L’uroboro del potere chiude in senso autoritario un altro anno apertosi in senso autoritario, e le prospettive sono pessime

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L’anno si chiude nello stesso modo in cui era partito: sotto l’egida autoritaria, nel segno di un regime che si autoperpetua. Negano l’intervento urgente a un cardiopatico grave, per giunta non vedente, in fama di “novax” e la politica invece di sconcertarsi, invece di difendere la prerogativa del diritto alla cura e al dissenso si schiera in favore di quello che ha tutta l’aria di un abuso di potere, almeno fino a che la struttura sanitaria non offrirà prove convincenti a sua discolpa. Siamo al ribaltamento dell’idea stessa di democrazia così come teorizzato e quindi applicato sotto pandemia: la politica o finge di non vedere o recupera un’idea di potere repressivo e ringhioso; tornano gli insulti, le maledizioni verso il renitente, non importa quanto malmesso; più i riscontri scientifici, fattuali, sbugiardano le misure del passato e meno se ne prende atto anzi le si ribadisce con identico folle accanimento. Siamo ancora agli insulti dei virologi, ricordate? Cani, sorci, sottouomini, siamo nuovamente alle minacce del potere, al ve la faremo pagare, vi renderemo la vita un inferno che disvela il trasformismo di molti, votati a scarsissima o del tutto latitante percezione democratica. Non vedete come bastano poche, pochissime stagioni di potere a trasformarli in infuencer arroganti, prepotenti, del tutto dissociati da chi li ha eletti? Non vedete come si sostengono a vicenda, da destra a sinistra, nella concezione di un potere spregiudicato fino all’illegalità?

Resta la difficoltà di sottrarsi ai diktat sanitari e cresce la propensione per nuovi divieti, irragionevoli, serenamente abusivi: in tutte le città diventa impossibile muoversi con un mezzo privato, ma non basta, ormai si rivela impossibile anche camminare, ieri hanno multato uno alticcio che aveva rinunciato a guidare, che andava a piedi. E la politica arrogante ci ha riso su. La misura folle dei 30 all’ora si è fatalmente rivelata insostenibile, ma come reazione le amministrazioni locali ipotizzano un ulteriore rallentamento, a 20, a 10 all’ora, e lo dicono chiaro: ambiente e “sostenibilità” sono formule, il vero scopo è far scoppiare il cittadino plebe, farlo rinunciare all’idea stessa di automobile, di proprietà. E già che ci sono impediscono di fumarsi una sigaretta en plen air a dieci o cento metri di distanza. La metropoli ostaggio dei maranza, interi quartieri sotto lo scacco di una criminalità balorda e tollerata, per Capodanno il ministro di polizia vara alcune patetiche zone rosse di facciata che dovrebbero scongiurare la caccia grossa delle femmine che l’Islam d’importazione ha reso rituale in tutta Europa. Col bel risultato che piazza Duomo a Milano viene presa d’assalto dai maranza che sfidano la polizia, la insultano, si riprendono mentre provocano “Italia di merda” e sventolano bandiere algerine e coltelli. La polizia ferma, muta, accusata se uno sbirro fa secco un egiziano che ne ha accoltellati 5. Anche nel borgo marinaro dove vivo, per complesso d’inferiorità sono ligi alle puttanate metropolitane: lungomare a 30 all’ora e “giro di vite contro i botti”. La sera di san Silvestro pareva Beirut, ho perfino trovato sotto casa una macchina completamente bruciata; il sagrato della chiesa grande ridotta a discarica di bombe, petardi, ordigni esplosi. Ovviamente nessuno ha visto niente e tutti che si fanno gli affari loro, come a Corleone o Ponte Lambro a Milano. Ma sul fumo passivo all’aperto non si transige, immaginatevi i vigili urbani correre dietro uno che “svapora”, metro steccato in mano, nella riedizione dell’inseguimento al runner solitario sotto Covid. Ha un bel predicare Mattarella che c’è bisogno di politica in funzione democratica, di argine contro la tecnocrazia finanziaria che sta soppiantando le ragioni democratiche, sapendo benissimo che la politica attuale è un mero strumento esecutivo della finanza che ha inglobato tutto il resto. Ma gli preme l’avvertimento plateale, ancorché sibillino, alla Meloni considerata amica di Musk. Mentre tutela una riedizione senile di quel patetico progetto che fu la Margherita ossia rimettere insieme le macerie della vecchia Democrazia Cristiana di sinistra che dovrebbe soppiantare la sterile, inconsistente Schlein. E sarebbe questa la politica democratica? Quella che fa eleggere le Salis, per poco le Ferragni, domani probabilmente la Cecilia Sala, una volta riscattata?

Per dire la qualunque, basta che se ne parli, basta che si consegnino, in patria come in Europa, al ruolo di soldatini arruolati alla causa autoritaria. La faccenda del cardiopatico cieco cui viene negato l’intervento urgente non è episodica, non parla per sé, va inquadrata nel punto di giunzione tra un passato traumatico e un futuro inquietante. Dimostra che l’idea stessa di democrazia è appassita nel tempo del Covid, vittima per niente collaterale, anzi designata, predestinata; e nessuno si sogna di riesumarla, deve restare la concezione di un potere che punisce e premia, ora violento ora compassionevole, ma sempre nel senso autoritario di erogatore di permessi e di divieti, di obblighi e di libertà negate. Con la plebe possibilmente riconoscente, perché il potere ama essere amato, ogni dittatore cerca non il consenso, che non gli serve, ma l’adorazione, l’idolatria. Per ora nelle democrazie occidentali il potere non è fatto di un solo autocrate con la sua cricca quanto di un coacervo all’occorrenza osceno di alleanze, di partiti, di istituzioni che si spartiscono in controllo: ma quanto manca alla involuzione completa e definitiva, magari favorita dall’Islam d’importazione, sempre più aggressivo e intollerante di suo? Ma già dicono che le zone rosse istituite per Capodanno le terranno a oltranza. Come a dire dalla tolleranza e complicità illimitata per i balordi all’intolleranza per la plebe che riga dritto o almeno ci prova.

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L’anno si chiude come si era aperto, in modo sconfortante anche per la totale resa dell’informazione, completamente comprata e stravolta in propaganda senza scrupoli, senza residue pretese di decenza professionale. Di auguri di morte o almeno di galera al cardiopatico cieco ne sono arrivati da tutte le parti, dai politici ai virologi, ma i più infami uscivano come scolo di fogna dai giornali. Con le varie istituzioni che definivano merda, spazzatura i pochissimi che non si uniformavano.





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