Si fa sempre più tortuosa e in salita la strada verso la pensione anticipata. E la manovra appena approvata dal Governo non modificherà il quadro, dal momento che l’unica novità approvata in materia di accesso alla pensione, quella che consente di calcolare anche l’importo della pensione integrativa ai fini dei requisiti per l’eventuale uscita anticipata a 64 anni (vedi articolo a fianco), riguarderà soltanto poche centinaia di persone. La realtà resterà quella fotografata dai dati Inps sui flussi di pensionamento: per più di 6 neopensionati su 10, in Italia, l’accesso alla quiescenza si perfeziona solo con il superamento dei 67 anni.
Nei primi 9 mesi del 2024, infatti, su un totale di 391.463 nuove pensioni da lavoro liquidate (esclusi gli assegni ai superstiti e quelli di invalidità), le pensioni di vecchiata sono state ben 240.821, il 61,5%. La stretta su quelle che un tempo di chiamavano pensioni di anzianità si sente – eccome – anche a Nordest: pur rimanendo la principale tipologia di uscita dal mondo del lavoro, le pensioni anticipate mostrano una forte contrazione, più marcata in Friuli Venezia Giulia, dove hanno registrato un calo vicino al 19% tra il 2021 e il 2023 e del 14% nei primi 9 mesi del 2024, meno in Veneto, dove il calo ha sfiorato il 14% tra il 2023 e il 2021 e il 6% tra il 2024 e il 2023.
I fattori
Quella descritta è una tendenza destinata a proseguire, in assenza di veri correttivi ai requisiti di pensionamento, che restano in sostanza quelli introdotti dalla riforma Fornero a partire dal 2012 e progressivamente adattati all’andamento demografico.
In base ai criteri ordinari attualmente in vigore, in pensione ci si va per vecchiaia al compimento dei 67 anni (o dei 71, se a 67 anni l’anzianità contributiva non raggiunge i 20 anni) o in via anticipata alla maturazione di un’anzianità contributiva di 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 e 10 mesi per gli uomini.
Fatte salve eccezioni come Opzione donna, l’Ape sociale, i benefici previsti in caso di lavori gravosi e usuranti o i residui scivoli ancora disponibili in alcuni settori, aggirare questi paletti è pressoché impossibile. L’unica vera alternativa di massa, in era Fornero, si era aperta con quota 100, in vigore tra il 2019 e il 2021, che non a caso sono stati gli anni in cui si è raggiunto il picco delle pensioni anticipate.
La stretta
Accantonata la promessa elettorale di 41, il governo Meloni ha addirittura accentuato la stretta sul sistema previdenziale, attraverso misure come la stretta sui requisiti per l’accesso a Opzione donna, il prolungamento delle finestre mobili per alcune tipologie di anticipo pensionistico come quota 103, lontanissima parente di quota 100 e molto meno attrattiva anche rispetto a quota 102.
Eloquente l’esempio di opzione donna: nei primi 9 mesi del 2024 le nuove pensioni liquidate con questo strumento sono state soltanto 2.749, a fronte delle 11.594 dell’intero 2023, quando avevano già subito una forte flessione in seguito all’introduzione di nuovi vincoli soggettivi che hanno drasticamente ridotto la platea delle beneficiarie.
Gli incentivi
Tra i fattori che stano concorrendo a contenere i flussi di pensionamento anche gli incentivi per i lavoratori pubblici e privati che decidono di rimanere al lavoro pur avendo già maturato i requisiti per l’accesso alla pensione.
Il dipendente che esercita questa opzione si vede liquidata in busta paga la quota contributiva a proprio carico, pari al 9,19% della retribuzione, che non viene versata all’Inps (né conteggiata per il calcolo della pensione, ovviamente) ma erogata direttamente al lavoratore, senza trattenute fiscali. Non è il superbonus che si avrebbe dirottando sullo stipendio anche una parte della contribuzione a carico dell’azienda, ma un incentivo capace comunque di esercitare un certo appeal.
L’età effettiva di pensionamento
In base ai dati Inps sulle pensioni liquidate nel 2024, l’età media di decorrenza della prima pensione è attualmente di 67,3 anni per le pensioni di vecchiaia e di 61,3 anni per quelle anticipate: entrambi i canali registrano un lievissimo aumento dell’età di pensionamento. Il primo assegno arriva molto prima, mediamente a 55 anni, nel caso delle pensioni di invalidità, molto più tardi (76 anni) se si tratta di pensioni ai superstiti. Sommando tutte le tipologie, l’età media alla decorrenza sfiora i 67 anni. E non c’è dubbio che continuerà ad aumentare.
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