Zuckerberg si inchina a Trump: Joel Kaplan, il repubblicano «materia oscura di Washington» guiderà gli affari globali di Meta

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 


Per otto anni vicecapo di gabinetto di George Bush alla Casa Bianca, è stato assunto da Zuckerberg proprio per gestire i rapporti con i repubblicani e costruire una forte lobby a Washington. Ora sostituisce Nick Clegg come presidente degli affari globali della società

Fino a qualche anno fa l’immagine esterna del gruppo Meta-Facebook, i suoi rapporti politici erano affidati a Sheryl Sandberg, manager vicina al partito democratico. Col primo mandato di Trump le cose cominciano a cambiare: dal 2018 la responsabilità dei global affairs della compagnia fondata e guidata da Mark Zuckerberg passano all’ex vicepremier britannico Nick Clegg (qui la nostra intervista di qualche settimana fa) che fu leader del partito liberal democratico, ala sinistra del governo conservatore di David Cameron. Ora, a poco più di due settimane dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il centrista inglese Clegg viene sostituito da un repubblicano doc: Joel Kaplan, per otto anni vicecapo di gabinetto di George Bush alla Casa Bianca, per poi essere assunto da Zuckerberg proprio per gestire i rapporti con i repubblicani e costruire una forte lobby da capo della sede di Washington di Meta.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

La decisione è clamorosa ma non sorprendente: clamorosa per i suoi tempi e perché è l’ultimo tassello della corsa a ingraziarsi il neopresidente nella quale sono ormai impegnati tutti i leader della Silicon Valley, compresi quelli noti da sempre per la loro fede democratica. Zuckerberg, che poco prima delle elezioni era stato letteralmente minacciato da Trump di passare «il resto dei suoi giorni in galera» se solo avesse provato a favorire Kamala Harris con le sue reti sociali, dopo il voto si è congratulato col neoeletto, è andato a cena da lui a Mar-a-Lago e ha donato un milione di dollari per l’inaugurazione della nuova presidenza. Subito seguito da Jeff Bezos di Amazon, anche lui ex nemico giurato di Trump, anche lui accorso a Mar-a-Lago dopo aver dimostrato «buona volontà» vietando al suo Washington Post di dare l’endorsement a Kamala Harris. Anche Bezos ha versato l’obolo di un milione, subito seguito da Sam Altman di OpenAI, pure lui avvistato nei giorni successivi nella residenza di Trump in Florida.




















































Tutti e tre — Zuckerberg, Bezos e Altman — avevano da temere, oltre ai fulmini di Trump, quelli di Elon Musk, ormai presenza fissa vicino al presidente. Il «best buddy» di Trump ha fatto causa ad Altman sostenendo che ha commesso abusi nella gestione di OpenAI ed è in lite, anche giudiziaria, con Bezos che cerca di fare concorrenza alla SpaceX di Elon con la sua Blue Origin (con risultati fin qui fallimentari). Quanto alla rivalità tra Zuckerberg e Musk, è diventata argomento di attenzione mediatica mondiale con la promessa (mai mantenuta) di risolvere le loro controversie a mani nude.

Altre visite «eccellenti» a Mar-a-Lago: quella del capo di Apple, Tim Cook, dell’amministratore delegato di Alphabet-Google, Sundar Pichai e di quello di TikTok (azienda cinese a rischio di messa al bando dagli Usa), Son Zi Chew. Manca, apparentemente, all’appello il capo di Microsoft, Satya Nadella, ma a chiedere di andare a Mar-a-Lago è stato il fondatore e maggior azionista del gruppo, Bill Gates. Lo ha reso noto con tono sfottente lo stesso Trump, quando ha indirizzato un invito scherzoso a Musk per la cena di Capodanno in un post: «Dove sei? Vieni qui a Mar-a-Lago, al centro dell’Universo. Ha chiesto di venire anche Bill Gates. Ci manchi». Quella notte Musk c’era, Gates no.

Meta cerca di evitare che il cambio della guardia nella leadership politica del gruppo venga letta come un allineamento a Trump. Clegg già dal 2022 era tornato a vivere per parte dell’anno a Londra e potrebbe ambire a riprendere un ruolo politico attivo in Gran Bretagna. E Kaplan, già potentissimo nella capitale, tanto da essere soprannominato la «materia oscura di Washington», capace di esercitare un’enorme forza di gravità restando invisibile, ora sarà sotto i riflettori. Accusato finora di favorire occultamente le trame repubblicane e di tentare di frenare le critiche della stampa, non potrà più nascondersi. Ma Clegg, che aveva definito Musk un burattinaio e la sua rete X un «one man show iperpartigiano e ideologico», difficilmente avrebbe potuto dialogare con l’amministrazione «muscolare» del tandem Trump-Musk.

Alla Silicon Valley che si allinea, l’editorialista del Washington Post, Eugene Robinson, rivolge un monito: «Ricordate che avete prosperato grazie allo stato di diritto, alla Giustizia imparziale, alla libera immigrazione dei cervelli e al generoso finanziamento della ricerca di base garantiti dalla gestione attuale. Un panorama che con Trump potrebbe cambiare, anche in modo radicale».

3 gennaio 2025

Microcredito

per le aziende

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Source link