato un miglioramento lineare ma segnato da alcune oscillazioni. Ad esempio, appena 9 anni fa, il territorio salentino otteneva la sua valutazione peggiore (105ª), collocandosi tra le province italiane con il livello più basso di qualità della vita. Se però si considera che lo scorso anno la posizione di Lecce nell’indice generale è stata la più alta mai raggiunta (71ª), e che quest’anno il livello rimane sostanzialmente lo stesso, si potrebbe giungere alla conclusione di un complessivo miglioramento degli indicatori relativi al nostro territorio.

Ma è proprio così? Guardiamo a fattori particolarmente importanti per la percezione della qualità della vita, come l’ambiente e i servizi. In quest’ambito, si registra la migliore valutazione ottenuta dalla provincia nella classifica del 2024 (20° posto). Si certifica così la buona qualità di servizi fondamentali per il benessere quotidiano dei cittadini (ad esempio, l’efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua potabile) e la buona attenzione all’ambiente (ad esempio, la produzione di energia da fonti rinnovabili e la raccolta differenziata). Il progresso, particolarmente negli ultimi anni, sembra evidente se si ricorda che nel 2004 Lecce otteneva, per questi ambiti, un punteggio tra i più bassi (95). Per un settore altrettanto importante, quello che include il dinamismo delle imprese e la qualità del lavoro, sul medio periodo si riscontrano miglioramenti apprezzabili solo a partire dal 2019. E tuttavia si può temere, considerando la flessione degli ultimi due anni, che questa tendenza possa essersi esaurita. Infine, guardando ai settori che riguardano la cultura e il tempo libero (ad esempio, la diffusione dei quotidiani, il numero degli ingressi agli spettacoli e il numero di palestre e piscine), notiamo che negli ultimi venti anni i dati del territorio non mostrano miglioramenti, descrivendo una provincia stabilmente tra le meno virtuose in Italia sotto questo aspetto.

Quest’ultima considerazione potrebbe stridere con la percezione che residenti e turisti hanno della vivacità culturale di Lecce e dei maggiori centri della provincia. Ciò accade, tra l’altro, perché gli indicatori utilizzati dalla classifica del Sole 24 Ore non riescono a intercettare tutti gli eventi culturali e le attività dedicate al tempo libero, ad esempio gli ingressi ad eventi ad accesso gratuito che nel nostro territorio sono frequenti.

Per concludere, occorre dunque ricordare che tutte le classifiche sulla qualità della vita si basano su dati che per definizione possono restituire solo una parte della complessità dei luoghi. Inoltre, che “il percorso” compiuto da un territorio va considerato nel medio-lungo periodo e non solo in termini generali ma analizzando le tendenze specifiche dei differenti ambiti che lo compongono.

*Assegnista di ricerca UniSalento

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**Professore Associato di Sociologia del diritto Unisalento





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