Il Veneto, pur essendo una regione caratterizzata da un tessuto economico fondato su piccole e medie imprese, vede un crescente ruolo delle multinazionali. In Veneto, il 22% degli occupati (391.300 su 1.780.000) lavora in multinazionali, una percentuale superiore alla media nazionale del 20%, ma inferiore ad altre regioni settentrionali: Lombardia (27%), Friuli Venezia Giulia (25,1%), Piemonte (25,3%) ed Emilia Romagna (24,4%). In termini di fatturato, le multinazionali generano 172 miliardi di euro, il 40% del totale regionale (429,5 miliardi di euro), contro una media nazionale del 45,7%. Altre regioni performano meglio: Lombardia (52,6%), Liguria (51,8%), Friuli Venezia Giulia (49,8%). Le unità locali riconducibili a multinazionali in Veneto sono 15.272, il 3,5% delle attività totali regionali (435.407), sopra la media nazionale del 2,8%. Friuli Venezia Giulia (4,4%) e Lombardia (4,2%) guidano questa classifica. Lo riporta l’ufficio studi della Cgia di Mestre.
Contributo fiscale delle multinazionali
Secondo Mediobanca, nel 2022 le prime 25 multinazionali del web presenti in Italia hanno fatturato 9,3 miliardi di euro ma versato al fisco solo 206 milioni, evidenziando pratiche di elusione sistematica. Non esistono dati completi sul contributo fiscale di tutte le multinazionali, ma si stima che queste aziende versino proporzionalmente meno rispetto al loro impatto economico. In Italia operano 18.434 multinazionali estere attraverso società controllate, ma non esiste un censimento chiaro della loro distribuzione territoriale o della loro contribuzione fiscale.
Paradisi fiscali e fuga di capitali
Molti imprenditori, celebrità e aziende italiane trasferiscono residenze e profitti in paradisi fiscali come Monaco (dove vivono circa 8.000 italiani) e Lussemburgo, attratti da tassazione agevolata o assente. Il Lussemburgo ospita sei banche italiane, una cinquantina di fondi d’investimento e molte multinazionali italiane ed estere. Ogni anno, circa 10 miliardi di euro sfuggono al fisco italiano a causa di elusione ed evasione fiscale, aggravando il deficit di entrate pubbliche.
Paradisi fiscali europei e globali
I paradisi fiscali più influenti si trovano in Europa: Monaco, Lussemburgo, Liechtenstein e le Channel Islands (nel Canale della Manica). Solo al quinto posto si trovano le Bermuda, unico paradiso fiscale non europeo tra i principali. Questi Stati combinano bassi regimi fiscali, poca trasparenza legislativa e scarso scambio di informazioni, attirando multinazionali e ricchi.
Conseguenze per il sistema fiscale italiano
Le multinazionali sfruttano infrastrutture pubbliche, incentivi statali e sistemi sociali italiani, contribuendo però in misura limitata. Ciò riduce la base imponibile, incrementa le disuguaglianze e costringe i contribuenti italiani a sopportare una pressione fiscale maggiore per coprire i servizi. Se tutte le aziende contribuissero proporzionalmente, si potrebbe ridurre la pressione fiscale e incrementare la spesa pubblica per giustizia sociale e aiuti.
Global Minimum Tax (GMT)
La Global Minimum Tax, introdotta nel 2024, impone un’aliquota minima del 15% alle multinazionali. Tuttavia, il gettito fiscale previsto è limitato: 381,3 milioni di euro nel 2025, 427,9 nel 2026 e 500 milioni nel 2033. Alcuni paesi UE (Estonia, Lettonia, Lituania, Malta) hanno ottenuto una proroga fino al 2030, mentre Spagna e Polonia la applicheranno solo dal 2024. Ciò permette ancora trasferimenti di utili verso paesi con regimi fiscali favorevoli.
Evasione ed elusione fiscale
Gli evasori non dichiarano al fisco parte dei guadagni, ma spesso spendono i proventi in Italia, reinvestendo nel mercato locale. Gli elusori, invece, spostano capitali all’estero, sottraendo risorse al Paese. Sebbene entrambe le pratiche siano dannose e illegali, l’elusione ha effetti più gravi sulla coesione sociale e sul bilancio statale.
Caratteristiche dei paradisi fiscali
L’OCSE definisce un paradiso fiscale come un paese con imposte sui redditi aziendali nulli o bassi; assenza di obbligo per le società di operare realmente nel territorio; scarsa trasparenza normativa e mancanza di meccanismi di scambio di informazioni fiscali con altri Stati.
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