Sanità in Toscana, Giani contro lo scaricabarile di Roma: «Il governo nega il diritto alla salute»

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di Giulio Gori

Liste d’attesa, l’attacco di Schillaci alle Regioni dopo le parole di Mattarella. «Ma la Toscana si ribella»

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Sulle parole che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato durante il discorso di fine anno, si consuma uno scontro politico tra Roma e Firenze. Con il ministro della Salute Orazio Schillaci che bacchetta le Regioni sulle liste d’attesa e il governatore Eugenio Giani che chiama alla ribellione contro il governo.

«Vi sono lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita. Numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari», aveva detto Mattarella per San Silvestro. Il ministro Schillaci ieri ha ringraziato il Capo dello Stato «per il richiamo alle liste d’attesa cui stiamo dedicando massima attenzione e su cui occorre uno sforzo maggiore anche da parte delle Regioni, facendo buon uso delle risorse che abbiamo messo a disposizione e degli strumenti introdotti con la nuova legge per un sistema più efficiente a beneficio dei cittadini». Un modo per rimandare alle Regioni la responsabilità delle lunghe (spesso lunghissime) attese per operazioni, visite ed esami.




















































Ma il governatore toscano Giani non ci sta. E rimanda l’accusa al mittente: «Il governo Meloni non mette un euro sulle liste d’attesa, i soldi stanziati sono quelli delle Regioni. E la Toscana quest’anno ha deciso di investire altri 10 milioni, che avrebbe potuto spendere per il trasporto pubblico, la cultura o lo sport, per interventi mirati contro le liste d’attesa». 

Secondo il presidente toscano, «questo governo ha ridotto la spesa sulla sanità. In Italia nel 2021 avevamo raggiunto il 7% nel rapporto tra spesa sanitaria e Pil ma con l’insediarsi di questo governo c’è stato un calo progressivo fino al 6,3% del 2024. Così la Toscana ha dovuto fare un’operazione da 330 milioni col proprio bilancio per aggiungere risorse alla sanità e ha ridotto la spesa sui servizi non sanitari di altri 140 milioni». Da Giani arriva così l’affondo: «È chiara ed evidente la responsabilità del governo nel non assicurare il diritto alla salute. Forse si vuole creare un processo che porti larga parte degli italiani verso la sanità privata. In Toscana ci ribelleremo».

L’assessore regionale alla Salute, Simone Bezzini, aggiunge che «non solo quelli del governo sono soldi solo sulla carta, ma per il 2025 in Gazzetta Ufficiale non risulta nulla di quanto annunciato». Bezzini ricorda che le innovazioni introdotte dal governo in Toscana sono realtà da anni: dal Cup unico per prestazioni pubbliche e private al monitoraggio delle liste d’attesa. «Alcune di queste cose c’erano persino prima del mio arrivo (2020, ndr). Invece il governo dovrebbe occuparsi di appropriatezza prescrittiva e di depenalizzare la colpa medica, perché oggi si fanno troppe ricette inutili solo per cautelarsi».

La Toscana, dopo la sospensione dei tetti di spesa sul personale sanitario durante il Covid, ha dovuto adottare una cura dimagrante. Dal primo gennaio al 30 novembre 2024, tra pensionamenti e dimissioni, sono usciti 503 medici a tempo indeterminato e ne sono entrati 380: 123 in meno. La Regione è corsa parzialmente ai ripari con 15 medici in più a tempo determinato e 96 con contratto libero professionale. 

Le carenze si accentuano nelle aree più marginali, come montagne e isole
, e a questo scopo è di pochi giorni fa il bando (con incentivi) che ha portato a 18 assunzioni in queste zone disagiate. La coperta è comunque corta. Recentemente la Fondazione Gimbe, quasi ad anticipare le parole di Mattarella, aveva spiegato che in Toscana nel 2023 il 5,6% delle famiglie ha dovuto rinunciare alle cure. 

Meglio che nel resto d’Italia dove la media arriva al 7,6%. Tanto che Agenas ha messo il sistema sanitario toscano in testa alla classifica nazionale. Una magra consolazione per chi non può permettersi più le cure. 

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