Rosita Missoni: addio alla signora dei colori. «Così rivoluzionò la moda»

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di
Gian Luca Bauzano

Le nozze e il sodalizio con Ottavio, il successo dell’azienda in tutto il mondo. Il ricordo della figlia Angela e dei protagonisti del mondo della moda italiana

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La sua ultima occupazione in azienda, la direzione creativa della home collection, per Rosita Missoni non era solo una passione, ma il suo ritratto. Nel trionfo di colori delle sue soluzioni di life style stava la sua anima di donna, di creativa e di imprenditrice. L’entusiamo, la sua caratteristica. Così tutti la ricordano, come indelebile la sua capacità di riunire le persone e farle star bene assieme. Sia all’interno della famiglia, sia nella community della moda. Riferimento la grande casa di Sumirago, abitazione e quartier generale dei Missoni, illuminato dalla luce della grande vetrata affacciata sul Monte Rosa. L’immagine più amata dalla stilista, l’ultima che ha visto prima di spegnersi nella serata del’1 gennaio all’età di 93 anni per le complicazioni di una polmonite. Le esequie sono previste per il 7 gennaio.

«Aveva superato la crisi e avevamo festeggiato assieme il compleanno (il 20 novembre, giorno di Sant’Ottavio onomastico del marito scomparso nel 2013, ndr) e Natale. La malattia l’aveva resa più fragile, ma sembrava essersi ripresa. Poi ci ha salutato, nel sonno, senza soffrire», racconta Angela Missoni, terzogenita di Rosita e Ottavio. «Una vera roccia — prosegue —. Il motore dell’azienda e della famiglia. Quando nominarono mio padre Cavaliere del Lavoro lui disse: “In realtà il titolo dovreste darlo alla Rosita, è lei che fa tutto”. Poi lo ricevette anche lei. Fu una gioia. Il riconoscimento alla sua energia, al suo entusiasmo e alla sua curiosità. Le devo tutto. Quando nel ’97 mi passò il testimone dell’azienda fu un gesto di grande fiducia e lungimiranza. Era una donna con lo sguardo sempre rivolto al futuro. Al nuovo».




















































Un’esistenza, quella di Rosita Jelmini — questo il nome da nubile, Golasecca classe 1931 — fatta di scelte decise. A Londra a 17 anni in vacanza conosce Ottavio Missoni, atleta alle Olimpiadi del 1948. Colpo di fulmine. Si sposano nel 1953 e portano avanti la tradizione di famiglia di lei, che aveva una fabbrica di scialli e tessuti ricamati. Le basi dello stile Missoni. La prima sfilata a Milano nel 1966, poi Firenze, da dove vengono «cacciati» per il nude look dei loro capi troppo trasparenti. Un’esplosione di colori gioiosi. «Come il suo carattere. Rivoluzionò la moda. Inventò con suo marito i telai per maglieria per i celebri zig zag. In quei colori anche la sua dolcezza di donna», ricorda Mario Boselli, attuale presidente di Italy China Foundation. E se ne accorse anche Diana Vreeland, la mitica direttrice di Vogue America. Nel 1968 sentenziò: «I Missoni? Geni. I colori non sono più solo sette, ora esistono anche i toni». E il Guardian aggiunse: «Le caleidoscopiche creazioni di Rosita e Ottavio indicano una nuova dimensione alla maglieria di tutto il mondo».

Lo conferma Lavinia Biagiotti. «Sono cresciuta con i Missoni. Ricordo i loro viaggi nel mondo con mia madre Laura. La gioia di fare squadra per consolidare il concetto di made in Italy». Oltre 70 anni di attività e nel 1973 l’Oscar della moda dai grandi magazzini Neiman Marcus. «La capacità di conciliare l’aspetto imprenditoriale e umano. Avevano trasformato Sumirago nella casa della community della moda italiana», la ricorda Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale Moda Italiana. «Una donna imprenditrice ante litteram — afferma Alessia Cappello, assessora alla Moda del Comune di Milano —. Univa forza di carattere e dolcezza, voglia di innovare e rinnovarsi».

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3 gennaio 2025 ( modifica il 3 gennaio 2025 | 08:48)

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